Caffe' Europa
Attualita'



Una rivista di etica e politica


Sebastiano Maffettone

 

Questo editoriale di presentazione appare sul numero 1 della Nuova Serie della rivista "Filosofia e Questioni Pubbliche", dalla quale trarremo articoli e saggi che pubblicheremo sui prossimi numeri di Caffè Europa

A più di quattro anni dal primo numero (che è dell’autunno 1995) "Filosofia e questioni pubbliche" inaugura una nuova serie e cambia editore, lasciando sostanzialmente inalterato il suo contenuto scientifico-accademico, mantenendo il suo direttore responsabile (il sottoscritto), e modificando solo leggermente il comitato scientifico nonché la direzione e la redazione, come si vede dalla seconda di copertina. La nostra rivista non sarà così più pubblicata da Armando Editore, che ringrazio a nome di tutti noi direzione, redazione, comitato scientifico e lettori, per il lavoro svolto in questo periodo con partecipe diligenza, e uscirà invece per i tipi della Luiss Edizioni. Questo cambiamento è dovuto a molteplici fattori, a cominciare dal mio trasferimento accademico presso la Facoltà di Scienze Politiche della Luiss, per andare al desiderio di molti di noi di sperimentare in prima persona le possibilità di una nuova University Press, per finire con la simpatia, l’interesse e la competenza con cui siamo stati accolti dal nuovo editore, che desidero particolarmente ringraziare per ciò (a cominciare da Corrado Ocone che si è occupato personalmente di questa prima fase di lavoro con la Luiss Edizioni).

Un’occasione del genere è sicuramente buona per fare il punto della situazione. Come dicevo, non ci saranno cambiamenti radicali per quel che riguarda il contenuto scientifico della rivista e i suoi membri. Tuttavia, qualcosa è mutato in questi anni e qualcosa cambierà nel prossimo futuro in maniera ragionevolmente prevedibile. Dal punto di vista della forma, "Filosofia e questioni pubbliche", come è già accaduto negli ultimi numeri, sarà tendenzialmente incentrata intorno a un Forum, che costituisce la parte iniziale e più significativa di ogni numero, ancorché non esclusiva (abbiamo la ferma intenzione di continuare a ricevere e selezionare, attraverso il referaggio, articoli mandati spontaneamente da chi ci legge), ma restano vive le rubriche Saggi e Note critiche. Dal punto di vista del contenuto, invece, intendiamo affrontare con maggiore decisione nuovi problemi. Crediamo – e ce lo siamo chiariti in una serie di lunghe e appassionanti riunioni – che una rivista come la nostra abbia il diritto e il dovere di trattare, nella maniera teoretica in cui è capace, questioni pubbliche italiane ed europee.

Inoltre, siamo convinti che dobbiamo tornare, con ancora maggiore lena, sulle questioni di etica applicata e teoria politica e sociale che abbiamo già discusso nei numeri precedenti. Nei prossimi numeri, per esempio, avremo ampi dibattiti filosofici sullo Stato del benessere e il workfare, sulla genetica e le sue conseguenze etico-politiche, sulla differenza di genere, sui diritti umani (quest’ultimo tema sarà trattato sicuramente spesso, anche in coincidenza con la mia nomina a direttore del Centro di ricerca e di studio sui diritti dell’uomo presso la Luiss, in qualità di successore di Paolo Ungari cui va il mio più commosso ricordo). Ciò non vuole affatto dire che intendiamo mettere da parte i temi per noi tradizionali della filosofia politica e morale, come si ricava per esempio dalla sezione sulla filosofia politica in Europa che pubblicheremo nel numero successivo a questo. Per dirla proprio tutta, io sarei molto felice se riuscissimo a fornire, in questo modo, nuova linfa anche alla politica nazionale che spesso sembra trascinarsi stancamente in una pratica del quotidiano troppo distante da ogni progetto ideale.

Questa possibilità, che auspico con fermezza, sarà però condizionata al formarsi di una nostra convinzione di essere riusciti a conquistare una prospettiva insieme sufficientemente distaccata dal presente e originale dal punto di vista teorico.

Nel complesso, questa svolta, nella misura in cui è possibile prevederla, non dovrebbe avere come conseguenza un mutamento dei gruppi e delle persone cui abitualmente ci riferiamo. Penso al gruppo di Milano-Pavia, che si muove attorno alla Fondazione Feltrinelli (presieduta da Salvatore Veca) e al centro studi Politeia (diretto da Emilio d’Orazio), ai filosofi morali che si incontrano periodicamente a Roma (su iniziativa di Eugenio Lecaldano e Tito Magri), ai filosofi politici che si riconoscono nel progetto di un’etica pubblica (tra cui ricordo Ingrid Salvatore, Giampaolo Ferranti e Nino Palumbo), a quanti si propongono un rilancio della filosofia sociale (a cominciare da Alessandro Ferrara e Giacomo Marramao). Ma ovviamente il nostro bacino di proposta e di ascolto è assai più ampio di questa cerchia ristretta di collaboratori abituali, e trova utili agganci altrove cominciando da università e centri di ricerca stranieri con cui stiamo intensificando i rappporti.

