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La Fenice risorge sul Web

Paola Damiani


Molti teatri d'opera, patrimonio del mondo, vivono a loro agio nella Rete. I visitatori annullano le distanze geografiche e possono curiosare fra le memorie, acquistare i biglietti per gli spettacoli, ascoltare musica dagli archivi. Ma per il Teatro La Fenice di Venezia il sito è il luogo dell'esistenza reale. La sua sontuosa scatola vive solo lì.

Il teatro, quello vero, è bruciato in poche ore la notte del 29 gennaio 1996. Era già accaduto nel 1836 e la rapidità e lo sfarzo con cui venne ricostruito erano saliti all'altezza di quel nome, in cui era custodito il segreto del morire e rinascere. Oggi, nonostante il progresso, le tecniche e la solidarietà di molti, il teatro non è ancora risorto dalle ceneri per ragioni tutte italiane. Fra i gruppi di imprese concorrenti all'opera di ricostruzione è scoppiata una controversia che ha bloccato i lavori e dopo una lunga pausa improduttiva proprio in questi giorni il Consiglio di Stato avrà il compito di emettere una sentenza che sblocchi la situzione.

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La vita e la memoria di questo teatro, ma anche le speranze e i progetti per il suo futuro, sono espressi nel sito (web.tin.it/la_fenice) e tradiscono l'orgoglio e il forte spirito d'appartenenza che un teatro ispira in chi vi lavora. Non cercate immagini dell'incendio all'interno del sito perché non ce ne sono. Racconta Fulvio Taddei, ideatore e responsabile del sito, che "è stata una scelta voluta al momento del debutto in Rete, nel gennaio1997. Non volevamo offrire ancora allo sguardo a volte compassionevole a volte vouyeristico del mondo quelle rovine. Il nostro intento è quello di esprimere una grande vitalità e capacità di reagire". Lo spettacolo dei ruderi era troppo doloroso per chi il teatro lo ha conosciuto splendido e che oggi deve lavorare con impegno per mantenerne la qualità e il prestigio. Per chi non ha mai visitato il teatro, insieme alla storia dell'edificio, è disponibile un itinerario fotografico che restituisce l'atmosfera che creava la sua presenza nella città.

Un'altra scelta significativa della volontà di tenere viva, ma anche consapevole e critica, l'attenzione sulle vicende del teatro è la scelta dei responsabili del sito di offrire ai lettori una completa rassegna stampa nazionale su tutto quanto è stato scritto sul "caso Fenice" in questi anni come "strumento di lavoro e guida indispensabile".

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Ora La Fenice vive nella realtà offrendo i suoi spettacoli sotto un tendone. Il Palafenice non ha le stesse qualità del vecchio teatro ed è piazzato in uno dei posti più stranianti di tutta Venezia, l'isola del Tronchetto, un gigantesco e cementizio parcheggio dove transitano fiumi di turisti. Ma gli organizzatori del teatro hanno fatto di necessità virtù. Dice ancora Taddei che uno degli argomenti che interessano di più i quasi 500.000 visitatori del sito è la biblioteca dove sono presenti i programmi di sala e fra questi alcuni dei recenti allestimenti.

Al Palafenice vengono allestite opere di raro ascolto, che non necessitano di organici strabordanti o di complessi apparati scenici e che i teatri in piena efficienza trascurano. Si esegue molta musica contemporanea com'è nella tradizione di un teatro che ha ospitato negli ultimi cinquant'anni la prima de Le carriera di un libertino di Igor Stravinskij, di Allez-hop di Luciano Berio diIntolleranza 1960 di Luigi Nono o Einstein on the beach di Philip Glass.

In attesa del ritorno del teatro "com' era e dove era" , il bisogno di luoghi di spettacolo per una città come Venezia ha spinto ad accelerare un altro importante recupero, quello del Teatro Malibran che sarà a disposizione de La Fenice fra un anno.

Ma la vita virtuale del teatro subirà un'accelerazione fra poco più di un mese quando sarà possibile, con il sistema MP3, accedere al suo archivio sonoro con la garanzia di una qualità di ascolto indispensabile per la musica colta. E allora per La Fenice si tratterà di un vero ritorno.


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