Finalmente il vero Berlusconi
Edoardo Novelli
Appena finita la sigla di chiusura è venuto giù di tutto: proteste,
lamentele, perfide e sottili ironie. Politici, giornalisti,
opinionisti, e persino consiglieri di amministrazione della Rai, hanno
unanimemente alzato il dito contro Bruno Vespa per la conduzione della
puntata di Porta a Porta che è già entrata nella storia del
costume come quella delle cartine geografiche, dei pennarelli, dei
cento trafori.
La puntata, che ha molti è parsa una trionfale passerella televisiva
del leader del Polo, complice un giornalista compiacente e
compiaciuto, dal punto di vista del rapporto fra strumento televisivo
e comunicazione politica è invece un episodio degno di molta più
attenzione e considerazione. Infatti abbiamo assistito ad una rottura
nel tradizionale meccanismo di rappresentazione della politica in
televisione, una innovazione rispetto alle regole di un genere
piuttosto consolidato e non così solito a cambiamenti e sorprese.
Le polemiche sono sicuramente giuste se si ragiona in termini di
indipendenza del giornalista, del suo ruolo di contraddittorio, della
sua imparzialità, concetti e valori sacrosanti soprattutto in
relazione alla delicatezza del mestiere e del palco in questione, ma
assolutamente immotivate se si crede che compito della televisione
alle prese con chi è candidato a diventare il prossimo Presidente del
Consiglio sia anche e, perché no?, soprattutto, di farlo vedere, di
farlo conoscere agli italiani.

Ebbene, se si è anche solo in parte d'accordo su questa idea, Bruno
Vespa nella puntata incriminata ha reso a tutti noi un servizio di
altissimo valore, degno di una grande emittente pubblica, mostrando
agli italiani un Silvio Berlusconi come nessuno lo aveva mai visto. Un
Berlusconi sicuramente molto più vero di quello che appare nei suoi
spot o di quello che le telecamere ci mostrano quando il giornalista
di turno, convinto di svolgere al meglio la propria missione, lo
"inchioda" a parlare di riforme istituzionali, di
democrazia, di alleanze politiche, terreni che non gli sono propri e
che, sebbene sia in grado padroneggiarli televisivamente, sicuramente
non sente e non vive in prima persona.
Cinquant'anni di riflessioni sulle specificità del mezzo televisivo,
sulla sua forza emotiva, sulle sue capacità di parlare all'occhio
più che all'orecchio, ci hanno spiegato come la tevisione sia un
media particolare, tutt'altro che logico e razionale e per questo poco
idoneo per confrontare programmi, confutare tesi, controbattere
opinioni, smontare dichiarazioni, in una parola sconfiggere in maniera
argomentata e razionale l'avversario politico. E cinquanta anni di
programmi da Blob al Grande Fratello, dalla tragedia di
Vermicino alla tribuna muta di Pannella, dalla fuga di O.J. Simpson a
Campanile sera, stanno a confermarlo.
Berlusconi, lo sappiamo molto bene, è un leader con una formazione
assolutamente anomala, un tycoon nostrano nel quale convivono
liberismo sfrenato e populismo estremo, una visione iperpolitica della
vita, tutta organizzata in cordate, lobby, gruppi di appartenenza,
assieme a un disprezzo estremo della politica ufficiale, delle sue
forme e, soprattutto, dei suoi rappresentanti. Proprio per questa sua
atipicità o anomalia, se si preferisce, il vero Berlusconi non pulsa
sugli argomenti tradizionali della politica, nella quale ha sempre
ammesso di essere stato trascinato ad entrare per salvare l'Italia o,
a detta dei più malevoli, se stesso; ma non per questo, da animale
televisivo quale è, va in crisi, né lo si mette in difficoltà
facendogli domande sull'affidabilità della sua coalizione con l'ex
nemico Bossi, sulla sua opinione da divorziato sulla sacralità della
famiglia, sulla sua visione da cristiano del concetto di solidarietà
e accoglienza del prossimo. Senza esitazioni, replicherà con la
risposta già pronta e magari anche già provata.
L'altra sera invece siamo rimasti tutti incollati a guardare la
puntata di Porta a Porta perché assistevamo a qualcosa
di anomalo per la politica italiana (ve lo immaginate Andreotti che
disegna dove vuole far passare i binari delle nuove tratte ferroviarie
o dove perforare le Alpi, spingendosi sino all'imprudenza di
dichiararne spese e costi?), e al contempo meravigliosamente vero. E
dal video, si sa, queste cose "passano". Era quello il vero
Silvio Berlusconi, l'imprenditore d'Italia, eccitato mentre snocciola
i fantastiliardi, mentre impugna il pennarello come un laser e divide,
unisce, scompone l'Italia.
Un Berlusconi che può sicuramente aver esercitato un gran fascino su
molti italiani, soprattutto coloro che, non avendo la cultura
cinematografica di molti di noi (Veltroni in primis), non hanno colto
analogie e riferimenti ad Amici miei o ad altri capisaldi della
commedia all'italiana, soggiacendo così al fascino di una fruizione
ingenua del programma. Ma che a molti altri ha ricordato in pieno quel
signore fotografato alcuni anni fa alle Bermude mentre in mutandoni
bianchi e maglietta capitanava un manipolo di direttori generali e
amministratori delegati delle sue aziende.
La televisione è stata inventata per mostrare, che poi si possa
cercare di utilizzarla per dimostrare è, questo si, ancora tutto da
dimostrare. Bruno Vespa l'altra sera ci ha mostrato nel bene o nel
male il vero Silvio Berlusconi. Qualcuno ne sarà rimasto ammaliato,
qualcun altro orripilato, in ogni caso, grazie, compiaciuto e
compiacente Vespa.
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