I lettori scrivono
Da: ANTONELLO SCIACCHITANO <igicls@tin.it>
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it>
Data: Domenica, 24 giugno 2001 2:11
Oggetto: Commento
a Martinotti sulla knowledge society
Milano, festa di san giovanni battista 2001
Ho apprezzato la chiarezza e la lucidità dell'articolo di Martinotti
su Milano come paradigma di knowledge society. Mi permetto solo
di fare un'osservazione linguistica, abbastanza scontata, ma da non
trascurare per approfondire l'analisi.
La lingua inglese, a differenza della tedesca, ha un solo termine per
dire "sapere", "knowledge". Il risultato è che
tutto il sapere della cultura inglese è cognitivo, prevalentemente
empirico. Le manca la dimensione soggettiva, vuoi in versione
idealistica (che può essere un vantaggio!), vuoi in versione
etico-religiosa (la dimensione sapienziale).
Che ne pensa Martinotti di un'evoluzione civile verso una "wissengesellschaft",
improntata ai valori epistemici che la nostra cultura eredita dai
grandi uomini di scienza del XVII secolo?
Sarebbe un puro e semplice regresso all'Illuminismo, eccessivamente
meccanicista nella scienza oggettiva e presuntuosamente ottimista in
quella soggettiva, o comporterebbe un progresso anche morale?
Credo che non si possa eludere la questione, squisitamente cartesiana,
dell'interazione tra essere e sapere e dei suoi effetti tanto sul
piano collettivo che individuale. Se il collettivo sa, anche
l'individuo è diverso. Viceversa, se l'individuo fa funzionare il suo
sapere "idiota" (nel senso greco di "privato"),
anche il collettivo sarà diverso dall'attuale conformismo e piattezza
culturale.
Un discorso da riprendere,
Antonello Sciacchitano
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