Caffe' Europa
Attualita'



Aspettando Luna Rossa

Piero Tassinari

 

Sembra essere il destino della Coppa America quello di alternare momenti di fenomenale eccitazione a pause di riflessione e recupero delle forze in cui, tutto ad un tratto, sembra che piu' nulla si muova. E cio' non vale solo per gli equipaggi e i team direttamente coinvolti, ma soprattutto per il pubblico, il cui livello di attenzione subisce analoghe fluttuazioni. Da poco conclusosi il Round Robin 1, la prima fase della Louis Vuitton Cup da cui sara' designato lo sfidante di Coppa America, anche la copertura delle regate da parte dei media neozelandesi soffre di un momento di stanca.

La vita procede invece a pieno ritmo lungo le banchine del Downtown di Auckland, il centro commerciale e direzionale a ridosso del vecchio porto, dove si nota un'attivita' edilizia quantomeno insolita. La tipica intraprendenza neozelandese, la famigerata "kiwi ingenuity", non ci ha infatti messo molto a fare piazza pulita dei vecchi magazzini del porto commerciale per sostituirli con un ambizioso progetto di riqualificazione della zona comprensivo di marina per superyacht e appartamenti con vista mare, ambitissimi in una nazione di ville unifamiliari.

Dopo qualche protesta, sembrano per ora tacere le polemiche seguite alla mancata partecipazione del comune di Auckland al progetto: i proventi della gestione del complesso andranno in massima parte a compagnie private, ma cio' non sembra preoccupare molto una societa' che in nome della privatizzazione non ha esitato in questi ultimi anni a svendere tutto, o quasi. La domanda che ora veramente appassiona l'attenzione pubblica e' piuttosto: ma ce la faranno a terminare le strutture entro gennaio, prima dell'inizio della Coppa America vera e propria?

vela021.jpg (18783 byte)

Giornali e televisione locali non sembrano molto interessati a focalizzare queste tematiche, e a dire il vero in questa fase neppure sembrano molto preoccupati di tenere viva l'attenzione del pubblico sull'evento velico. Poche righe di stampa, o, rispettivamente, qualche secondo di trasmissione, segnano la copertura media giornaliera. Certo, c'e' la concomitanza con il campionato del mondo di rugby e con un altro evento seguito con passione, quello della Melbourne Cup di ippica. Ma c'e' anche la sensazione che le forze in campo e le prospettive degli sfidanti siano ormai delineate, con il team italiano Prada, finora imbattuto, e quello America One visti come netti favoriti.

Il sistema di punteggio segue pero' una logica insidiosa. Ricordiamo infatti che quella che si sta ora giocando e' la Louis Vuitton Cup, disputata tra le imbarcazioni degli undici team che hanno, singolarmente, portato ciascuno la propria sfida al Royal New Zealand Yacht Club, detentore del trofeo dal 1995. La Coppa America e', per tradizione, una sfida tra due, e solo due, imbarcazioni, e la Louis Vuitton Cup e' stata istituita proprio per designare il club che correra' contro l'attuale detentore (defender) nel caso si presentino piu' sfidanti (challenger).

La Louis Vuitton Cup consiste di una serie di match race, cioe' di regate a due, al termine della quale ogni yacht avra' corso piu' volte contro ciascuno degli altri concorrenti. La logica dell'attribuzione del punteggio pero', dicevamo, e' insidiosa, perche' gli yacht vincitori sono premiati in misura geometrica man mano che il calendario delle regate procede. Se nella prima serie, il Round Robin 1, ogni regata portava al vincitore un punto, nel Round Robin 2 i punti saliranno a quattro. E addirittura a nove nel Round Robin 3. Si riparte da zero nelle semifinali e nelle finali, che avranno luogo durante il mese di gennaio.

Il sistema sembra fatto apposta per mettere alla prova i nervi dei concorrenti. Se si aggiunge il fatto che il regolamento consente continue modifiche strutturali alle imbarcazioni, si capisce come la vittoria verra' dalla capacita' di resistere sulla lunga distanza alla tensione e all'impegno crescenti. Una visita all'America's Cup Village chiarisce immediatamente che il gioco e' appena all'inizio, e che ogni pronostico e' al momento azzardato.

vela031.jpg (19048 byte)

Attraversata la parte piu' scintillante del Village di Auckland, quella con i centri informazioni, i superyacht, i caffe', gli appartamenti in costruzione in lotta contro il tempo, il paesaggio non e' molto differente da quello di qualche anno fa. La "Hikinui", la vecchia gru galleggiante in servizio al porto di Auckland, e' sempre quella. Certo, sembra ringiovanita dalla presenza di Young Australia 2000, il giovanissimo team australiano che, a corto di fondi, ha optato per la gru e due container della Hamburg Sud per ospitare barca ed equipaggiamento, ma i piu' cinici fano notare come si rimanga pur sempre nell'ambito del folklore. Piu' oltre, i magazzini delle Simunovich Fisheries sulla sinistra sono rimasti al loro posto, e gli hangar dei team di Coppa America sulla destra non sono poi tanto differenti.

Le misure di sicurezza intorno agli hangar sono pero' ossessive. Dentro, molte delle imbarcazioni sono coperte da teloni. America One: velata. Young America: velata. America True: velata. Prada: velata. Anche NZL32, la barca che vinse la Coppa America 1995 e che oggi e' usata negli allenamenti, e' velata. Le ragioni di Brad Butterworth, tattico di Team New Zealand, nello spiegare le ragioni di tanta segretezza, sono ineccepibili: "Abbiamo passato tre estati qui rompendo un sacco di attrezzatura, cosi' siamo arrivati al punto in cui non si rompe piu' quasi nulla. Tutti gli altri devono attraversare questa fase di apprendimento, che noi non risparmieremo, a nessun costo, a nessuno. Piu' a lungo riesci a mantenere il segreto, piu' difficile e' per gli altri portarsi a bordo questa stessa attrezzatura".

La situazione e' piu' rilassata altrove, con le barche francese e giapponese dagli invasi nudi e le chiglie in bella vista. Per ora, almeno, perche' se i giapponesi hanno un nuovo bulbo o decideranno di apportare modifiche radicali in un secondo momento, nessuno si aspetta da loro il desiderio di spartire con altri il risultato delle loro ricerche. Chi, per adesso, gode maggiormente degli sforzi altrui, sono proprio i neozelandesi, pronti a cogliere ogni particolare degli sfidanti impegnati nelle regate, senza doversi loro stessi esporre. Non pago di cio', Butterworth ammette di aver chiesto ad alcuni sfidanti di correre delle regate non ufficiali di allenamento, ma di aver finora ricevuto solo fermi, e comprensibili, rifiuti. Per ora il team del Royal New Zealand Yacht Squadron dovra' 'accontentarsi' dei video e delle simulazioni al computer.

Il Round Robin 2 ha inizio sabato 6 novembre. Non piu' sul campo di regata ridotto su cui si e' regatato finora , ma su quello definitivo di Coppa America.

 

 

Vi e' piaciuto questo articolo? Avete dei commenti da fare? Scriveteci il vostro punto di vista cliccando qui

Archivio Attualita'

 


homearchivio sezionearchivio
Copyright © Caffe' Europa 1999

Home | Rassegna italiana | Rassegna estera | Editoriale | Attualita' | Dossier | Reset Online | Libri | Cinema | Costume | Posta del cuore | Immagini | Nuovi media | Archivi | A domicilio | Scriveteci | Chi siamo