Le riviste culturali di sinistra si trovano oggi in
un momento complesso; le coalizioni all'interno dell'area politica che
rappresentano e i loro progetti in vista delle prossime elezioni sono
poco chiari e deboli di identità, anche per questo difficili da
promuovere presso l'opinione pubblica. Gli alti tassi di astensionismo
elettorale, particolarmente accentuati tra i giovani, sono il segno
evidente del distacco dei partiti dalla vita concreta, così come l'età
sempre più "matura" dei tesserati della sinistra, soprattutto
quella di governo, è il sintomo di una perdita di partecipazione.
È quanto mai necessario un dibattito aperto
e chiarificante in grado di rendere una volta per tutte evidente cosa
significhi dare una risposta di sinistra alle sfide della modernità.
Questa è una delle principali spinte che hanno contribuito alla nascita
a Milano nei giorni scorsi de Gli argomenti umani, mensile, come
suggerisce il sottotitolo, di sinistra e innovazione, diretto da Andrea
Margheri e Alceo Riosa. Gli argomenti umani nasce dalla separazione
della redazione milanese dalla storica rivista fiorentina Il Ponte, con
l'intento preciso di "aprirsi al dialogo con altre tendenze
culturali riformiste e progressiste della sinistra nonché di altre
aree".
Per raggiungere questo scopo Gli argomenti
umani si colloca all'interno del movimento socialista europeo e, come
spiega l'editoriale dei due direttori, "si propone di contribuire
alla realizzazione del suo patrimonio culturale e ideale in relazione
alle profonde trasformazioni della realtà mondiale. Ciò richiede alla
sinistra l'impegno a conservare il proprio radicamento sociale e la
propria capacità di rappresentanza degli interessi vitali del mondo del
lavoro e i diritti di cittadinanza, autonomia e libertà di ogni
individuo".
Il dialogo tra le varie forze della sinistra
parte oggi dalla consapevolezza, ormai completamente consolidata, che il
cambiamento indotto dal processo di globalizzazione non riguarda
esclusivamente la sfera economica ma coinvolge le persone in ogni loro
aspetto, a partire dalla responsabilità individuale di affrontare ogni
giorno una precarietà "globale" sul lavoro e di conseguenza
nelle scelte di vita che, come la famiglia, devono trovare nuove
successioni logiche e temporali in cui dispiegarsi (non più posto
fisso-matrimonio-figli, quanto, piuttosto, figli-convivenze-lavoro
interinale).
Individui soli, non ancora abituati a fare a
meno dello Stato, persone che hanno bisogno di idee e progetti chiari,
di visioni di lungo periodo, di programmi d'istruzione al cuore del
dibattito dei governi di centrosinistra di tutta Europa, di una politica
insomma che non trova certo nella confusione presente un valido
riferimento. È proprio nel chiasso, nei toni alti della discussione
politica italiana e internazionale di questo periodo, con la sinistra al
governo nella maggior parte dei paesi europei, che il ruolo delle
riviste di cultura politica di sinistra può assumere nuova importanza
stimolando i leader verso direzioni di dibattito concrete e aperte alla
comprensione delle trasformazioni inevitabili della vita sociale ed
economica del paese.
Il coinvolgimento di individui sempre più
responsabili di se stessi e quindi più esigenti nei confronti della
politica non può essere raggiunto che attraverso l'esaltazione
dell'identità, della spinta ideologica e utopica di una sinistra sì
pluralista ma in costante dialogo tra le parti. Dialogo fuori e dentro
la sinistra nell'idea, condivisa dalla redazione de Gli argomenti umani,
di un "pluralismo sociale, culturale e politico che deve essere un
valore fondativo rispetto a ogni progetto di autentico sviluppo
democratico".
Dialogo che "significa anche confronto
da pari a pari, nella consapevolezza della parzialità di ogni sapere,
incluso ovviamente quello della sinistra". Dialogo che proprio
sulle riviste culturali può trovare meglio che altrove il suo luogo
naturale, più esposto al confronto con i lettori, con chi è oggi
maggiormente sensibile all'esigenza di adattamento al nuovo, nella
convinzione che le responsabilità verso se stessi e verso la società
passino necessariamente attraverso programmi dove la politica debba
formarsi prima di tutto come crescita culturale e come identità.