Caffe' Europa
Attualita'



Il terrorismo basco uccide ancora

Enrique Mùgica con Marco Calamai

Il cancro del terrorismo basco è di nuovo al centro della vicenda politica spagnola. Dopo circa un anno di tregua i separatisti dell’ETA sono tornati a uccidere. E ora si temono nuovi attentati. E’ l’unica nota dolente di un paese che vive una forte ripresa economica, più alta della media europea, e dove il regime democratico è saldo e vitale.

Ne parliamo con Enrique Mùgica, un basco di grande prestigio, militante comunista negli anni Cinquanta, poi dirigente socialista, ministro di Giustizia con Felipe Gonzalez, deputato e attualmente sul punto di essere nominato dal parlamento spagnolo (il suo nome è stato proposto dal primo ministro Aznar d’accordo con l’opposizione socialista) defensor del pueblo, alto incarico previsto dalla costituzione spagnola al fine di tutelare i cittadini di fronte a eventuali ingiustizie da parte dello Stato. Mùgica è stato in carcere sotto il franchismo e si è sempre battuto contro il terrorismo separatista. Suo fratello, anche lui dirigente socialista basco, è stato assassinato dall’ETA qualche anno fa.

Dopo la recente interruzione unilaterale della tregua e la drammatica ripresa degli attentati ora l’ETA cerca di riagganciare i partiti nazionalisti, il PNV (Partito Nazionalista Basco) e l’EA (in spagnolo Solidarietà basca, una scissione del PNV), con la proposta di un nuovo patto separatista. Cosa sta accadendo?

L’ETA continua la sua tradizionale politica. Cerca di raggiungere il suo obiettivo finale, la separazione dei paesi baschi dalla Spagna, attraverso il ricatto, l’estorsione, il crimine. Per più di un anno, con la cosiddetta "tregua", l'ETA ha ingannato il PNV. Alcuni, tra cui il sottoscritto, dissero fin dall’inizio che il vero obiettivo dell’ETA non era la pace ma portare gli altri partiti nazionalisti sulle sue posizioni. Da alcuni documenti segreti recentemente venuti alla luce emerge la vera posizione dell’organizzazione.

eta1.jpg (16555 byte)


Quindi le forze moderate del nazionalismo basco sono cadute, per più di un anno, nella trappola dell’ETA. Come si spiega questo errore, se di errore si tratta?

Il PNV, anche se si dichiara contrario alla violenza, ha accettato la posizione politica di HB, il braccio politico dell’ETA che punta al superamento dell’attuale costituzione spagnola nella prospettiva esplicita del separatismo. Una pazzia. Ormai è chiaro, anche dal punto di vista elettorale, che i baschi favorevoli alla attuale costituzione sono più numerosi di quelli che vogliono superarla. Il rapporto è di circa 6 a 4.

Ma lo stesso PNV, la forza maggioritaria del nazionalismo basco, non è unita rispetto all’obiettivo finale da perseguire.

Infatti. Sono molti i votanti del PNV che non ritengono perseguibile e comunque non condividono la necessità di uscire dal quadro di riferimento dell’attuale costituzione.

Come si configura, oggi, la mappa del nazionalismo nelle diverse provincie basche?

Secondo l’ETA la nazione basca, Euskadi, dovrebbe essere formata da quattro provincie spagnole e tre francesi. Nelle provincie francesi i separatisti rappresentano circa il 7% degli elettori. Per quanto riguarda la Spagna nella provincia di Navarra i separatisti radicali vengono rifiutati in modo massiccio. Ad Avala hanno trionfato i costituzionalisti ovvero il PP (Partito Popolare) e i socialisti del PSOE. San Sebastian, la capitale della Guipuzcoa, è governata da una coalizione popolari-socialisti. Lo stesso accade nei principali centri abitati della provincia. In Biscaglia i popolosi centri abitati della vecchia zona industriale sono governati dal PSOE con l’appoggio del PP. I nazionalisti governano il comune di Bilbao, la città basca più importante, ma con un solo voto di maggioranza garantito dall’appoggio del braccio politico dell’ETA.

etaeusk.jpg (16827 byte)


Quali sono, a questo punto, le possibilità di isolare l’ala più radicale del PNV?

Il PNV non è mai stato un partito separatista. Anzi, per molti anni ha accettato di governare con l’appoggio di noi socialisti nell’ambito dello Statuto di Guernica, quello che garantisce ai baschi l’autogoverno più avanzato della Spagna. I baschi gestiscono sia l’economia che la stessa polizia autonoma. Così come l’istruzione, la sanità e, in genere, gli aspetti più significativi del potere. Ma lo Statuto di Guernica non è soltanto il simbolo dell’autonomia regionale più avanzata che ci sia in Europa. E’ stato anche, per molto tempo, l’emblema della collaborazione tra i nazionalisti e i costituzionalisti del paese basco. Da qui l’estrema delicatezza che caratterizza in questo momento la politica del PNV.

Secondo alcuni le divisioni interne all’ETA, con la ripresa del terrorismo separatista, si starebbero accentuando.

