Professor Bodei, qual è l'importanza della filosofia nel mondo d'oggi e cosa distingue
la filosofia dalle altre discipline?
Si sente dire spesso che la filosofia non serve a niente, perché dopo 2500 anni di
discussioni non ha prodotto nessun risultato definitivo e concreto: alla filosofia si
contrappone la marcia trionfale della scienza, lo splendore delle arti o le promesse di
felicità delle religioni. Si potrebbe però obiettare immediatamente che anche la salute,
ad esempio, o la musica di Mozart, non servono a niente. Quindi il significato e
l'importanza della filosofia risiedono altrove, in diversi aspetti della nostra civiltà.
In primo luogo, la filosofia ha generato la maggior parte delle scienze, le quali
ritornano ad essa nei momenti di svolta teorici, nei momenti di difficoltà. In secondo
luogo, la filosofia ha prodotto quelle forme di razionalità e di spirito critico senza le
quali noi saremmo più esposti alla prepotenza degli integralismi dogmatici, alla violenza
delle istituzioni, che non credono di aver bisogno di giustificarsi, e alle banalità
manipolate o spontanee che circolano continuamente. In terzo luogo, la filosofia ha avuto
il merito di essere, e di continuare ad essere, un laboratorio in cui concetti e valori
vengono collaudati, sperimentati osservando la loro "tenuta" rispetto alla
discussione che si svolge nell'intera società. Quindi la filosofia ha il senso di creare
in un mondo che cambia continuamente, nelle generazioni che si susseguono, nelle
mentalità che si incontrano, lo spirito della ricerca critica, della vigilanza e persino
del dubbio.
Dovremmo, per capire l'importanza della filosofia, immaginarci che non sia mai esistita
e vedere cosa di diverso ci sarebbe stato. Perciò la filosofia non è certamente in
contrasto con la scienza o con la tecnica, non è in concorrenza con esse, anche perché
la scienza e la tecnica cercano dei risultati che hanno delle utilità, le quali sono
molto grandi, ma sempre specifiche. La filosofia, invece, - anche tale giudizio può
apparire paradossale - è sterile, cioè non produce un sapere finito, e non deve
produrlo. Essa è come la madre di Socrate, che era una levatrice. Socrate dice infatti
che la filosofia ha questa caratteristica, cioè ha il compito di generare delle forme di
sapere, ma vive in una situazione che per il filosofo può essere imbarazzante, quella del
dubbio, del pensiero che si interroga. Ai filosofi quindi piacciono più le domande che le
risposte. Forse sono un po' masochisti, ma un simile masochismo, tutto sommato, fa bene.
Perché, secondo lei, è necessario ed urgente introdurre l'insegnamento della
filosofia in tutte le scuole d'Europa e del mondo?
Farei una distinzione. La filosofia in molte scuole d'Europa e in molte università del
mondo esiste, sia come facoltà, sia, ad esempio, in certe nazioni come esame di filosofia
obbligatorio. Quello che è più urgente in Italia è introdurre linsegnamento della
filosofia allinterno della scuola media superiore, a tutti i livelli, perché questa
rappresenta la fase in cui i giovani sono sempre alla ricerca di un orizzonte di
comprensione delle cose; in questa fase critica della loro vita, in cui l'angoscia per
l'orientamento nell'esistenza e la ricerca di senso si fanno più grandi, la filosofia
giunge opportuna: è il momento in cui si lega a dei bisogni che sono propri di una
particolare età. Naturalmente ciò vale anche per l'università, in un'epoca come la
nostra in cui lo specialismo è una necessità e in cui talvolta i mezzi di comunicazione
di massa, accanto agli ottimi servizi che rendono in termini di informazione, fanno anche
tanta "televisione o radio-spazzatura", come si dice, e diffondono tante
banalità o invitano spesso a fuggire dalle responsabilità della vita, che fermarsi un
momento a riflettere certamente non fa male.