Non posso, infine, non ricordare il contributo importante che danno, a iniziative come la nostra, alcune fondazioni, indipendentemente impegnate in una missione di studi e di ricerca che trascende la nostra attività, quali la Fondazione Olivetti, la Fondazione Sigma Tau, la Fondazione Einaudi, la Fondazione Ernst &Young, la Fondazione Basso e alcune case editrici, tra cui Liguori, il Saggiatore, Laterza. È anche evidente che la nostra rivista, che non si vergogna di essere accademica, deve molto all’Università italiana, e ai colleghi che operano in molte sue sedi.

Di fronte a tanto interesse da parte di chi ci sta attorno, il nostro sforzo deve essere – io credo – quello di aumentare le capacità di comprensione e proposta. Abbiamo impiegato una parte notevole dei primi numeri per meglio definire la nostra identità. La koiné, che noi abbiamo in mente, non è politica o professionale. È invece fondata su una versione precisa di filosofia politica, morale e sociale. Ci è sembrato necessario cominciare nel 1995, chiarendo meglio possibile il nostro progetto culturale, che prevedeva tra l’altro una visione analitica (nel senso della chiarezza e del rigore) della filosofia politica e della filosofia morale, nonché un tentativo di formulare nel modo più organico possibile il discorso sulla filosofia sociale. Nomi di studiosi famosi come Habermas e Rawls, o di temi ricorrenti come la bioetica, la political theory o la metaetica, costituiscono da questo punto di vista un buon esempio del tipo di interesse teorico che noi presupponiamo. Ci sembra oramai che questa prima fase sia esaurita.

Pur restando fedeli a metodo e oggetto, intendiamo da oggi aumentare la nostra capacità di attenzione a quanto fanno gli altri nei settori di nostra competenza. Gli strumenti, atti a ottenere un risultato del genere, sono svariati, a cominciare da ripetute "call for papers", che ci impegniamo a fare, per andare al sito web, che apriremo dall’anno nuovo. Ma non c’è modo migliore di perseguire uno scopo del genere che quello di avere uno scambio intellettuale e personale profondo, stabile e forte con i nostri lettori. Questo non dipende solo da noi, ma anche dai lettori. L’idea di riunirsi attorno a delle idee teoriche che riguardano la pratica può sembrare a molti flebile se non proprio disperante e utopica in senso deteriore. Noi non pensiamo che sia così. Perciò ci sembra quantomai urgente dare il nostro contributo anche morale alla ricostruzione del tessuto narrativo spesso stracciato del nostro paese, attraverso la discussione sistematica delle grandi idee politiche, morali e sociali. Confidiamo che "Filosofia e questioni pubbliche" sia un’opportunità significativa per autori e lettori che, come noi, condividano un progetto di questo tipo.

Per quanto riguarda questo fascicolo, il n. 1 del 2000, che avete tra le mani, esso presenta un Forum su un tema assai significativo nell’ambito della discussione filosofico-politica contemporanea, il repubblicanesimo filosofico. Siamo particolarmente soddisfatti di aprire il Forum stesso, curato da Alessandro Ferrara e Massimo Rosati, con un articolo di Frank Michelman, uno dei grandi protagonisti del dibattito internazionale sul tema in questione, articolo che è stato proposto per la prima volta proprio in una riunione della nostra rivista. L’articolo di Michelman contiene anche una proposta teorica originale, su cui sarebbe interessante raccogliere l’opinione dei nostri lettori. Quanto detto, non vuol dire di certo che altri contributi qui pubblicati abbiano minor valore scientifico e culturale. Essi procedono, in una sorta di implicito ordine ideale, da quelli di Ferrara e Maffettone, più vicini al liberalismo filosofico, a quelli di Viroli, Urbinati, Baccelli e Rosati più propensi a vedere il repubblicanesimo in antitesi al liberalismo.

Il numero non tralascia le questioni di etica applicata, cui di solito la nostra rivista dedica molto spazio, e troviamo – dopo il Forum sul repubblicanesimo – due articoli di illustri scienziati, come Oliverio e Sgaramella, su problemi che riguardano le ricadute morali del progresso scientifico in genetica (a seguito di un dibattito aperto nella rivista da uno scritto di di Mauro e Maffettone nel n. 1 del 1997). La sezione Saggi è completata da uno scritto di Trincia, particolarmente originale nella critica al liberalismo filosofico, e da un importante articolo di Dennis Thompson su temi di giustizia internazionale, articolo che è stato presentato in Italia come la prima delle Malagodi Lectures, sponsorizzato dalla Fondazione Einaudi di Roma (presieduta da Valerio Zanone). Il numero è chiuso dalle Note critiche di Marzocchi, Casalini e Trovato.

 

Vi e' piaciuto questo articolo? Avete dei commenti da fare? Scriveteci il vostro punto di vista cliccando qui

Archivio Attualita'

 


homearchivio sezionearchivio
Copyright © Caffe' Europa 1999

Home | Rassegna italiana | Rassegna estera | Editoriale | Attualita' | Dossier | Reset Online | Libri | Cinema | Costume | Posta del cuore | Immagini | Nuovi media | Archivi | A domicilio | Scriveteci | Chi siamo