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La polemica sull’”allevamento” del genere umano

Nina Fürstenberg

 


Il filosofo Peter Sloterdijk è diventato nelle ultime settimane la personalità culturale più controversa della scena tedesca. Non solo, infatti, nelle librerie i suoi due ponderosi volumi "Sphären" I e II si vendono come best seller, ma gli intellettuali ne discutono, prevalentemente sulle pagine culturali di tutti i periodici del ramo.

Jürgen Habermas, indignato per la conferenza di Sloterdijk dal titolo "Il parco degli esseri umani - lettera di risposta sull’Umanesimo", è stato il primo a dichiarare guerra al più giovane collega, facendo rispondere ufficialmente il suo allievo Assheuer. Si mormora persino che egli stesso abbia accluso a parti di tale testo di risposta qualche nota di suo pugno. Il filosofo heideggeriano Ernst Tugendhat si è invece schierato con Sloterdijk.

Il "parco degli esseri umani" è stato oggetto di una conferenza tenuta in luglio in occasione di un convegno su Martin Heiddeger; essa tratta di una interpretazione allargata del concetto di Umanesimo, e chiede un "codice delle antropotecniche" , vale a dire una formulazione della tecnica genetica come critica sociale applicata o, come dice egli stesso, "regole per il funzionamento del parco degli esseri umani". Gli si è rimproverato di pretendere che sia un’élite intellettuale ad allevare il genere umano, allo scopo di produrre il nuovo superuomo. Egli si richiama a Nietzsche, ma ammonisce anche che si deve fare attenzione. Egli menziona anche "il gusto di Platone per gli argomenti pericolosi".

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Sloterdijk, noto per il suo linguaggio concettuale immaginoso e sconcertante, ha anche qui messo in atto una provocazione: addomesticamento invece che istruzione, allevamento invece che riproduzione, parco degli esseri umani invece che ambiente; non c’è da meravigliarsi dunque che lo si accusi di "retorica fascista" e persino di propaganda razzista di stampo nazionalsocialista. Il testo incompleto è circolato alla velocità del vento, causando anche false interpretazioni. Solo la settimana scorsa la ZEIT ha pubblicato il testo completo.

Ma chi è Peter Sloterdijk? È nato nel 1947 a Karlsruhe, Germania, la stessa cita’ dove ora insegna filosofia all’Università, mentre a Vienna è docente alla Kunstakademie. Alle sue opere più note appartiene la "Critica della ragione critica" (1983), i cui tre ponderosi volumi sono stati tradotti anche in italiano.

Sloterdijk si definisce un teorico dello "spazio umano", concetto che definisce più precisamente in un’intervista: " Per spazio umano non si deve intendere niente altro che un’isola nello spazio del non-umano." In "Sphären" egli cerca di raccontare ex novo la storia del divenire umano e dell’umanità. Con figure concettuali come bolle, sfere e globi come simboli del tutto - di quella rotondità infinita, ma anche suddivisa e circoscritta che gli esseri umani abitano, nella misura in cui riesce loro di diventare esseri umani.

Nel parco degli esseri umani, Sloterdijk riprende l’esigenza heiddegeriana di un’essenza umana al di là dell’Umanesimo. E’ ormai finita, secondo il filosofo delle "sfere", l’epoca di un Umanesimo come modello per la scuola e la cultura, dato che l’illusione che le grandi strutture politiche ed economiche possano essere organizzate in base al modello della società letteraria, governata da una élite non regge più. Che cosa la debba sostituire è l’argomento della ricerca di Sloterdijk, che non manchera’ di far discutere al di fuori dei confini tedeschi, entro i quali è rimasto finora circoscritto.

(traduzione dal tedesco di Laura Bocci)


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