Professor Bodei, qual è la filosofia comune, dominante in Occidente e quale deve
essere oggi l'impegno dei filosofi?
Io non credo che l'Occidente abbia una filosofia dominante. Dai tempi di Machiavelli in
poi, l'Occidente - come diceva Machiavelli in Dellarte della guerra - è
caratterizzato dal fatto che esiste, almeno nel caso dell'Europa, una grande quantità di
Stati, come in nessun altro continente. Così come esistono tanti Stati, continuano ad
esistere tante mentalità e quindi tante filosofie. Sono oggi certamente filosofie che
hanno più incidenza o che sono più alla moda di altre. Ad esempio, una filosofia molto
importante è l'ermeneutica perché rappresenta il tentativo di comprendere le differenze,
che ha superato una tradizione molto radicata ossia quella della dialettica, della logica
delle contraddizioni.
Oggi si ritiene che le contraddizioni non creino necessariamente sviluppo e che
esistano, usando termini un po' tecnici,ma precisi, forme di sviluppo senza contraddizione
e forme di contraddizione senza sviluppo. Quindi l'ermeneutica è il tentativo di capirsi,
ma essa rischia di avere degli elementi di debolezza, poiché implica un modo di mettersi
d'accordo che sfiora l'indifferenza: io ti lascio le tue opinioni, se tu mi lasci le mie.
Invece, il ritorno, anche attraverso la ripresa della tradizione classica, delle grandi
filosofie, che sono una decina in tutta la sua storia e vanno da Platone, Aristotele,
Spinoza, fino all'idealismo tedesco, permette di riconnettersi con un modo di pensare che,
una volta rinnovato, ci permetterebbe, probabilmente anche oggi, di non essere così
rinunciatari, di non avere una filosofia che alza bandiera bianca. E questo vale
soprattutto in una situazione in cui il mondo sta diventando sempre più piccolo.
Non è vero che il mondo è unificato, le grandi culture mondiali hanno appena iniziato
a conoscersi e soprattutto oggi risorgono una grande quantità di pregiudizi e di
tribalismi. Quindi, poter esercitare un pensiero che abbia la natura del comprendere
insieme tutti gli uomini per farsi comprendere, pur sapendo che questa comprensione è in
cammino, e non cosa già fatta, mi sembra che sia importante non solo per i filosofi.
Cosa pensa della diffusione della filosofia attraverso la televisione e attraverso i
mezzi di comunicazione di massa?
Il problema non è che i mezzi di comunicazione di massa siano di per se stessi
cattivi, anzi sono ottimi e offrono delle opportunità che in precedenza non ci saremmo
mai sognati di avere. La televisione, ad esempio, e prima ancora la radio, è una sorta di
finestra aperta sul mondo. Anzi, con la moltiplicazione dei canali, con i sistemi
satellitari noi siamo interconnessi potenzialmente con tutto il mondo in una rete di
comunicazioni istantanee. Quindi la nostra è una "casa" che ha tantissime
finestre aperte su ogni parte del globo. La filosofia può, attraverso la televisione,
dimostrare con un linguaggio chiaro, con concetti piani, che non è vero che non pensare
sia riposante, che faccia bene alla salute, perché anche pensare, moderatamente, senza
strafare, riflettere, è un riflettere a beneficio della filosofia, che non sa che cosa in
realtà sia, e a beneficio di noi stessi.
I filosofi in fondo hanno questa caratteristica: pensano le stesse cose che pensano gli
altri uomini, sentono, sperimentano la vita di tutti i giorni, ma con delle tecniche, con
degli approfondimenti che gli altri spesso, non per loro volontà, non hanno il tempo di
perseguire. Quindi la filosofia - sebbene intesa in questo senso sia una forma di
riflessione non specialistica o, se vogliamo usare un paradosso, lo "specialismo
dell'universale" - è lo specialismo del tirare fuori dal pensiero di tutti gli
uomini quello che in loro è latente, consiste nel dare forma alle loro aspettative,
limare e strutturare i loro pensieri, giustificare i loro valori.
