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Come far nascere la sinistra globale

Antonio Carioti


Il vertice di Firenze tra i capi di Stato e di governo appartenenti all'area della sinistra ha avuto un prologo venerdì 19, sempre nella città di Dante e Machiavelli, per iniziativa della rivista "Reset", dell'Istituto Gramsci toscano e del Gruppo parlamentare socialista al Parlamento Europeo. In un'ampia sala del Palaffari colma fino all'orlo, con numerose persone costrette a rimanere in piedi, si sono confrontate a viso aperto voci italiane e straniere su un tema complesso e spinoso: "Politica in cerca d'anima - Le risposte della sinistra europea alla globalizzazione".

Erano rappresentate varie tendenze della grande famiglia progressista. Lo storico Paul Ginsborg e il sociologo Anthony Giddens, stretto consigliere di Tony Blair, hanno portato, con sfumature diverse, il contributo del mondo anglosassone. Joaquin Almunia, leader del Psoe spagnolo, ha parlato a nome dell'unico grande partito socialista europeo oggi all'opposizione, dopo aver governato ininterrottamente a Madrid per ben 14 anni. Il segretario dei Ds Walter Veltroni e il leader della Cgil Sergio Cofferati hanno messo in campo due visioni politiche per alcuni versi convergenti e per altri in tensione tra loro, com'è inevitabile nel contesto di una sinistra fortemente pluralista come quella italiana.

L'incontro è stato brevemente introdotto da Vittoria Franco, presidente dell'Istituto Gramsci toscano, che ha sottolineato come la sinistra debba oggi trovare strumenti diversi per realizzare i suoi obiettivi di sempre: "Senza una nuova coerenza fra valori e comportamenti concreti - ha osservato - sarà impossibile restituire autorevolezza alla politica".

Ha quindi preso la parola il conduttore del dibattito Giancarlo Bosetti, direttore di "Reset" e "Caffè Europa". A suo parere la sinistra incontra notevoli difficoltà nel ridefinire i tratti della propria identità, poiché si trova ad affrontare trasformazioni sociali che esaltano le istanze individuali a scapito di quelle collettive.

"Attualmente - ha notato Bosetti - i governi tendono a chiedere ai cittadini maggiori assunzioni di responsabilità in molteplici campi, a partire dal lavoro e dal Welfare. Un processo che è in parte un aspetto dell'ondata neoliberista, ma può offrire opportunità preziose anche alle forze di matrice socialista. Purtroppo in Italia il dibattito culturale a sinistra è molto indietro, per via dell'attenzione prioritaria rivolta alle questioni istituzionali, ma anche dei personalismi e delle sterili contrapposizioni di formule cui assistiamo quotidianamente. E' appunto così che la politica rischia di perdere l'anima".

Si è quindi entrati nel vivo della discussione con Paul Ginsborg, uno studioso britannico che vive da tempo nel nostro Paese, al quale ha dedicato diverse opere storiche. Il suo è stato un intervento denso di interrogativi, con toni a tratti piuttosto pessimistici. "Di fronte ai processi in atto manchiamo di strumenti analitici - ha ammesso - e manca anche la voglia della politica di rispondere alle questioni che tali novità sollecitano".

"Un primo trend preoccupante - ha sostenuto Ginsborg - riguarda la crescente concentrazione del potere economico, che i governi non riescono a regolare. Nel campo cruciale dell'informazione come in molti altri settori, il controllo di mezzi enormi si trova ormai in pochissime mani. In senso opposto, si assiste però a un'estensione della democrazia politica. Sono sempre più numerosi i paesi in cui il diritto di cittadinanza viene riconosciuto a tutti, superando le discriminazioni di razza, di classe, di genere, di opinione".

"Sarebbe però un errore - ha proseguito lo storico inglese - credere che la marcia in avanti della democrazia sia irreversibile. Mercato e libertà politica sono indubbiamente collegati, ma non procedono certo in modo perfettamente simmetrico. E questo divario può comportare gravi pericoli".

Ginsborg ha quindi trattato il problema dei rapporti tra cittadino e pubblica amministrazione, in cui si manifestano due tendenze di fondo. "Da una parte si combatte lo statalismo con il dinamismo manageriale, cercando di far funzionare scuole e ospedali come se fossero imprese. Dall'altra si punta a razionalizzare uffici e servizi, istituendo una serie di controlli ramificati volti ad aumentare il tasso di efficienza delle amministrazioni. In Italia, grazie all'opera di Sabino Cassese e Franco Bassanini, si sono fatti passi importanti per mettere l'apparato statale al servizio dei cittadini, ma mi pare che oggi il processo si sia un po' bloccato, soprattutto per via dell'ostruzionismo esercitato dalla burocrazia".

Infine Ginsborg ha invitato a non mitizzare la cosiddetta società civile. "Purtroppo le associazioni spontanee - ha affermato - sono spesso caratterizzate da inesperienza e ignoranza politica, per cui vanno avanti con enorme fatica. Spetta ai partiti promuovere la partecipazione dei cittadini, aiutarli a crescere e ad impegnarsi, anche in forme e in momenti diversi, nel corso della loro vita. Oggi la sinistra appare assente rispetto a questo compito: si tratta di una lacuna terribile che necessita di essere colmata".

