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Conversazione con Remo Bodei

Sergio Marotta


Questa intervista è tratta dall’Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche, un’opera realizzata da Rai-educational in collaborazione con l’Istituto italiano per gli studi filosofici e con il patrocinio dell’Unesco, del Presidente della Repubblica Italiana, del Segretario Generale del Consiglio d’Europa.

L'obiettivo è quello di diffondere nel mondo, tramite le nuove forme d’espressione e comunicazione sociale consentite oggi dalla tecnica, la conoscenza della filosofia nel suo svolgimento storico e nei termini vivi della cultura contemporanea.

Per ulteriori informazioni potete visitare il sito Internet: www.emsf.rai.it

Professor Bodei, qual è l'importanza della filosofia nel mondo d'oggi e cosa distingue la filosofia dalle altre discipline?

Si sente dire spesso che la filosofia non serve a niente, perché dopo 2500 anni di discussioni non ha prodotto nessun risultato definitivo e concreto: alla filosofia si contrappone la marcia trionfale della scienza, lo splendore delle arti o le promesse di felicità delle religioni. Si potrebbe però obiettare immediatamente che anche la salute, ad esempio, o la musica di Mozart, non servono a niente. Quindi il significato e l'importanza della filosofia risiedono altrove, in diversi aspetti della nostra civiltà.

In primo luogo, la filosofia ha generato la maggior parte delle scienze, le quali ritornano ad essa nei momenti di svolta teorici, nei momenti di difficoltà. In secondo luogo, la filosofia ha prodotto quelle forme di razionalità e di spirito critico senza le quali noi saremmo più esposti alla prepotenza degli integralismi dogmatici, alla violenza delle istituzioni, che non credono di aver bisogno di giustificarsi, e alle banalità manipolate o spontanee che circolano continuamente. In terzo luogo, la filosofia ha avuto il merito di essere, e di continuare ad essere, un laboratorio in cui concetti e valori vengono collaudati, sperimentati osservando la loro "tenuta" rispetto alla discussione che si svolge nell'intera società. Quindi la filosofia ha il senso di creare in un mondo che cambia continuamente, nelle generazioni che si susseguono, nelle mentalità che si incontrano, lo spirito della ricerca critica, della vigilanza e persino del dubbio.

Dovremmo, per capire l'importanza della filosofia, immaginarci che non sia mai esistita e vedere cosa di diverso ci sarebbe stato. Perciò la filosofia non è certamente in contrasto con la scienza o con la tecnica, non è in concorrenza con esse, anche perché la scienza e la tecnica cercano dei risultati che hanno delle utilità, le quali sono molto grandi, ma sempre specifiche. La filosofia, invece, - anche tale giudizio può apparire paradossale - è sterile, cioè non produce un sapere finito, e non deve produrlo. Essa è come la madre di Socrate, che era una levatrice. Socrate dice infatti che la filosofia ha questa caratteristica, cioè ha il compito di generare delle forme di sapere, ma vive in una situazione che per il filosofo può essere imbarazzante, quella del dubbio, del pensiero che si interroga. Ai filosofi quindi piacciono più le domande che le risposte. Forse sono un po' masochisti, ma un simile masochismo, tutto sommato, fa bene.

 

Perché, secondo lei, è necessario ed urgente introdurre l'insegnamento della filosofia in tutte le scuole d'Europa e del mondo?

Farei una distinzione. La filosofia in molte scuole d'Europa e in molte università del mondo esiste, sia come facoltà, sia, ad esempio, in certe nazioni come esame di filosofia obbligatorio. Quello che è più urgente in Italia è introdurre l’insegnamento della filosofia all’interno della scuola media superiore, a tutti i livelli, perché questa rappresenta la fase in cui i giovani sono sempre alla ricerca di un orizzonte di comprensione delle cose; in questa fase critica della loro vita, in cui l'angoscia per l'orientamento nell'esistenza e la ricerca di senso si fanno più grandi, la filosofia giunge opportuna: è il momento in cui si lega a dei bisogni che sono propri di una particolare età. Naturalmente ciò vale anche per l'università, in un'epoca come la nostra in cui lo specialismo è una necessità e in cui talvolta i mezzi di comunicazione di massa, accanto agli ottimi servizi che rendono in termini di informazione, fanno anche tanta "televisione o radio-spazzatura", come si dice, e diffondono tante banalità o invitano spesso a fuggire dalle responsabilità della vita, che fermarsi un momento a riflettere certamente non fa male.

