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I viaggi da intraprendere



Maria Teresa Cinanni

Natale al mare o in montagna? C'è un'altra alternativa: l'Andalusia. Città, mare e montagna insieme, armonicamente fusi in un'alternanza di colori e paesaggi che mutano repentinamente in pochi chilometri e trasportano il viaggiatore in una dimensione priva di spazio e di tempo. Basta lasciarsi cullare dall'atmosfera di questa terra, dove convivono passato e presente: le sovrapposizioni gotico-barocche di Siviglia, il silenzioso mondo arabo della caotica Granata, le alte vette imbiancate della vicina Sierra Nevada.

Prima tappa Siviglia: l'imponente Cattedrale (la terza più grande del mondo). Armatevi di coraggio: si impiegano almeno tre ore per visitarla! Non dimenticate di salire in cima alla Giralda, l'alto campanile da cui si gode un'ottima vista della città. Diverso l'ambiente dell'Alcazar che, in un attimo, vi trasporta nel lontano Oriente con le sue innumerevoli stanze, i suoi giardini labirintici (in uno di questi sembra che Carlo V si divertisse a rincorrere le fanciulle, precedentemente rinchiuse a loro insaputa), le alcove. Da qui alla mondana Piazza di Spagna (una piazza chiusa da un imponente edificio circolare), poi a Piazza San Salvador, una piccola Campo dei Fiori spagnola, dove i ragazzi del posto si riuniscono per bere, suonare e divertirsi all'aperto.

Dalla storia al futuro con un rapido giro per le avveniristiche costruzioni dell'Expo, oramai semi abbandonate, e poi giù verso i quartieri popolari, dove la prima sensazione è quella di aver sbagliato città: sembra di essere ai quartieri spagnoli (non a caso!) di Napoli. Moltissime le chiese gotiche disseminate lungo il breve tragitto.


Altra visita obbligata: Granada! Qui l'indeterminatezza e i contrasti regnano sovrani. Il primo impatto è quella di una grande città: traffico, luci, tangenziale, un'infinità di pub e ristoranti, ma è sufficiente imboccare la prima strada secondaria per trovarsi in un altro luogo. Quartieri vicini, a due passi dal centro, che vivono una vita propria, come fossero paesi, addirittura etnie differenti accostate casualmente tra loro, ma ben armonizzate: il quartiere arabo, o il barrio de la Juderia, lo stesso centro città, con le sue chiese barocche, piene di fronzoli e decorazioni (San Jan de Dios è emblematica: tutto oro e luccichii) alternate a chioschi spogli e lineari (basti vedere San Geronimo).

Domina su tutto l'Alhambra (dall'arabo: città rossa), luogo fortificato posto su un'altura (in alcuni punti si raggiungono gli 800 metri d'altezza), un'imponente costruzione araba, "rimaneggiata" da Carlo V. Manca soltanto il fischiettio dell'incantatore di serpenti e l'immedesimazione con l'Oriente lontano sarebbe totale. Cupole, volte, alte finestre e straordinari giochi di luce e colori rigorosamente calcolati, trasportano il visitatore in una realtà differente, da dove la vita caotica della città sottostante sembra soltanto un miraggio. E questa atmosfera incantata si stende sull'intera Granata, dove tra i turisti in fila dinanzi a un centro commerciale o in un bar del centro si insinua con naturalezza un cantastorie multilingue o un giovane lustrascarpe.

Dove gustare degli ottimi piatti andalusi (oltre, ovviamente, le numerose "tapas" o spuntini previsti durante il giorno):
Siviglia: tutto il quartiere ebraico, in particolar modo il "Rincon de Pepe"
Granata: ottime le "Cerveterie" nei pressi della Plaza Nueva e i piccoli locali, poco turistici, del quartiere arabo.

Raffaele Oriani

Ho grande ammirazione per la lingua inglese, per la Cnn, e anche per Mc Donald’s: per chi insomma riesce a percorrere il mondo come un piano orizzontale e a far finta che non ci siano barriere di sorta a dividere monaci tibetani, tangueros argentini o pubblicitari di Mannhattan. Io però resto in Europa: me la percorro in lungo e in largo e cerco di conquistarne un boccone alla volta, buttando giù pareti quasi sempre solo mentali per allargare i confini di casa mia. Per le feste di Natale, quindi, consiglio a tutti di muoversi verso l’ala nord del nostro immenso condominio continentale: troverete poca luce ma grande splendore architettonico, nelle più classiche varianti gotiche, barocche o art nouveau.


Dico nord e penso al Mar Baltico, o meglio a quelle che fino a qualche tempo fa venivano chiamate le tre repubbliche baltiche: a Riga in Lettonia non perdetevi i meravigliosi concerti d’organo della cattedrale protestante, a Tallin in Estonia gli affascinanti, misterici riti della basilica ortodossa, a Vilnius in Lituania non dimenticate di alzare gli occhi al cielo: solo così potrete perdere la testa tra le cento guglie barocche della città. In Lituania e Lettonia farete fatica a distinguere la lingua autoctona dal russo parlato dalla corposa minoranza etnica, che a Riga si fa addirittura maggioranza piuttosto netta. In Estonia farete invece conoscenza con una delle lingue più difficili del globo: 14 casi usati regolarmente, un ingorgo di consonanti e vocali allungatissime, un vero rompicapo quando si tratta di leggere un cartello, ma una piacevole melodia quando la lingua si fa vivace conversazione. Sono paesi pieni di bellezza e carichi di una storia tormentata e affascinante: a Natale, a Pasqua o a ferragosto meritano sicuramente un viaggio.

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