Ci sono effettivamente posizioni, all’interno del PNV, che oggi insistono con forza sull’esigenza di tornare alla legalità e allo spirito dello Statuto di Guernica. Queste posizioni sembrano isolate. Ma anche in Spagna, nella fase finale del franchismo, sembravano isolate le voci democratiche. Poi i fatti hanno dimostrato che dietro queste voci c’era la maggioranza del popolo spagnolo

Quindi le posizioni ufficiali del PNV non coincidono con un settore significativo dei cittadini che comunque votano il partito?

Certamente. Nella base del PNV c’è tanta gente che non condivide gli accordi sotto banco tra l’apparato burocratico del PNV e la banda terrorista ETA.

In questo momento sembra che il primo ministro Aznar e il PP cerchino di provocare le elezioni nel paese basco con l’obiettivo di consolidare la crescita del PP locale che si è avuta nelle ultime elezioni politiche generali.

La posizione di Aznar è comprensibile e legittima. Ma il problema di fondo è che le elezioni politiche anticipate devono essere la conseguenza di un grande clamore popolare di fronte alla incapacità del PNV di garantire la governabilità. In ogni caso le elezioni anticipate diventeranno inevitabili se il PNV non torna ad una posizione equilibrata. Per il momento il fatto evidente è che il PNV insiste sulla alleanza con il braccio politico dell’ETA.

Il problema di fondo della situazione basca rimane dunque l’incertezza e la doppiezza del PNV?

C’è un fatto chiaro: il vertice del PNV, l’attuale burocrazia che controlla il partito, sa bene che rischia la sconfitta a causa della scelta di allearsi con i terroristi. In questo momento il vertice di questo partito preferisce l’alleanza con l’ETA a una verifica che può compromettere il suo potere.

etaeusk2.jpg (18871 byte)


Lei ritiene dunque che le responsabilità del vertice PNV siano molto gravi?

Rispondo con una domanda: esiste in Europa un'altra regione dove un partito di maggioranza relativa preferisce allearsi con un gruppo terrorista piuttosto che perdere il controllo del governo?

Nel momento in cui si complica di nuovo e drammaticamente il conflitto all’interno del paese basco spuntano riflessioni, anche da parte di studiosi autorevoli, che esprimono profondi dubbi sulla validità delle cosiddette radici storiche della nazionalità basca. Qual è il suo parere?

Non c’è dubbio che la nazionalità basca è in gran parte frutto di una invenzione storica. Sono molti i baschi, uomini e donne, che hanno fornito un contributo decisivo alla Conquista (la lotta secolare tra cristiani e arabi) e alla affermazione della Corona di Castiglia. I baschi hanno sempre riconosciuto la monarchia spagnola. In altre parole: non esiste una storia basca indipendente dal resto della Spagna.

In ogni caso la questione basca esplode nell’Ottocento. E ora siamo di fronte ad un settore della società basca, che potremmo definire fondamentalista, il quale, anche se minoritario, appare pronto a tutto pur di arrivare alla separazione dal resto della Spagna.

Per capire quello che accade oggi dobbiamo in effetti risalire all’Ottocento quando, nella seconda metà del secolo, nasce il partito nazionalista di Sabino Aranda. Un partito integralista che diceva: "I baschi per Euskadi, Euskadi per Dio". Costoro, in nome del popolo basco e dei valori cristiani, combattevano contro lo Stato liberale, in definitiva contro le idee democratiche. Stanno qui le radici storiche dell’ETA. La quale, come è noto, si è trasformata, durante il franchismo, in una sorta di radicalismo di estrema sinistra, in un nazionalismo permeato di ideologia marxista-leninista.

Un movimento, quindi, in ogni caso antidemocratico. E’ possibile, identificare il terrorismo ETA con particolari gruppi sociali colpiti dai processi di modernizzazione ?

L'ETA combatte contro la Spagna democratica. Il terrorismo basco è cresciuto grazie all’incontro tra l’utopia dogmatica di mediocri intellettuali di estrema sinistra e il fondamentalismo nazionalista di zone contadine a loro volta influenzate da gruppi di preti cattolici estremisti e sradicati. Più in generale, chi sostiene la violenza separatista, è gente emarginata che rifiuta la modernizzazione.

Cosa fare, ora e nel futuro, per isolare queste minoranze oltranziste?

Non ci sono scorciatoie all’uso combinato di più fattori. Ci vuole l’azione della polizia ma anche la permanente mobilitazione democratica. Tutto deve convergere verso un punto: riportare il PNV ad una posizione coerente isolando l’ETA ed il suo braccio politico.


 

Vi e' piaciuto questo articolo? Avete dei commenti da fare? Scriveteci il vostro punto di vista cliccando qui

Archivio Attualita'


homearchivio sezionearchivio
Copyright © Caffe' Europa 1999

Home | Rassegna italiana | Rassegna estera | Editoriale | Attualita' | Dossier | Reset Online | Libri | Cinema | Costume | Posta del cuore | Immagini | Nuovi media | Archivi | A domicilio | Scriveteci | Chi siamo