 

Professor Bodei, qual è la filosofia comune, dominante in Occidente e quale deve essere oggi l'impegno dei filosofi?

Io non credo che l'Occidente abbia una filosofia dominante. Dai tempi di Machiavelli in poi, l'Occidente - come diceva Machiavelli in Dell’arte della guerra - è caratterizzato dal fatto che esiste, almeno nel caso dell'Europa, una grande quantità di Stati, come in nessun altro continente. Così come esistono tanti Stati, continuano ad esistere tante mentalità e quindi tante filosofie. Sono oggi certamente filosofie che hanno più incidenza o che sono più alla moda di altre. Ad esempio, una filosofia molto importante è l'ermeneutica perché rappresenta il tentativo di comprendere le differenze, che ha superato una tradizione molto radicata ossia quella della dialettica, della logica delle contraddizioni.

Oggi si ritiene che le contraddizioni non creino necessariamente sviluppo e che esistano, usando termini un po' tecnici,ma precisi, forme di sviluppo senza contraddizione e forme di contraddizione senza sviluppo. Quindi l'ermeneutica è il tentativo di capirsi, ma essa rischia di avere degli elementi di debolezza, poiché implica un modo di mettersi d'accordo che sfiora l'indifferenza: io ti lascio le tue opinioni, se tu mi lasci le mie. Invece, il ritorno, anche attraverso la ripresa della tradizione classica, delle grandi filosofie, che sono una decina in tutta la sua storia e vanno da Platone, Aristotele, Spinoza, fino all'idealismo tedesco, permette di riconnettersi con un modo di pensare che, una volta rinnovato, ci permetterebbe, probabilmente anche oggi, di non essere così rinunciatari, di non avere una filosofia che alza bandiera bianca. E questo vale soprattutto in una situazione in cui il mondo sta diventando sempre più piccolo.

Non è vero che il mondo è unificato, le grandi culture mondiali hanno appena iniziato a conoscersi e soprattutto oggi risorgono una grande quantità di pregiudizi e di tribalismi. Quindi, poter esercitare un pensiero che abbia la natura del comprendere insieme tutti gli uomini per farsi comprendere, pur sapendo che questa comprensione è in cammino, e non cosa già fatta, mi sembra che sia importante non solo per i filosofi.

 

Cosa pensa della diffusione della filosofia attraverso la televisione e attraverso i mezzi di comunicazione di massa?

Il problema non è che i mezzi di comunicazione di massa siano di per se stessi cattivi, anzi sono ottimi e offrono delle opportunità che in precedenza non ci saremmo mai sognati di avere. La televisione, ad esempio, e prima ancora la radio, è una sorta di finestra aperta sul mondo. Anzi, con la moltiplicazione dei canali, con i sistemi satellitari noi siamo interconnessi potenzialmente con tutto il mondo in una rete di comunicazioni istantanee. Quindi la nostra è una "casa" che ha tantissime finestre aperte su ogni parte del globo. La filosofia può, attraverso la televisione, dimostrare con un linguaggio chiaro, con concetti piani, che non è vero che non pensare sia riposante, che faccia bene alla salute, perché anche pensare, moderatamente, senza strafare, riflettere, è un riflettere a beneficio della filosofia, che non sa che cosa in realtà sia, e a beneficio di noi stessi.

