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Ani DiFranco: Revelling/Reckoning



Francesco Moroni



C'è qualcosa di poco indagato nella straordinaria esperienza artistica di Ani DiFranco, da dieci anni paladina della controcultura folk-rock negli Stati Uniti. Una carriera vissuta ai margini del mercato discografico, sotto l'ala protettiva della Righteous Babe Records, etichetta indipendente con sede a Buffalo, che la DiFranco ha fondato nel 1990 con 1500 dollari, per svincolarsi dai condizionamenti delle majors (sull’argomento vd. http://www.caffeeuropa.it/
attualita01/127musica-dona.html
).

Quindici dischi in dieci anni sono lo specchio di una vitalità creativa sorprendente, che travolge le più elementari logiche di marketing. Fa piacere constatare che la sua crescita professionale prosegue senza passaggi a vuoto, nel segno di una originalità espressiva costante.

Lo testimonia il suo ultimo lavoro, Revelling/Reckoning, un doppio, fittissimo cd -29 canzoni per due ore di musica- che segna probabilmente il punto più alto della ricerca musicale della folksinger di Buffalo. Rispetto al precedente To the teeth, la DiFranco conferma la sua capacità di muoversi su piani stilistici differenti, dal folk tradizionale al funk, passando per il jazz, il rock e il soul. I colori musicali sapientemente dosati tratteggiano l'immagine di un'America malata e di un'anima inquieta e multiforme, che trova compiuta espressione in questi due cd.

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Revelling
(baldoria) è un disco strumentalmente più complesso, contaminato da inserti funk (Ain't that the way, in apertura) e jazz (What how when where why who, con un cameo di Maceo Parker al sax alto), con pregevoli crescendo musicali (Rock paper scissors) e repentine incursioni nello spoken word e nella musica strumentale.

Reckoning è uno sguardo tagliente e disincantato sui mali dell'America, un pugno di canzoni scabre ed essenziali che pungono come frecce avvelenate le coscienze dei benpensanti. In Subdivision canta: "I bianchi hanno così paura dei neri che spianano il paese con i bulldozer e mettono su case in stradine ad anello. L'America si è tagliata il cuore dal petto e il muro di Berlino è ancora alto sulla strada principale, separando i quartieri est da quelli ovest (...) E io mi chiedo quanto ci vorrà prima che la mia città insorga, prima di ammettere i nostri errori e poi aprire gli occhi". Dura e attuale è l'invettiva di Your next bold move: "Le potenti multinazionali hanno monopolizzato l'ossigeno, sì, stanno comprando e vendendo quote d'aria (...) quindi, forza, fai la tua prossima mossa audace".

Piacciono di questi due dischi gli arrangiamenti misurati, gli appropriati contributi di Jon Hassell alla tromba e di Lloyd Maines alla pedal steel guitar in Sick of me, l'uso sapiente dei fiati e delle tastiere accanto alle numerose chitarre acustiche della Di Franco, nonché l'accattivante veste grafica, con un opportuno booklet di traduzioni in italiano. Atmosfere gioiose e divertite si alternano a squarci di intimità e di cupa intensità, come in Grey, So what e School night.

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Questa piccola ragazza dai grandi occhi limpidi, con la sua scrittura aspra, nervosa e "fotografica", ripropone con forza e credibilità la figura del cantastorie alla Woody Guthrie, che nell'era di Mtv sembrava relegata nel museo delle antichità musicali. La varietà dei temi affrontati e la sicurezza acquisita all'interno della band sono il segno inequivocabile di una raggiunta maturità artistica.

Ani DiFranco reinterpreta la gloriosa tradizione della canzone d'autore americana con un approccio libero e originale alla forma-canzone, onorando comunque il debito di riconoscenza verso i maestri Bob Dylan, Utah Phillips e Michelle Shocked.

Non è facile muoversi al di fuori del circuito discografico ufficiale, senza passaggi televisivi o radiofonici, ma - scrive lei nelle note del disco - "Crediamo sia possibile fare musica di qualità, porgerla al pubblico e pagare i conti, senza dover compromettere i nostri principi". La stima personale di Dylan, Springsteen e Prince, il passaparola degli aficionados e l'attenzione crescente della stampa specializzata schiudono finalmente nuovi e imprevedibili orizzonti alla cantautrice di Buffalo, dimostrando che, nell'era della tecnologia e dello show-business, non tutto è puro entertainment. Per fortuna, non sono solo canzonette.

Il sito ufficiale di Ani Di Franco, a cura della Righteous Babe Records


Absolute Ani: poster, CD, e tante foto


Un sito amatoriale, molto spartano, con articoli e notizie sulla cantautrice di Buffalo




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