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Manifesto per un buon uso delle biotecnologie

Carlo Alberto Redi, Silvia Garagna e Maurizio Zuccotti

 


Il seguente documento, elaborato da studiosi dell'Università di Pavia e sottoscritto da diverse personalità del mondo scientifico, intende promuovere un approccio positivo al tema delle biotecnologie, in risposta agli allarmi di cui si sono fatti portatori intellettuali come Dario Fo, Umberto Eco, Dacia Maraini. Lo pubblichiamo come contributo al dibattito, ripromettendoci di tornare più ampiamente sull'argomento nei prossimi numeri di "Caffè Europa". Chi volesse aderire al manifesto può rivolgersi al seguente indirizzo e-mail: zuccotti@unipv.it.

Le biotecnologie rappresentano una delle frontiere più promettenti della scienza contemporanea, in grado di fornire all'umanità nuove opportunita' per combattere le malattie e la denutrizione, e per allargare gli orizzonti della nostra conoscenza dei sistemi viventi. Al tempo stesso, queste tecniche implicano delle incognite e dei rischi per l'ambiente e la salute umana. Sono in particolare le biotecnologie applicate alle cellule germinali animali e vegetali a rappresentare una delle frontiere più promettenti e insieme piu' temute. Per sfruttarne appieno le potenzialità e limitarne gli effetti indesiderati è necessaria una corretta informazione, che rifugga tanto da interessati trionfalismi quanto da catastrofismi irresponsabili.

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La sperimentazione biotecnologica sulle cellule germinali sta diventando imprescindibile per competere a livello internazionale nell'indagine sulle basi molecolari e cellulari della vita, ovvero per studiare il differenziamento cellulare e la morfogenesi, il controllo dell'espressione genica, la comunicazione intra e intercellulare, la biologia cellulare del cancro, la determinazione delle predisposizioni genetiche per le malattie comuni, le basi molecolari dell'attività dei farmaci, nonché per rendere più efficienti le strategie di modificazione genetica di animali e dipiante, per studiare sperimentalmente le malattie e la terapiagenica.

Le nuove tecniche stanno trovando importanti ricadute economiche e sociali e potrebbero contribuire in modo straordinario a migliorare la qualità dell'ambiente e della salute, soprattutto per le popolazioni dei paesi in via di sviluppo. Senza adeguati investimenti pubblici e privati nella ricerca di base si corre seriamente il rischio di non sfruttare il potenziale delle biotecnologie, ovvero di perdere la capacita' di interpretare i risultati raggiunti dagli altri paesi.

Le biotecnologie applicate alla creazione di organismi animali e vegetali geneticamente modificati e al controllo della loro riproduzione rappresentano un progresso conoscitivo e tecnico che sarebbe irragionevole contrastare pregiudizialmente, inoltre potrebbero svolgere un ruolo propulsivo per l'innovazione (in termini sia di produzione di beni ad alto valore aggiunto sia di occupazione). Tuttavia la loro utilizzazione sta sollevando crescenti riserve etiche a livello di opinione pubblica, in quanto si teme che possano condurre ad abusi contrari alla dignità umana o possano produrre gravi danni all'ambiente. Anche se è normale che le prime reazioni nei riguardi di tecnologie nuove, e che soprattutto implicano livelli più avanzati di responsabilità individuale e collettiva, siano di forte preoccupazione per i rischi e i possibili abusi, proprio la storia delle biotecnologie mostra come questi timori siano stati esagerati, e come tali esagerazioni abbiano favorito in passato pregiudizi antiscientifici e comportato ritardi nel metter mano a regole efficaci e durature.

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E' quindi indispensabile che il Parlamento ed il Governo promuovano una efficace azione di alfabetizzazione scientifica sulle potenzialità e i rischi delle biotecnologie, in modo da creare un confronto aperto e democratico per sviluppare delle normative che indirizzino verso una buona pratica di impiego delle biotecnologie, mirata al progresso scientifico e al benessere della umanità tutta, in grado di tutelare i diritti individuali ed evitare qualsiasi discriminazione sociale, rispettosa dell'ambiente e della biodiversità, nonché capace di valorizzare le ricadute economiche in termini sia di prospettive di sviluppo imprenditoriale, sia di nuove opportunità lavorative, sia per coniugare i valori del mercato con quelli di una etica della salute mondiale.

Al manifesto proposto da Carlo Alberto Redi, Silvia Garagna (Laboratorio di Biologia dello Sviluppo, Universita' degli Studi di Pavia) e Maurizio Zuccotti (Istituto di Istologia ed Embriologia Generale, Universita' degli Studi di Parma) hanno aderito Francesco Amaldi, Enrico Bellone, Edoardo Boncinelli, Umberto Bottazzini, Piero Bianucci, Ranieri Cancedda, Ernesto Capanna, Ivan Cavicchi, Luigi Luca Cavalli Sforza, Alessandro Coda, Pietro Corsi, Gilberto Corbellini, Riccardo Chiaberge, Giuliano d'Agnolo, Romano Dallai, Luigi de Carli, Pino Donghi, Sergio Dompe', Silvio Garattini, Giulio Giorello, Maria Gabriella Romanini, Alberto Mantovani, Armando Massarenti, Giovanni Maria Pace, Umberto di Porzio, Tullio Regge, Pier Luigi Sacco, Aurelia Sargentini, Enrico Solcia, Mario Stefanelli, Franco Voltaggio.

 

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