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Grass-Bourdieu: come fermare la piena neoliberista

a cura di Raffaele Oriani


 

Questa sintesi di un articolo apparso su Die Zeit l'8 dicembre fa parte della rassegna stampa estera che gli abbonati di Caffè Europa ricevono per posta ogni settimana

Il pezzo forte del numero della Zeit in edicola questa settiamana e' un lungo colloquio tra due intellettuali d'eccezione: lo scrittore tedesco Guenter Grass, fresco di nomina al Nobel della letteratura, e il sociologo francese Pierre Bourdieu che torna cosi' sulla ribalta mediatica internazionale dopo qualche mese di appannamento. L'incontro e' significativo da molti punti di vista: innanzitutto perche' rilancia l'idea di uno spazio comune degli intellettuali europei che la contingenza politica ed economica ha per troppo tempo oscurato; e poi perche' sul piu' autorevole perodico tedesco viene cosi' polemicamente riaffermata quella corsia preferenziale nei rapporti tra Francia e Germania che il governo Schroeder non sembra tenere in grande considerazione. La Zeit insomma si ricorda del monito di Oskar Lafontaine a non trascurare i vicini renani per improvvisate infatuazioni anglo-americane.

Cosa si dicono comunque lo scrittore tedesco e il sociologo francese dalle pagine del settimanale di Amburgo? Ribadiscono fondamentalmente la loro contrarieta' all'attuale evolouzione neoliberista della politica e della cultura europea. Grass cita in proposito il libro di Bourdieu 'La misere du monde', come testimonianza decisiva della china sconfortante che ha preso lo sviluppo continentale in questa fine-secolo: disoccupazione, imperanti valori economicisti che stentano a tradursi in benessere reale per le persone, integralismo capitalista che non tiene piu' conto dei fattori 'temperanti' della convivenza e della solidarieta' sociale.

E' un discorso che a un lettore italiano puo' apparire un po' oscuro e un po' retro', ma e' bene ricordarsi che qui a parlare e' un intellettuale tedesco che con il suo impegno ha contribuito non poco alla concreta affermazione di quella via dolce al capitalismo che e' stata l'economia sociale di mercato della Germania del dopoguerra. Il sociologo francese dal canto suo ribadisce l sua critica radicale alle finte socialdemocrazie al potere in Europa e fa appello agli intellettuali continentali affinche' si organizzino su base trans-nazionale per attivare l'opposizione all'irresistibile avanzata del capitalismo senza piu' aggettivi.

 

 

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