I lettori scrivono
Da: "Luciano Buonaiuto" <l.buonaiuto@softhome.net>
Data: Mon, 19 Nov 2001 23:15:51 +0100
A: caffeeuropa@caffeeuropa.it
Oggetto: Il
caso Bloomberg
La politica è come l'arte e la letteratura. C'è una netta differenza
fra chi la studia e chi la fa.
Il critico letterario non è poeta, e il critico d'arte non è
pittore. I critici sono in genere dei cattedratici che hanno fatto
ponderosi corsi di studio, i poeti e i pittori sono per lo più
dilettanti, autodidatti.
Anche i politici migliori e più geniali sono stati sempre dilettanti
o autodidatti. I professionisti della politica, che noi italiani
conosciamo bene, valgono, quando sono onesti, quanto un diligente
burocrate. E l'Italia non ha bisogno di questi, ne ha avuti fin
troppi.
Che cosa voglio dire? È giusto, come voi dite, che le grandi scelte
della vita nazionale devono essere fatte dai politici, e non dalle
lobby affaristiche. Ma nell'articolo di Bosetti si intravede fra le
righe un monito: gli uomini d'affari stiano fuori, e lascino fare ai
professionisti della politica. Se la posizione dell'autore è questa,
sono totalmente in disaccordo.
Luciano Buonaiuto
Risponde Giancarlo Bosetti, direttore di Caffè Europa:
Caro signor Buonaiuto,
No, io no penso che la politica debba essere fatta solo dai politici
di professione. Credo che questi ultimi siano necessari anche se
talvolta proviamo nei loro confronti un senso, quanto meno di
stanchezza.
Il caso Bloomberg, se qualcosa ci dice, non è l'ennesima lezione
della "partita società civile contro politica". Ci racconta
invece di come cambiano sia l'una che l'altra: ci racconta di una
politica nella quale il potere economico e quello mediatico, nella
loro fusione tipica di personaggi come Bloomberg e Berlusconi,
appaiono sempre più invasivi; e di un società civile dove i media
creano potere, fanno tendenza, orientano la stima, determinano la
visibilità.
Quanto a stabilire se questo è bene o no per la democrazia, è
questione complicata, da non chiudere qui con una sentenza. E'
sbagliato dire che gli uomini d'affari debbano stare fuori dalla
politica. E io comunque non penso questo.
Ma è anche assurdo non vedere che una certa chiara distinzione tra i
poteri (come tra critici e poeti) è vitale per le società libere e
che è bene difendere regole che distinguano tra potere e potere. Che
si possano semplicemente comprare cariche politiche col denaro non è
una buona notizia per la democrazia. Per questo un argine come quello
del finanziamento pubblico dei partiti è necessario e fisiologico.
Cordiali saluti,
Giancarlo Bosetti
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