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L'ora X del Welfare


Stefano Cingolani

 

Questo articolo è apparso sul Corriere della Sera (www.corriere.it) del 24 gennaio

Gli imprenditori francesi hanno scosso con mano ruvida l'albero avvizzito dello "Stato provvidenza". L'abbandono (sia pure a termine) degli organismi che regolano la distribuzione dell' assistenza, gettando all'aria il "paritarismo", cioe' la cogestione praticata in questo dopoguerra con i rappresentanti sindacali, e' stato accolto in Francia quasi come una liberazione.

Certo, la sinistra al governo non puo' dirsi felice. Al contrario, viene costretta ad anticipare interventi che avrebbe volentieri rinviato. Ma i sindacati hanno reagito con singolare nonchalance; evidentemente contenti che qualcuno abbia deciso di far saltare il tavolo, costringendo a riscrivere regole del gioco vetuste e inadeguate. E' facile prevedere che dal primo incontro tra le parti sociali, il 3 febbraio, usciranno scintille e grida di guerra. Il "cantiere", pero', e' ormai aperto.

Lo strappo del patronat in Francia richiama alla mente, per i suoi contenuti e per il suo effetto choc, i referendum in Italia (in entrambi i Paesi, tra l' altro, il welfare e' pagato piu' dal lavoro dipendente che dagli altri contribuenti). Ma non dimentichiamo che la Germania fin dai tempi di Helmut Kohl sta cercando un modo per riformare "l'economia sociale di mercato". La sinistra che governa i tre grandi Paesi dell' Europa continentale, dunque, inciampa su quel groviglio di nodi, di "lacci e lacciuoli", che tarpa le ali al decollo dell'Eurolandia.

I leader politici lo sanno bene. Nessuno, se non in malafede, puo' negare che a questo appuntamento storico non si scappa. Ma tutti hanno cercato di allontanare l'ora X. Si temporeggia a Parigi come a Berlino o a Roma. Un po' perche' non c'e' consenso sul da farsi, un po' perche' il prezzo da pagare in termini elettorali rischia di essere molto alto. Cosi', la speranza e' di arrivare fino al 2001. Massimo D' Alema l'ha detto esplicitamente, gli altri lo hanno fatto capire. Che cosa ha di salvifico questa data? Nulla, e' soltanto un calcolo delle probabilita' .

La ripresa economica, che in Francia comincia a dare i suoi frutti, dovrebbe giungere a maturazione nel secondo semestre di quest' anno anche in Germania e in Italia. Con piu' crescita e meno disoccupazione, si puo' mettere zucchero sulla pillola amara. Aspettativa razionale, ragionamento lapalissiano: quando bisogna ripartire la torta, meglio attendere che diventi piu' grande. Questa volta, pero', gli interventi hanno carattere strutturale; la buona congiuntura aiuta, ma non risolve i problemi.

Le situazioni concrete sono diverse, tuttavia esistono alcuni denominatori comuni. Prendiamo il mercato del lavoro: la parola chiave e' per tutti flessibilita'. Le ricette saranno nazionali, ma alla fine il risultato dovra' essere "europeo": aumentare l' elasticita' nell' impiego della manodopera. Non vuol dire ridurre i salari, ne' far ricorso al mercato nero, ne' violare le leggi.

Al contrario, semmai si tratta di diminuire gli oneri fiscali e sociali sul lavoro e dare dignita' a forme di occupazione sempre piu' diffuse, anche se negate da quei farisei che predicano il rispetto formale di norme sempre meno applicate. L'esempio delle 35 ore in Francia e' illuminante: la riduzione dell' orario e' servita nei fatti a rendere meno rigido il rapporto di lavoro.

Anche la riforma dello Stato assistenziale (o sociale che dir si voglia) ha un filo conduttore: passare da una protezione generalista, che andava bene per la societa' industriale di massa, a forme piu' selettive, meglio adatte alla societa' che sta nascendo sotto i nostri occhi, basata sull' articolazione delle classi, delle professioni, dei redditi.

La "crisi fiscale dello Stato" oggi si intreccia con i nuovi lavori e le diverse attese dei giovani. La sinistra non puo' abbandonare il criterio di giustizia distributiva che fa parte integrante dei suoi cromosomi, ma se l' equita' e' un valore, non necessariamente essa si realizza con la distribuzione a pioggia dei benefici.

Sono "cantieri" (per usare di nuovo un'espressione corrente nel gergo politico francese) che richiedono fior di "ingegneri sociali", d' accordo. Nessuno ha la soluzione in tasca, tanto meno la bacchetta magica. Ma c' e' bisogno di una chiara visione della meta futura e di una forte volonta' politica per cominciare subito il cammino.

 

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