Vi
porto all’ombra di un albero
David Riondino con Antonia Anania
Per l’estate 2000, anche David Riondino è in tourneè. Toscano
innamorato di Dante e delle sue terzine, gira in macchina per
l’Italia per raggiungere le città dove interpretare pagine scelte
della prima cantica della Divina Commedia: L’Inferno. Il 6 e 7
agosto, insieme a Sandro Lombardi, sarà al Cortile di S. Ivo alla
Sapienza a Roma, nell’ambito della rassegna “notturni teatrali”.
Con una voce un po’ stropicciata, nasale, stanca e divertita, ci dà
alcuni consigli per trascorrere agosto alla riscoperta dell’Unità
d’Italia e dell’Italia nascosta, e alla scoperta dell’America
del Che, di Fidel e di Clint. Consigli più che bonsai, anzi grandi
quanto gli alberi della fertilità. Non li avete mai visti? Beh,
Riondino è qui per questo…
Dove ci porti in vacanza?
Mi sento di suggerire due mete, una italiana e una tropicale. Prima di
tutto, nella bella Toscana, vi porto in un posto abbastanza
inconsueto: Massa Marittima, città molto poco conosciuta e molto
bella, nel cuore della Maremma.
Perché andiamo a Massa?
Perché è come fare un viaggio all’indietro nel tempo, fino al
Medio Evo. Massa è una città medievale, che fu di dominazione senese
e pisana, dove c’è un Duomo bellissimo con un portale bizzarro.
Vicino al Duomo ci sono tre vasche che ne formano una enorme dove la
popolazione nel Medio Evo attingeva l’acqua. Si trovano dentro un
chiostro in pietra dalle pareti intonacate. In questi anni, abbattendo
due di queste pareti, si sono accorti che nella terza campitura, larga
e lunga quanto il lato di una stanza, c’era qualcosa: Le Belle Arti
hanno compiuto il restauro e hanno scoperto un affresco con un enorme
albero, grande e alto quanto il portone di una casa, anche di più, un
albero della fertilità. L’affresco è databile al 1200, ed è
quindi patrimonio nazionale.
Lo sfizio è che si tratta di un enorme affresco pagano, perché sopra
quest’albero c’è la raffigurazione di una trentina di falli,
tutti ben disegnati, e sotto sono raffigurate una serie di signore che
si strappano i capelli contendendosene uno, mentre altre con un
legnetto cercano di tirarne giù un altro, come fosse una grande
raccolta; altre tre tengono rispettivamente una mano sul seno, una
sulla vita, una sul sesso. Tutti simboli di fertilità pagani come se
ne trovavano nelle ville di Pompei o in altre ville romane. La
bellezza sta nell’ubicazione: questo affresco si trova nei pressi
della sede vescovile a cento metri dal Duomo; quindi a quei tempi
convivevano l’elemento pagano e l’elemento della
cristianizzazione. E' come per l’acqua, che è il simbolo della
benedizione ma anche del sesso, del movimento, della fertilità e
della nascita delle cose.
Come ha scoperto l'affresco?
Ero andato lì a fare uno spettacolo e ho visto questa bellezza.
Purtroppo è un “monumento” pubblicissimo ma non è pubblicizzato
e nessuno è al corrente della sua esistenza. Non ho idea di cos'altro
sia stato rinvenuto quando hanno tirato giù gli intonachi delle altre
pareti, magari cose altrettanto belle.
Perché non è pubblicizzato?
Mi sembra che il Comune sia imbarazzato all'idea di rendere nota al
pubblico quest’opera, che è come la Pietà di Michelangelo: se solo
si sapesse che c'è, verrebbero da tutto il mondo a vedere
quest’enorme testimonianza di permanenza pagana in pieno Medio Evo.
Credo anzi che sia la più grande d’Europa.

Chi ha fatto pubblicità
all’affresco?
Il Gabibbo! In Italia, se trovi un Leonardo da Vinci in una chiesupola,
il giorno dopo lo fai sapere a tutti i telegiornali. A Massa invece è
stato necessario che andasse il Gabibbo a chiedere cosa c’era dietro
l’impalcatura che copriva i lavori ultimati già da un anno. E a
quel punto hanno dovuto scoprire le pudenda. Mi sembra interessante
come viaggio nel Medio Evo, no?
E il percorso tropicale?
Andiamo a Cuba, all’Avana, città che conosco abbastanza, dove sono
stato qualche volta anche per lavoro.
Perché ci porti all’Avana?
E’ una città in completo restauro, con una situazione musicale,
culturale e umana molto interessante, aldilà di qualsiasi tema
retorico. Cuba ha prodotto il sessanta per cento delle espressioni
musicali degli ultimi cento anni.
La caratteristica che ti
impressiona di più dell’Avana?
Il fatto che è una città che continuamente inventa un racconto di se
stessa, come facevano le città medievali italiane, la Firenze di
Boccaccio per esempio. Ecco, L’Avana è una città da Decamerone,
perché sta nel racconto delle storie che inventa e che ne raffigurano
le strade, i locali, gli abitanti. E’ sorretta da una forte
tradizione fantastico-letteraria, che esprime la necessità assai
diffusa di comunicare se stessa.
Quale odore si sente più
spesso per le strade?
Uno strano misto di benzina, ossido di tubi di scarico, salsedine e
fiori. Un balsamo, un miscuglio speziato, molto riconoscibile.
E quale libro possiamo leggere
a Massa e all’Avana?
Un libro che purtroppo si può trovare solo nelle Biblioteche: Le
Memorie Autobiografiche in versi di Giuseppe Garibaldi. Sono 250
pagine molto interessanti scritte dall'eroe dei due mondi: noi le
abbiamo messe in scena con una band che suonava e io che declamavo. Se
non si trova Garibaldi in versi, anche Garibaldi in prosa può andare
bene.
Ci vediamo anche un film?
Perché no? Consiglio“Gli spietati”, in onore di uno dei miei
preferiti, Clint Eastwood, un grandissimo attore e regista che sarà
premiato quest’anno a Venezia. “Gli spietati” è un western
spoglio, privo di retorica, di enfasi: racconta la storia di un
gruppetto di poveracci, né troppo intelligenti, né troppo stupidi, né
troppo cattivi, né troppo buoni che fanno una rapina, ed è molto
bello.
E quale musica ci fai
ascoltare?
Scorazzando in auto per le strade di Massa e de L’Avana, vi faccio
ascoltare la bellissima musica di Cesaria Evora: una voce piacevole,
dalle tonalità suadenti.
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