Caffe' Europa
Attualita'



Sinistra e mercato

Franco Morganti


Pierre Mauroy, presidente dell’Internazionale socialista, ha dato a Stefano Cingolani che lo intervistava per il Corriere della Sera (v. 8 novembre) questa lapidaria risposta: "La giustizia, la soppressione delle ineguaglianze, un benessere diffuso: questi sono e restano i segni distintivi del socialismo. Il mercato non è un valore, semmai uno strumento". Lo stesso discorso è affiorato nel vertice di Firenze fra i leader del centro-sinistra mondiale e, guarda caso, ad opera di Jospin. Io credo che questo tipo di riflessione sia alla base della scarsa credibilità di una certa sinistra (francese, italiana) nel proporsi al governo di paesi di capitalismo avanzato. Perché in fondo, in questo paradigma, si ritrova la vecchia distinzione marxiana fra sfruttati e sfruttatori, adatta forse per un capitalismo di metà Ottocento, ma inadatta a interpretare la società odierna.

Il mercato, in realtà, come ho cercato di dire in un ormai remoto "Lettere da vicino" pubblicato da Einaudi, deve essere visto anche dalla sinistra come un valore, perché più si avvicina alla perfezione e più rappresenta il "luogo dell’uguaglianza", almeno per quanto riguarda la parità dei punti di partenza, che non è "ugualitarismo" di maniera. Una grande lezione ci è venuta in questi giorni dagli Stati Uniti dove, in nome di una legge varata nel 1890 a tutela della concorrenza e dei consumatori (Sherman Act), un giudice della corte federale non si è fermato di fronte alla potenza di Microsoft, una società che capitalizza 500 miliardi di dollari, la più alta al mondo, e l’ha messa in stato d’accusa per danni alle altre imprese e ai consumatori.

Per capire questo, però, la sinistra dovrebbe cessare di interpretare le esigenze dei soli lavoratori, che fra l’altro, almeno per quanto riguarda quelli dipendenti e quelli pensionati, sono ormai lungi dal rappresentare la classe degli sfruttati, per capire che i suoi nuovi referenti sociali potrebbero essere proprio i produttori, vittime delle continue insidie monopolistiche e oligopolistiche e soprattutto i consumatori, che ormai si avviano a diventare la vera categoria degli sfruttati di oggi.

Sappiamo infatti che i grandi media vendono "audience" ai loro clienti pubblicitari, cioè vendono proprio il pubblico dei consumatori, trattati come merce, come nell’Ottocento la merce in vendita erano i lavoratori. Anche quando vengono vendute le grandi società di "utilities" (telefonia, elettricità, acqua, gas) in pratica si vendono i loro elenchi-clienti, cioè i consumatori.

Si tratta di un grande salto di qualità, dello stesso ordine di grandezza di quello di Bad Godesberg, quando la socialdemocrazia tedesca abbandonò la palingenesi marxiana. Purtroppo la sinistra, come ha ricordato recentemente anche Veltroni, quando parla di scuola, pensa spesso agli insegnanti e al personale non docente, più che agli studenti e ai genitori. Quando parla di ferrovie, pensa ai ferrovieri. Quando parla di poste, pensa ai postini. Quando parla di sanità pensa ai medici e paramedici. Il salto di qualità è quello di pensare essenzialmente ai cittadini come fruitori di servizi e come consumatori, da proteggere contro le insidie limitatrici della concorrenza, che spesso provengono proprio dalle categorie stesse che erogano servizi: le stesse insidie che preoccupano i piccoli e medi produttori.

Se capirà questo, dovrà cessare di intrattenere un colloquio privilegiato coi grandi gruppi finanziari e industriali e dovrà cessare, se al governo, di interporsi nelle scelte e nelle alleanze di questi gruppi fra loro e con altri. Oggi anche l’Italia dispone di un corpo significativo di Autorità indipendenti, in vari campi, alle quali è affidato il compito di sorvegliare i mercati perché siano rispettate le regole della concorrenza, nell’interesse dei consumatori. Difendere la loro indipendenza e rafforzare il loro ruolo dovrebbe essere compito essenziale dei governi, cosa che finora non si è particolarmente vista. Nelle audizioni in parlamento sembra, al contrario, che le Autorità compaiano come imputati. Come non capire che sarebbe proprio la destra, spesso rappresentante diretta di gruppi monopolistici o oligopolistici (basta pensare alle televisioni), ad avere difficoltà nell’interpretare questa missione? Certo è più facile organizzare ferrovieri e paramedici piuttosto che viaggiatori o pazienti: ma al voto ci vanno tutti e questi ultimi sono i più numerosi.

 

Vi e' piaciuto questo articolo? Avete dei commenti da fare? Scriveteci il vostro punto di vista cliccando qui

Archivio Attualita'

 


homearchivio sezionearchivio
Copyright © Caffe' Europa 1999

Home | Rassegna italiana | Rassegna estera | Editoriale | Attualita' | Dossier | Reset Online | Libri | Cinema | Costume | Posta del cuore | Immagini | Nuovi media | Archivi | A domicilio | Scriveteci | Chi siamo