I lettori scrivono
Da: Loretta <lmontemaggi@supereva.it>
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it>
Data: Domenica, 27 gennaio 2002 6:48
Oggetto: a
proposito delle "colpe di D'Alema"
Ho letto le argomentazioni di Silvestrini e Ocone a proposito delle
colpe di D'Alema e mi tornano alla mente tanti momenti difficili
attraversati dalla sinistra italiana dal dopoguerra ad oggi che
avevavano origine da cause a volte oggettive e spesso soggettive
(errori di strategia, di tattica, analisi sbagliate della realtà
socio-politica). La reazione, prima del P.C.I. poi della formazione a
seguire, si è spesso caratterizzata per un rifiuto ad un'autoanalisi
critica seria dei propri errori.
La frase "basta piangersi addosso, bisogna guardare in
avanti", ormai storica, significava lo stop all'esercizio di un
confronto critico interno che servisse a farci capire dove avevamo
sbagliato, per non ripetere l'errore. Eppure proprio gli errori
(responsabilità di uno o più dirigenti) ci avevano spesso emarginati
rispetto alla società civile e avevano creato o esasperato divisioni.
Si dice oggi che importante è la coesione del centro sinistra.
Nessuno credo lo neghi, ma ci si chiede come mai, per quali motivi
questa coesione che al tempo di Prodi esisteva e prometteva un buon
rapporto con la società civile si infranse? Non fu anche a causa
(senza accampare argomenti di" nuova" strategia
socialdemocratica da seguire) di una volontà egemonica (del resto
più volte riaffermata anche dallo stesso D'Alema) politica e
personale, sulle altre componenti la coalizione? E per una
sopravalutazione delle nostre forze (e intelligenze) nel rapporto con
l'avversario politico? O ci basta dare tutte le colpe a Rifondazione
(che pure ne ha) e continuare nel rituale del "non piangersi
addosso e guardare in avanti?" Ma avanti dove?
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