Con l'inizio delle prossima
serie di regate della Louis Vuitton Cup previsto appena per il 2 dicembre, un nuovo
periodo di tregua e' sceso a placare gli animi scossi da un Round Robin 2 particolarmente
turbolento, segnato da turbolenze atmosferiche, problemi tecnici e contestazioni delle
decisioni della giuria.
Le condizioni meteorologiche sono state spesso avverse, con venti
nordorientali in eccesso di 20 nodi e mari agitati. Questi fattori sono stati addotti a
giustificazione dei numerosi problemi tecnici che hanno afflitto la flotta degli sfidanti,
culminati nel clamoroso cedimento di USA 53, la barca del team Young America costretta al
ritiro dalle crepe strutturali indotte nello scafo dalle onde. Ma e' lecito cercare
scusanti, in casi come questo? Che il clima della Nuova Zelanda sia quantomeno variabile
non e' un segreto per nessuno, cosi' come non lo è il fatto che l'Hauraki Gulf sia aperto
ai venti nordorientali, che non sono affatto infrequenti ne' in primavera ne' in estate.
E non sara' certo un caso il fatto che il team neozelandese detentore
dell'America's Cup si sia assicurato con largo anticipo i servizi esclusivi dell'americano
Bob Rice, meteorologo di indiscussa autorita' internazionale e direttamente impegnato
nelle maggiori competizioni veliche in ogni parte del mondo. Questione di budget, certo,
ma anche di organizzazione e di gestione ottimale delle risorse. Le parole di Peter Blake,
neozelandese ed esperto conoscitore delle condizioni meteorologiche del suo paese, sono
illuminanti al proposito: "E' solo da quando Rice e' arrivato qui che abbiamo
iniziato a guardare all'Hauraki Gulf nel dettaglio, e abbiamo iniziato a capire che posto
affascinante sia".
I servizi giornalistici e televisivi neozelandesi, ora piu' familiari
con le problematiche peculiari a questo tipo di competizione, si adattano dando prova di
un maggiore rigore. Non si tira ad esempio piu' in ballo la fortuna, come era costume nei
primi tempi, per spiegare l'impressionante serie di vittorie di Luna Rossa, molte delle
quali determinate da cedimenti tecnici nell'attrezzatura degli avversari. Ci si inizia a
rendere conto, insomma, che in una regata spietata quale la Louis Vuitton Cup, con decine
di prove disputate nell'arco di alcuni mesi e piu' volte ripetute contro i medesimi
avversari, i problemi tecnici sono il frutto di un'inaccurata preparazione e di una
mancanza di previsione piuttosto che di sorteavversa.
Non meno delicati i problemi che si e' trovata a dover fronteggiare la
giuria, fatta segno di critiche dopo la controversa assegnazione di un punto a Young
America come ricompensa per la mancata concessione di un rinvio della partenza, richiesto
per riparare un problema all'albero. Il rinvio andava accordato, riconosceva la giuria in
un secondo momento, concedendo apologeticamente un punto agli americani, che non avevano
potuto disputare la regata, suscitando pero' in tal modo le ire degli altri concorrenti.
Peccato che, a un successivo esame dei filmati, si udisse un membro dell'equipaggio
esclamare testualmente: "Non possiamo regatare cosi'! Se spingiamo la barca e' la
fine! Dov'e' quella crepa? We're dead! We're done!".

Lungi dall'avere un limitato problema all'albero, Young America, sembra
alle prese con nuove crepe allo scafo, non avrebbe regatato comunque. E se lo avesse
fatto, cio' sarebbe probabilmente stato a esclusivo beneficio delle riprese televisive,
felici di poter mostrare una nuova versione dello show "banana boat" della
famigerata USA 53.
Nel frattempo, a Auckland continua la frenetica lotta contro il tempo
per completare le strutture edilizie prima dell'inizio dell'America's Cup in febbraio. Le
palazzine residenziali a terra sono ancora un soggetto a rischio, ma il nuovo marina per
superyacht sembra iniziare a dare i suoi frutti. Sue Foley, manager del Cup Village, si
aspetta la visita di almeno 65 superyacht, imbarcazioni di almeno 15 metri di lunghezza e
almeno 20 miliardi di costo iniziale. Ci sono i 10 milioni di lire che in media i
proprietari di ognuna di queste imbarcazioni spendono giornalmente, ma ci sono anche le
prospettive di estendere i guadagni ad altri settori dell'economia neozelandese,
dall'industria prettamente turistica a quella cantieristica.
Non sono molti i cantieri di altissima qualita' in Nuova Zelanda, ma
dalla loro parte hanno un costo orario della manodopera pari alla meta' di quello europeo.
E giustamente hanno puntato a una clientela internazionale d'elite capace d'indurre
commesse costanti e piena occupazione. La creazione del supermarina di Auckland, uno dei
migliori del Pacifico meridionale - ricordiamo che la quasi totalita' delle imbarcazioni
da diporto durante i mesi estivi fugge dai tropici per evitare le stagione dei cicloni -
dovrebbe essere un nuovo passo in questa direzione.
Lascia invece piu' perplessi la febbre da superyacht che da Auckland si
e' contagiosamente diffusa agli altri porti della costa neozelandese. Rob MacIntyre,
manager di Totally Wellington Tourism ossessionato dai bilanci, prevede flussi di denaro
indotti dall'arrivo dei superyacht a Wellington: "Queste sono persone capaci fare
entrare nelle casse della capitale 20.000 dollari (quasi 20 milioni di lire) in un solo
giorno di shopping!". Sara', ma nessuno capisce bene perche' un superyacht dovrebbe
lasciare il comodo ormeggio nel clima subtropicale di Auckland per andare a infilarsi a
Wellington e nello Stretto di Cook, notoriamente uno dei posti piu' tempestosi del mondo,
dove anche d'estate non e' infrequente regatare in venti di 50 nodi.
Ma l'ottimismo e' una malattia endemica in questa parte del mondo, se
anche a Lyttelton, nel Sud dell'Isola del Sud, il nuovo marina si aspetta visitatori dal
temperato Nord. Mark Truscott, direttore del marina, gia' intravede nobili visitatori nel
fascinoso ma dimesso vecchio porto commerciale: "Gia' che saranno arrivati fino alla
Nuova Zelanda, immagino che alcuni di loro vorranno fare la circumnavigazione. Per
imbarcazioni di quelle dimensioni e' facile; sarebbe un gran viaggio e fermarsi a
Lyttelton diventerebbe una scelta logica". Sara'. Qualcun altro, piu' saggiamente,
pensa che dopo la sosta a Auckland i superyacht saranno ben lieti di far vela verso la
Gold Coast e Sydney 2000.
Ricordiamo che, sulle venti regate finora disputate, Luna Rossa conduce con 19 vittorie
e 46 punti. Seguono America True, 14 vittorie e 38 punti, e Stars & Stripes, 13
vittorie e 36,5 punti. Il Round Robin 3 si svolgera' dal 2 al 12 dicembre, con nove punti
in palio per ogni regata. I primi sei sfidanti si qualificheranno per le semi-finali, che
si disputeranno dal 2 all'11 gennaio 2000.