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Ecco perché la sinistra critica Veltroni

Tommaso Debenedetti


Potete trovare il testo completo della mozione congressuale all'interno del sito dei Ds (www.democraticidisinistra.it)

La sinistra Ds discute la propria mozione congressuale ed invita a parlarne firmatari e non firmatari. In un dibattito svoltosi sabato 30 ottobre a Roma, hanno parlato sia alcuni promotori del documento, Antonio Cantaro, Gloria Buffo ed Anna Finocchiaro, sia, con sfumature ed angolazioni critiche diverse, il direttore di "Reset" Giancarlo Bosetti, il fondatore del "manifesto" Valentino Parlato ed il deputato europeo Bruno Trentin.

"La nostra mozione - ha esordito Cantaro - ha come obbiettivi la ricostruzione di un partito della sinistra, della coalizione riformatrice, e la ridefinizione dei rapporti con il socialismo europeo. Se è assai positivo il fatto che nei Ds si sia cominciato a discutere dell'identità, è invece assai preoccupante il fatto che noi veniamo etichettati come nostalgici del passato, quando nella mozione non ricorrono mai nè il termine comunista, nè il nome del Pci, e ciò perché non sarà il passato il tema del prossimo congresso!"

Un'altra firmataria del documento, Gloria Buffo, ha affermato: "Mi preoccupa molto il fatto che, da quando la nostra mozione è stata presentata, qualcuno ha cominciato a dire che le discussioni interne danneggiano il governo, altri hanno detto che si possono far valere le proprie opinioni solo aggregandosi alla dirigenza del partito. Posizioni come queste sono il segno che nei Ds discutere è ancora molto difficile, mentre noi vogliamo una democrazia delle responsabilità in cui ognuno possa far valere il proprio punto di vista".

Quanto all'idea di una sinistra dei valori, lanciata da Veltroni, la Buffo si dice d'accordo. "Come si fa, però, a combattere la povertà e la fame se non si agisce sulle condizioni che le determinano? E mi pare che Veltroni ignori tale passaggio! Può esistere - s'è chiesta ancora la Buffo - una sinistra dei valori socialmente indistinta, che cioè non metta in questione le grandi tematiche del lavoro e delle libertà?"

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Anna Finocchiaro, ex ministro e ora presidente della Commissione Giustizia della Camera, ha sottolineato la gravità dell'accusa rivolta alla sinistra Ds di essere nostalgica e conservatrice. "Vogliamo capire come oggi si debbano ridefinire il lavoro e i suoi diritti, vogliamo ridiscutere dello Stato sociale, che adesso è più una gabbia di tutele che una garanzia di libertà e opportunità. E poi, auspichiamo un partito come luogo ove si possa discutere e polemizzare, ed una sinistra che marchi in modo ben più netto di come ora accade le proprie differenze rispetto alle destre".

Fra i non firmatari, Giancarlo Bosetti ha espresso simpatia per la mozione, denunciando la propria insoddisfazione nei confronti di una leadership del centro-sinistra che, forse per far dimenticare il vecchio ed onnicomprensivo paternalismo comunista, ha un linguaggio arido e autoreferenziale, e non si preoccupa di comunicare con i propri elettori.

Ciò - secondo Bosetti - è assai grave in un mondo come quello attuale in cui "la crisi della famiglia e il tramonto delle ideologie lasciano l'individuo più solo e dunque più determinato a chiedere alla politica di rappresentarlo, tutelarlo, entusiasmarlo e quasi 'proteggerlo'. La sinistra francese, e soprattutto quella inglese, hanno capito questa esigenza, mentre i dirigenti italiani, con le sole eccezioni di Amato e Cofferati, non vogliono intenderla".

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Più critici Valentino Parlato ("più che una mozione, questo sembra un emendamento per nulla alternativo rispetto alle tesi del segretario") e Bruno Trentin. Quest'ultimo, dopo aver criticato la posizione della sinistra Ds sulla guerra in Kosovo ("in attesa di un mondo migliore, non si poteva lasciar le cose come stavano, con i massacri in corso"), ha sottolineato l'esigenza di fare i conti col passato comunista "per costruire il presente".

Secondo l'ex segretario della Cgil, l'affermazione di Veltroni sull'incompatibilità fra libertà e comunismo "non tiene conto dei travagli attraversati dal movimento comunista e dei suoi momenti di grandezza". Trentin ha citato, a tale proposito, la vicenda di Gramsci, l'esperienza di Di Vittorio e lo "strappo" di Berlinguer. Ed ha concluso: "Si rischia, con tesi come quella di Veltroni, di gettare via il bambino per tenersi parte dell'acqua sporca: è necessario, insomma, pensare alla nostra storia ed evitare di dire che il partito è nato nell'89, se non vogliamo pagare il prezzo tragico di una rimozione!".

 

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