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In memoria di un mestiere romantico


Giorgio Coraglia con Ingrid Fuchs

 

Si discute molto negli ultimi tempi di rivoluzione digitale e dei suoi possibili e inevitabili sviluppi. Ogni giorno le nuove tecnologie intervengono nella vita di ognuno, la modificano e spesso la migliorano; ma talvolta mandano in pensione vecchi strumenti che diventano, tutt'a un tratto, inutili. Questa è la sorte toccata alla linotype, marchingegno straordinario e probabilmente a molti sconosciuto e inventato nel lontanissimo 1886 da Ottmar Mergenthaler. Forse non tutti sanno che fu proprio per merito suo che il giornale poté essere stampato in varie centinaia di copie, in tempi relativamente brevi, diventando così un mezzo di informazione di massa.

Il signor Giorgio Coraglia - ex linotypista di "TuttoSport" e de "La Stampa" - ha creato un sito "Linotype e linotipisti"  dedicato proprio a questa prodigiosa invenzione. Ma qual è lo scopo di questa operazione? Lo abbiamo chiesto al diretto interessato.

"Lo scopo del sito è quello di fornire una storia quanto più possibile esauriente su questa macchina e sulla professione di chi la sapeva usare. Le nuove tecnologie hanno spazzato via molti vecchi mestieri e, nel mondo della carta stampata, la linotype è stata soppiantata, letteralmente travolta, dalle sue 'sorelle' più giovani, moderne e scattanti, ma anche meno affidabili.

"Quando cominciai il tirocinio, all'inizio degli anni '60, ero avviato a quella che veniva definita la 'professione del futuro'. Ma già sul finire degli anni '70, questo futuro cominciava ad offuscarsi. Il progresso segnava il passo ed era difficile tenergli dietro. Poi c'è stata la crisi dell'editoria: a Torino, la città dove ho sempre lavorato, in breve tempo hanno chiuso i battenti molti quotidiani. Oggi è rimasta solo 'La Stampa'. Molti dunque si sono trovati senza lavoro, soprattutto chi non si è saputo e potuto adeguare al nuovo corso.

"Da allora molte cose sono cambiate: nelle tipografie non c'è più quell'odore di inchiostro, di giornale fresco di stampa, tutto è più asettico. Mancail frastuono di trenta macchine all'opera - ma per chi lavorava in quegli ambienti era un rumore familiare, quasi una musica di sottofondo! - che è stato cancellato dai moderni e silenziosi computer".

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Allora, la Sua, è un'operazione nostalgia?

"Ebbene sì, ma non solo. Si è perso l'aspetto romantico di un mestiere certamente faticoso, ma molto affascinante e anche molto umano, che richiedeva oltre alle indispensabili capacità tecniche, anche una buona cultura e conoscenza della lingua italiana. Ovviamente non voglio demonizzare quelle che sono le nuove opportunità offerte dai più moderni mezzi e i vantaggi che offrono, tutt'altro. E' per questo che ho deciso di servirmi di Internet. E' stato bello creare un archivio, una memoria per un lavoro di cui pochi si ricordano. Ricevo ogni giorno, da ogni parte del mondo, lettere di ex-linotypisti e tipografi entusiasti di questa trovata. D'altronde non esisteva nulla di simile in Rete: ho raccolto il meglio che ho trovato e ho aggiunto una vasta documentazione storica e pagine della mia esperienza personale".

Insomma Lei ha riportato alla luce un capitolo spesso trascurato della storia della stampa?

"Diciamo che ho approfondito quella parte su cui generalmente si sorvola: da Gutemberg si salta generalmente alla rivoluzione elettronica ed informatica, soprassedendo su un importante passaggio che ha consentito un'ampia diffusione della carta stampata e dei quotidiani. Occorre inoltre ricordare che dentro e dietro ad un giornale lavoravano, e tuttora lavorano, molte persone: quando in tipografia si minacciava di incrociare le braccia, interveniva subito qualcuno dai piani alti per mediare, perché senza quell'ultima, ma non marginale, fase di lavorazione il giornale non sarebbe uscito nelle edicole. Il giornalista poteva scrivere il suo pezzo, ma senza chi lo stampava era come se non esistesse. Questo serve a far capire l'importanza di un ruolo.E serve anche per non dimenticare chi per anni ha fatto il giornale, non dalla ribalta, ma da dietro le quinte: una pagina aperta alle testimonianze di tutti quelli che hanno dedicato una vita di lavoro a una mitica professione: ai linotipisti, ai tipografi e ai giornalisti di tutto il mondo".


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