I filosofi in fondo hanno questa caratteristica: pensano le stesse cose che pensano gli altri uomini, sentono, sperimentano la vita di tutti i giorni, ma con delle tecniche, con degli approfondimenti che gli altri spesso, non per loro volontà, non hanno il tempo di perseguire. Quindi la filosofia - sebbene intesa in questo senso sia una forma di riflessione non specialistica o, se vogliamo usare un paradosso, lo "specialismo dell'universale" - è lo specialismo del tirare fuori dal pensiero di tutti gli uomini quello che in loro è latente, consiste nel dare forma alle loro aspettative, limare e strutturare i loro pensieri, giustificare i loro valori.

 

Quindi, Professor Bodei, lei vede una funzione guida della filosofia oggi?

Non è che la filosofia trascini il mondo e possa rovesciare il mondo - non dico nemmeno "ahimè!": il mondo è governato da forze molto più dure, e spesso molto meno ragionevoli, della filosofia. La filosofia deve capire perché certe cose avvengono, aiutarci a comprendere e soprattutto a resistere a quella che potrebbe sembrare una "prepotenza delle cose". La filosofia ci può aiutare ma non ci può salvare. Sarebbe infatti pretendere troppo; nemmeno le religioni oggi credono veramente che simili miracoli avvengano. La filosofia rappresenta una "forza debole" nel senso che dovrebbe essere quella forza che agisce di più, ma invece, ahimè, è quella che socialmente incontra le maggiori resistenze. Finché non si sgombreranno certi interessi troppo potenti, finché soprattutto la vita resterà per milioni e miliardi di persone insicura, ragionare come si fosse in un circolo di amici o di filosofi che non hanno preoccupazioni sarà un lusso per pochi. Ma non è detto che questo lusso per pochi non possa servire come anticipazione di una vita possibile per molti.

 

Professor Bodei, secondo lei, una videocassetta può avere lo stesso contenuto filologico di un testo scritto?

Lo ritengo senz'altro possibile. Una volta si diceva che scripta manent, verba volant, "gli scritti rimangono, le parole volano", ma oggi, con le videocassette e la possibilità di ritornare indietro nel nastro attraverso opportuni e diffusi strumenti, si ha, soprattutto con l'aggiunta dell'immagine, la stessa possibilità di meditare sulla parola parlata che si ha mediante la lettura di un libro: si può quindi avere un’accuratezza filologica tanto con le cassette quanto con i libri. Vorrei aggiungere che probabilmente questa è anche una questione di abitudini. Noi siamo abituati a vedere dei segnetti, delle "zampe di gallina" nere sul fondo della pagina bianca e la mancanza di immagine è un vantaggio, perché ci abitua a pensare senza un supporto visivo. Se però disponiamo anche dell’accompagnamento delle immagini ciò non rappresenta necessariamente un fatto negativo.

E poi le cassette non sono altro che l'avanguardia di una serie di nuove tecnologie, che possono essere sviluppate, e peraltro sono sono già, a beneficio della filosofia,. Mi riferisco ai compact disc, i CD Rom, che contengono in un solo disco, che si può "leggere" come quelli musicali, una grandissima quantità di informazioni: oggi, per nostra fortuna, non abbiamo allora più bisogno di cercarle in un numero enorme di volumi. Faccio un esempio: è già disponibile un prodotto informatico, un compact disc, a prezzi relativamente bassi, in cui si trova tutta la letteratura greca, compresa quella filosofica, da Omero, o dalle prime testimonianze scritte della cultura greca, fino a tutto il mondo bizantino; questo strumento sostituisce centinaia di volumi, fa risparmiare quindi moltissimo spazio (non c’è infatti bisogno di comprare le librerie, eccetera).

Oltre alla cassetta audio, mezzi come le videocassette oppure i CD Rom rappresentano allora un grande vantaggio per lo studio e la diffusione della cultura. Probabilmente noi avremo una sala, nei nostri studi, non più riempita di libri, che peraltro rischiano di sfondare i pavimenti o di invadere le case: vi sarà un solo armadietto in cui praticamente quasi tutto lo scibile umano verrà concentrato in pochi centimetri quadrati: se si vuole esagerare, in alcuni metri quadrati, si potrà addirittura avere una biblioteca grande come quella del Congresso di Washington.

 

 

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