E' stata poi la volta di Sergio Cofferati, che ha esordito contestando l'idea che oggi sia necessario sottrarre agli individui ciò che era stato concesso loro attraverso i meccanismi di tutela dello Stato sociale. "Non si tratta di togliere - ha detto - ma di dare diversamente. Quando si è costretti a cambiamenti profondi, occorre realizzarli mantenendo saldo il rapporto con i cittadini e i lavoratori. E' possibile affrontare la sfida del mutamento solo se c'è chiarezza sui valori e sulle differenze tra destra e sinistra".

Cofferati ha quindi denunciato la scarsa attenzione che oggi si presta al valore sociale del lavoro e alla natura risarcitoria che deve comunque conservare il sistema del Welfare. "Certamente oggi lo Stato sociale - ha dichiarato - deve in primo luogo creare occasioni per i giovani, ma non può venir meno l'attenzione alle generazioni anziane, i cui sacrifici sono stati essenziali per raggiungere gli attuali livelli di benessere. Se va perduto questo elemento di solidarietà, si compromette la coesione sociale, con conseguenze disastrose".

Un altro tema posto dal leader della Cgil è stato quello della qualità dello sviluppo e del lavoro. "Bisogna fare in modo che il talento delle persone sia valorizzato, che la loro personalità non sia schiacciata dalla macchina produttiva. Anche la distinzione corrente tra outsider e insider non può fare riferimento solo all'inclusione nel mondo del lavoro. Un giovane laureato disoccupato, che ha consapevolezza e strumenti culturali, si trova nel complesso in condizioni migliori di un suo coetaneo che magari ha trovato un impiego a 16 anni, ma svolge mansioni dequalificate e frustranti".

A Cofferati sta molto a cuore anche il nodo dei diritti individuali e collettivi. "Da una parte - ha argomentato - non si può pensare che le nuove forme atipiche di lavoro comportino la scomparsa di ogni diritto e quindi la condanna irrevocabile dei giovani all'incertezza e alla precarietà. Dall'altra bisogna chiarire che la libertà non riguarda solo i singoli ma anche le associazioni, prima fra tutte il sindacato. Se non si garantisce il diritto di rappresentanza, la tutela del lavoratore viene sacrificata in maniera intollerabile".

Il segretario generale della Cgil ha chiuso il suo intervento con un invito alla trasparenza e al coinvolgimento della gente nelle scelte. "Bisogna discutere di più sul merito delle questioni ed occorre una maggiore coerenza nei comportamenti. Si può cambiare idea ma è necessario rendere esplicite le ragioni che inducono a farlo. Non solo la politica deve recuperare l'anima, ma deve trattarsi anche di un'anima visibile".

Joaquin Almunia, candidato premier dei socialisti spagnoli alle elezioni legislative del prossimo marzo, ha notato che le forze socialdemocratiche sono riuscite a ottenere in Europa notevoli successi elettorali, ma ciò non ha comportato affatto il rovesciamento di un clima culturale che vede l'egemonia del pensiero liberale. "Si tratta dunque di vedere - ha sostenuto - se i recenti successi dei partiti appartenenti al Pse sono solo una parentesi o hanno radici solide nelle società europee".

"La stessa espansione della democrazia nel mondo dopo la caduta del Muro - ha aggiunto Almunia - presenta aspetti contraddittori, poiché in diversi paesi dell'Est e dell'America Latina si manifestano minacce autoritarie. Ma soprattutto la globalizzazione mette in difficoltà le socialdemocrazie, poiché produce nello spazio politico della sinistra fratture profonde, che è difficile ricomporre in un credibile progetto di governo. Né si può far conto su una maggioranza sociale di sinistra, perché siamo di fronte a una enorme frammentazione delle classi".

Secondo il leader socialista spagnolo questo coacervo di problemi impone inevitabilmente alla sinistra di rivedere i suoi strumenti, tradizionali, a cominciare dallo Stato nazionale, che mostra ogni giorno di più la sua inadeguatezza. Poi bisogna assumere il valore della flessibilità anche nel mercato del lavoro, combattere i monopoli parassitari, tutelare di più i consumatori e gli utenti dei servizi".

Ma l'urgenza più pressante, ha concluso Almunia, è garantire l'autonomia della politica: "I governi non possono apparire subalterni a poteri non legittimati dal suffragio popolare, come quelli dei grandi gruppi economici e dei mass media. Se la gente avverte questo, perde fiducia nelle istituzioni e si astiene dal voto. Alla destra il declino della partecipazione politica non interessa, ma alla sinistra deve assolutamente interessare".

Walter Veltroni, segretario dei Ds, ha portato nella discussione una nota di speranza. "Questo secolo, nonostante tanti orrori, si chiude con un bilancio positivo per la sinistra democratica. Negli ultimi 25 anni molte dittature sono scomparse, in Europa e in America Latina, per non parlare del Sudafrica. E la caduta del Muro di Berlino non ha soltanto sancito la fine dell'esperienza comunista, ma ha dispiegato possibilità inedite per una sinistra liberata dalla gabbia di dogmi obsoleti".