Quindi, Professor Bodei, lei vede una funzione guida della filosofia oggi?
Non è che la filosofia trascini il mondo e possa rovesciare il mondo - non dico
nemmeno "ahimè!": il mondo è governato da forze molto più dure, e spesso
molto meno ragionevoli, della filosofia. La filosofia deve capire perché certe cose
avvengono, aiutarci a comprendere e soprattutto a resistere a quella che potrebbe sembrare
una "prepotenza delle cose". La filosofia ci può aiutare ma non ci può
salvare. Sarebbe infatti pretendere troppo; nemmeno le religioni oggi credono veramente
che simili miracoli avvengano. La filosofia rappresenta una "forza debole" nel
senso che dovrebbe essere quella forza che agisce di più, ma invece, ahimè, è quella
che socialmente incontra le maggiori resistenze. Finché non si sgombreranno certi
interessi troppo potenti, finché soprattutto la vita resterà per milioni e miliardi di
persone insicura, ragionare come si fosse in un circolo di amici o di filosofi che non
hanno preoccupazioni sarà un lusso per pochi. Ma non è detto che questo lusso per pochi
non possa servire come anticipazione di una vita possibile per molti.
Professor Bodei, secondo lei, una videocassetta può avere lo stesso contenuto
filologico di un testo scritto?
Lo ritengo senz'altro possibile. Una volta si diceva che scripta manent, verba
volant, "gli scritti rimangono, le parole volano", ma oggi, con le
videocassette e la possibilità di ritornare indietro nel nastro attraverso opportuni e
diffusi strumenti, si ha, soprattutto con l'aggiunta dell'immagine, la stessa possibilità
di meditare sulla parola parlata che si ha mediante la lettura di un libro: si può quindi
avere unaccuratezza filologica tanto con le cassette quanto con i libri. Vorrei
aggiungere che probabilmente questa è anche una questione di abitudini. Noi siamo
abituati a vedere dei segnetti, delle "zampe di gallina" nere sul fondo della
pagina bianca e la mancanza di immagine è un vantaggio, perché ci abitua a pensare senza
un supporto visivo. Se però disponiamo anche dellaccompagnamento delle immagini
ciò non rappresenta necessariamente un fatto negativo.
E poi le cassette non sono altro che l'avanguardia di una serie di nuove tecnologie,
che possono essere sviluppate, e peraltro sono sono già, a beneficio della filosofia,. Mi
riferisco ai compact disc, i CD Rom, che contengono in un solo disco, che si può
"leggere" come quelli musicali, una grandissima quantità di informazioni: oggi,
per nostra fortuna, non abbiamo allora più bisogno di cercarle in un numero enorme di
volumi. Faccio un esempio: è già disponibile un prodotto informatico, un compact disc, a
prezzi relativamente bassi, in cui si trova tutta la letteratura greca, compresa quella
filosofica, da Omero, o dalle prime testimonianze scritte della cultura greca, fino a
tutto il mondo bizantino; questo strumento sostituisce centinaia di volumi, fa risparmiare
quindi moltissimo spazio (non cè infatti bisogno di comprare le librerie,
eccetera).
Oltre alla cassetta audio, mezzi come le videocassette oppure i CD Rom rappresentano
allora un grande vantaggio per lo studio e la diffusione della cultura. Probabilmente noi
avremo una sala, nei nostri studi, non più riempita di libri, che peraltro rischiano di
sfondare i pavimenti o di invadere le case: vi sarà un solo armadietto in cui
praticamente quasi tutto lo scibile umano verrà concentrato in pochi centimetri quadrati:
se si vuole esagerare, in alcuni metri quadrati, si potrà addirittura avere una
biblioteca grande come quella del Congresso di Washington.