I lettori scrivono
Da: francesco tucci <francescotucci@tiscalinet.it>
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it>
Data: Martedì, 12 giugno 2001 11:45
Oggetto: Perché
i giovani non votano a sinistra?
I giovani non votato sinistra o centro-sinistra? Non so forse è vero,
ma intanto porrei una questione di metodo. Cioè esistono i giovani?
Infatti mentre può essere semplice indicare categorie come i
pensionati che hanno almeno un denominatore comune che li rende
riconoscibili sulla scena politica, cioè ad esempio l'interesse alla
protezione o al miglioramento dello status economico di pensionati, i
giovani hanno qualcosa che li rende omogenei oltre il riferimento
anagrafico? Io credo che la risposta sia no e che sia anche una
risposta banale.
In verità la cosiddetta classe dirigente del centro sinistra,
dovrebbe occuparsi della società nel suo complesso, di quello che è
e di dove sembra vada. Ma c'è qualcuno che ricorda come certi leaders
si siano acriticamente fatti portatori di vere e proprie banalità
tipo il posto fisso è finito, senza spiegare di cosa si trattava
effettivamente. Ma si può pensare che il programma di governo della
sinistra si debba incentrare su discorsi da bar sport come questo, che
per giunta dicono a chi nella sostanza il lavoro non lo ha ancora
"beh non ci sperare la tua precarietà resterà tale, io non
posso fare niente".
La mia personale impressione è che, affrontando più seriamente
questi temi, si dovrebbe essere in condizione di affermare che la
sinistra ha intenzione di costruire una società nella quale non si
regala niente, dove nessun pasto è gratis, perché si è consapevoli
che solo l'impegno trae il meglio dalle persone, ma allo stesso tempo
ricordare che la vita non sempre è completamente nelle nostre mani, e
che qualcuno ci sarà sempre pronto per dare una nuova spinta. Questo
forse è un discorso retorico, ma credo sia il vero discorso liberale
che dice "vivi la tua vita fino in fondo dai il meglio di
te", ma anche socialista che dice "ci sono gli altri con te
a garantirti almeno un po’ di serenità".
Ultima cosa: il linguaggio della politica dovrebbe essere semplice e
chiaro forse anche banale, ma non frutto di una banalità violenta.
Non si può, infatti, dimenticare che qualsiasi lavoratore di bassa
qualifica non avrà mai un eguale potere contrattuale rispetto al
datore di lavoro. C'è in quei casi un alto tasso di sostituibilità
del lavoro, che mette in discussione proprio l'individualità di quel
lavoratore. Quindi per lui la morte del posto fisso come metafora
della nuova precarietà è in realtà la condanna ad un perenne stato
di ansia esistenziale.
Se la sinistra non pensa a questo a cosa serve? Quanto ai lavori con
maggior contenuto intellettuale e creativo, si deve considerare che
essi consentono una maggior consapevolezza ma non sempre consentono
agli individui di essere padroni di sé. Pertanto se qui il discorso
della flessibilità è almeno in parte accettabile e va fatto, in
altri campi va ponderato con più attenzione. Credo che le parole
vadano pesate, perché il vero problema è che gli interlocutori dei
politici di sinistra dovrebbero essere le persone in carne ed ossa.
Poi forse i cosiddetti giovani potranno anche votarci.
Ah, io comunque ho vent'otto anni!!!!
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