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Sicilia bedda!


Pietrangelo Buttafuoco con Antonia Anania




Pietrangelo Buttafuoco sembra un personaggio uscito da un romanzo di Vitaliano Brancati - il romanzo di un giornalista siciliano che approda a Roma e che, dopo aver scritto per “Il Secolo d’Italia”, e “Il giornale”, collabora regolarmente a “Il Foglio”, il quotidiano diretto da Giuliano Ferrara. Il romanzo che racconta la storia di un siciliano politicamente di destra, che pur vivendo a Roma, è legato alla sua terra d’origine che ama caparbiamente e di cui vuole l’indipendenza da tutto e da tutti.

Buttafuoco è siciliano, o meglio catanese verace, ironico, sempre in scherzosa polemica con i palermitani, dotato di una vena di pensiero e scrittura pungente, brillante, vivace, allegra, schietta e al contempo maliziosa, divertita e divertente, come emerge nel “Dizionario degli italiani illustri e meschini”, e ne “Il riempitivo”, due delle rubriche che tiene su “Il Foglio”. Un personaggio ‘sfruculiante’, direbbero i suoi conterranei, uno che stuzzica insomma, suscita interesse, e al quale piace ritrarre persone più o meno famose (o che a volte conosce solo lui).

Da vero siculo brancatiano, i suoi due grandi amori sono le donne e l’opera lirica. Passioni per niente nascoste, che Buttafuoco ha coniugato pubblicando su “Il Foglio” un inserto di ritratti femminili, dal titolo “Madamine, il catalogo è questo”, ispirato a un verso del “Don Giovanni” di Mozart. Ci sarà un nesso col “Don Giovanni in Sicilia” di Brancati? Chissà, forse sono solo associazioni mentali dell’intervistatrice, ma certamente la Sicilia, le belle donne e l’opera lirica sono gli ingredienti indispensabili per andare in vacanza con Pietrangelo.



Dove ci porti?

Se non volete incontrare tutti gli scemi radical chic dell’universo patinato che se ne vanno in Sardegna, non vi resta che andare in Sicilia, che sarà pure un posto per scopette ma sicuramente non per fighette.

E dove andiamo, esattamente?

La Sicilia è bella tutta. Possiamo fare vari percorsi. Il primo posto siciliano che va assolutamente visitato per la sua bellezza è innanzitutto Donna Lucata, in provincia di Ragusa.

Perché andare fino a Donna Lucata?

E’ un posto straordinario, che si affaccia sul mare e da dove possiamo salutare Gheddafi. Ci andiamo anche perché non è un mare adatto a tutti questi stronzi da yatch ma a chi vuole fare una passeggiata, e non sprecarsi più di tanto con queste idee del lusso di profondità.

Dopo dove ci porti?

Intraprendiamo il percorso che riguarda la disperazione del pensiero e quindi un percorso struggente: sicuramente ci porterà a viaggiare attraverso le Madonie, che sono montagne straordinarie.
 
Che cosa hanno di particolare: un sapore, un odore, un colore?

Innanzitutto, un coinvolgimento dello sguardo: le Madonie sono le montagne più belle che ci siano in assoluto.

E i Nebrodi?

Anche quelle non scherzano in bellezza. E allora andiamo anche là. Partiamo dalle Petralie, poi si va a Ganci, poi si scende a Nicosia, poi si va verso Capizzi, a Cesarò, si attraversano le montagne dei Nebrodi e scendendo da Tortorici, andiamo a Patti e finalmente a Milazzo. E' un itinerario straordinario soprattutto perché a poco a poco, dopo avere tagliato i boschi, si arriva a quello schiaffo meraviglioso di mare che si vede dalle spiagge di quelle zone.

Non pensi che ci sia venuta fame?

Sì, mangiamo del pesce fresco grigliato, oppure un piatto di pasta alla Norma con pomodoro, melanzane fritte, basilico fresco e ricotta salata. O se vogliamo fare merenda, perché no, una fresca e gustosa granita con brioche. Contenta?


E poi?

Poi continuiamo il nostro viaggio. Un altro bellissimo percorso è quello che va da Scoglitti a Piazza Armerina.

Perché ci porti anche là?

Per prima cosa si attraversa un paesaggio sublime e poi si vede pure quanto danno può fare il Nord, perché c’è la possibilità di vedere quell’orribile spettacolo della zona industriale di Gela, la prova provata di come il Nord sia nemico, giusto? ‘Stu pugno di curnuti!

Poi che altro c’è?

Ovviamente la Sicilia vera è la Sicilia fredda, e quindi bisogna vedere proprio il grumo interno, e allora Caltanissetta. Il suo fascino è di essere la Nissa, cioè la Taormina delle campagne, quindi chi ha la possibilità può soggiornare in un ex-feudo, e assaporare il ricordo di ciò che fu: questi saloni dove si giocarono estenuanti partite a poker che procurarono la dissipazione di beni, proprietà e titoli nobiliari. Quindi la Sicilia fredda è straordinaria. E poi bisogna visitare la bella Sicilia araba, bisogna andare a Marshallah, il porto di Dio, e poi la meraviglia di Selinunte.

Abbiamo finito?

No perché non possiamo dimenticare che per chi vuole fare un po’ di sana mondanità malavitosa, bisogna andare nella Pulp Fiction etnea, sì nei quartieri di Catania, dove poter vivere atmosfere da mafia movie.

Perché proprio a Catania e non a Palermo?

Nooo, a Palermo su prusuntuusi, grevi, pesanti, hanno una parlata larga, invece la malavita catanese è allegra, è anarchica, e la nostra parlata è musicale, visto che abbiamo la musica nel sangue.

E allora con quale colonna sonora andiamo in giro per montagne, feudi e spiagge?

Ovviamente con le arie della “Cavalleria Rusticana”: “O Lola ch’ai di latti  la cammisa /si’ bedda e duci comu la girasa”.

Quale libro possiamo leggere durante le nostre scorribande?

Il libro in assoluto più bello da leggere adesso, è “La congiura dei loquaci”, edito da Sellerio, un romanzo scritto da Gaetano Savatteri.

Perché ce lo consigli?

E’ il libro che finalmente metterà a tacere tutto il camillerismo italiano.

Che cosa racconta?

E’ “un cuntu”, il resoconto di un fatto vero accaduto a Racalmuto, il paese di Savatteri, nell’immediato dopoguerra, negli Anni dell’occupazione americana.

E’ un poliziesco?

Sì un poliziesco, no anzi un mafiosesco poliziesco, ma è meglio dire semplicemente che è un cuntu. Leggetelo e capirete.

E quale film ci vediamo, durante questi percorsi siciliani?

Ah, di nuovo “Divorzio all’italiana” di Pietro Germi, con Marcello Mastroianni e Stefania Sandrelli. Ma bisogna anche vedere necessariamente, tutte ma proprio tutte le pellicole di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.

Ma è vero che i siciliani sono tutti Don Giovanni?

Certo.  Ti ricordi quella frase bellissima, sempre della "Cavalleria Rusticana"?

Quale?

“S’iu muoru e vaju mparadisu/si nun ce truovu a ‘ttia,  mancu c’ ntrasu”. Migliore certificazione d’amore non si può avere: si rinuncia a un posto in Paradiso pur di stare ancora accanto all’amata.


 

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