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"Putin è l'uomo giusto per la
Russia"
Mikhail Gorbaciov con Bibi David
"E' un momento molto difficile per la Russia questo, su cui tutti
noi dovremmo riflettere. C'è una profondissima crisi morale nel mio paese, la gente
soffre, è assillata dal dramma di una tangibilissima frattura, i cui risvolti sono ancora
oscuri. Si è rotto con il passato ma ancora tarda a farsi strada una coscienza del
nuovo." L'ex leader del Cremlino Mikhail Gorbaciov, ora presidente del partito
socialdemocratico russo, ha partecipato a Roma alla presentazione del libro "Roulette
russa" di Giulietto Chiesa, tenutasi recentemente in Campidoglio. Il leader sovietico
si è soffermato a lungo sulla attualità politica, culturale ed economica della Russia,
cercando di delineare un quadro esauriente e realistico della situazione del suo paese.
Presidente Gorbaciov, parliamo brevemente della complessa realtà della Russia di oggi.
Lo spaesamento e lo stato di incertezza in cui versa la Russia è dovuto in gran parte al
fallimento del comunismo di stampo sovietico. Per fronteggiare i problemi odierni dovuti
alla sfida della globalizzazione occorre sostituire pienamente il vecchio modello
comunista con qualcosa di nuovo, che sotterri per sempre i resti del totalitarismo a
vantaggio di un solido regime democratico. Purtroppo, nonostante i passi avanti compiuti
dalla fine della guerra fredda in poi, non possiamo ancora dire di aver raggiunto appieno
questo obiettivo.
Ha fiducia nel neopresidente Vladimir Putin?
Questo ex agente del KGB, apparentemente criptico, misterioso, è invece, a mio giudizio,
l'uomo giusto per la Russia di oggi, è un personaggio sul quale si puo' puntare. Il suo
programma mi sembra un'ottima strategia per risollevare il catastrofico avvilimento della
Russia. Penso al riordino delle forze militari, al patriottismo, a un necessario spirito
nazionale.
Putin tuttavia resta per molti l'uomo asceso al potere grazie a Boris Elsin, e nello
stesso tempo è colui che ha riscosso consensi sfruttando l'evolversi drammatico della
guerra in Cecenia.
Certamente Putin deve tanto a Eltsin, ma sono certo che il giovane presidente sia
consapevole del fatto che per espletare totalmente la sua funzione, per essere gradito
dall'opinione pubblica, debba allontanarsi dal suo amico Boris. Riguardo alla guerra in
Cecenia, massacro atroce che come un'ombra copre e macchia l'immagine della Russia, ci
tengo a ricordare quanto, proprio sotto il governo di Eltsin, non si fece quanto era
richiesto per smantellare un tale teatro di morte. Fu il Cremlino allora, nei primi anni
Novanta, a sfruttare a proprio vantaggio i genocidi ceceni. Putin oggi raccoglie i frutti
di cio' che di tragico, all'epoca, fu seminato.
Qual è attualmente l'atteggiamento nutrito dalla Russia di Putin nei confronti
dell'Europa e dell'America?
All'inizio del secolo appena trascorso Tolstoj disse, osservando i grandi cambiamenti
nella societa' di allora, "non riconosco il progresso se esso respinge
l'Oriente". Purtroppo, per molto tempo, quest'idea non è stata rispettata. In
passato infatti l'Occidente si è rifiutato di comprendere la Russia, ora per paura, ora
per arrogante pretesa di superiorita'. Oggi l'UE di Prodi, con il quale ho recentemente
tenuto un cordialissimo colloquio, mi è parsa decisa a volgersi verso Oriente, a
intensificare i rapporti di amicizia e scambio reciproco. E anche l'America di Clinton e
Madelaine Albright si sta muovendo per realizzare il medesimo scopo.
Come è mutato il suo ruolo nella Russia del dopo Eltsin?
Da quando, il 25 dicembre del 91, si dissolse l'Unione Sovietica e fui costretto a
dimettermi, ci fu in Russia il piu' totale boicottaggio nei miei confronti, un ostracismo
invincibile che duro' fino al'99. Eltsin riverso' su di me ogni sorta di colpa per i mali
della Russia. Con Putin tutto è diverso. Dopo otto anni di silenzio ora i giornali
ricominciano a parlare sempre piu' spesso di me e del ruolo storico che ho rivestito.
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