"Tuttavia la fine delle ideologie - ha proseguito Veltroni - non implica affatto l'appannamento delle differenze. Occorre anzi far emergere con forza, soprattutto qui in Italia, l'asprezza del conflitto con la destra, perché senza uno scontro limpido la politica muore".

Il leader dei Ds ha quindi indicato alcune priorità per l'azione della sinistra. "La prima cosa che mi viene in mente - ha detto - è la lotta contro la miseria, che conduce ogni anno alla morte per fame milioni di bambini. Giudico indispensabile, a questo proposito, cancellare il debito estero dei paesi più poveri. Poi ci sono i diritti umani. Poi c'è la lotta contro l'esclusione sociale assai diffusa anche qui in Occidente, che esige un impegno straordinario sul terreno dell'istruzione".

"La destra - ha sostenuto Veltroni - ritiene che ogni problema possa risolversi spontaneamente grazie alla crescita economica, ma non è così. Ci vogliono regole per governare lo sviluppo, per fare in modo che ricchi e poveri, nella corsa della vita, partano dagli stessi blocchi di partenza".

Il leader di Botteghe Oscure ha quindi ricordato di aver previsto, tra vari "sorrisini" di compatimento, che con la vittoria di Clinton in America si sarebbe aperto un nuovo ciclo progressista. "I fatti - ha proseguito - mi hanno dato ragione come dimostrano i dati sulla riduzione della povertà e della disoccupazione negli Stati Uniti. Clinton ha dimostrato che la sinistra non s'identifica più con la spesa facile e la depressione economica".

In conclusione Veltroni si è soffermato sulla situazione italiana. "Il governo - ha detto - sta lavorando in maniera proficua, ma le condizioni politiche si sono fatte difficili. L'unico modo di superare i presenti ostacoli è concludere la transizione verso una democrazia compiuta, in cui sia affidato direttamente ai cittadini il compito di scegliere il governo del Paese".

Anthony Giddens, creatore della famosa formula della "terza via" di cui tanto si discute nell'ambito del socialismo europeo, ha messo in rilievo innanzitutto un dato contraddittorio. I partiti socialisti sono al governo nella quasi totalità dei paesi europei, ma in realtà il livello medio del consenso di cui dispongono si ferma al 29 per cento. "E' una posizione strutturale difficile - ha notato - perché alla sinistra manca un sostegno elettorale stabile".

In sintonia con Veltroni, lo studioso inglese ha lodato i risultati ottenuti dall'amministrazione Clinton, sottolineando che negli Usa si è capovolta una tendenza all'aumento delle diseguaglianze che durava da circa 25 anni. "Tutti i gruppi etnici hanno guadagnato reddito, compresi neri e ispanici".

"Tale esperienza - ha proseguito Giddens - dimostra che alzare le tasse e gonfiare il deficit pubblico non serve a combattere l'emarginazione e a ridurre le sperequazioni sociali. Non è quindi con le politiche auspicate dalla sinistra tradizionale, quella rappresentata in Germania da Oskar Lafontaine, che si può attuare un'efficace difesa dei più deboli".

Secondo il consigliere di Blair, i socialisti devono proporsi di chiudere un ciclo di circa vent'anni durante il quale la politica è stata paralizzata dal neoliberismo. "Se lo sviluppo spontaneo del mercato è l'unica forza che fa avanzare il mondo, gli eletti dal popolo non possono che assecondarlo passivamente. Ma il compito della sinistra è al contrario assicurare un governo attivo della società, che valorizzi il ruolo delle istituzioni pubbliche".

"L'obiettivo - ha spiegato Giddens - deve essere la creazione di un nuovo equilibrio tra principi guida della sinistra, funzionamento del mercato, esigenze della società civile. Solo così si possono affrontare problemi come il degrado dell'ambiente, la criminalità, l'immigrazione. Occorre liberare i cittadini dall'ansia che li attanaglia, favorire l'integrazione dei lavoratori stranieri, combattere il razzismo".

Quindi lo studioso britannico ha ridimensionato la portata del dissidio fra la terza via del New Labour di Blair e la visione del premier francese Lionel Jospin, ritenuta da molti piuttosto conservatrice e dirigista. "In realtà - ha puntualizzato Giddens - entrambi i leader perseguono le pari opportunità, l'aumento degli investimenti in infrastrutture, un nuovo contratto sociale. Per i laburisti come per i socialisti francesi, diritti e responsabilità dei cittadini devono andare di pari passo".

Infine il teorico della terza via ha affrontato il tema della globalizzazione, esortando a prenderla sul serio. "Servono istituzioni - ha affermato Giddens - che consentano un governo transnazionale per valorizzare gli aspetti benefici della mondializzazione e lanciare una guerra globale alla povertà. Alla destra tutto ciò non importa, alla sinistra sì. Perché solo governando le grandi trasformazioni economiche e culturali sarà possibile realizzare il sogno di un mondo più giusto. E solo un forte slancio di idealismo può restituire un'anima alla politica".



 

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