Il rospo grigio
Quintorigo con Antonia Anania
Guardinga e ammiccante, difficile e sinuosa, aggressiva e morbida,
ironica e malinconica, la musica dei Quintorigo vive di ossimori nei
testi e nella musica. La sua forza sta nella voce, anzi nelle voci di
John De Leo, nel fiato di Valentino Bianchi, che suona tromba, sax
tenore, contralto e soprano, nelle corde e negli archetti di Gionata e
Andrea Costa, e Stefano Ricci, che suonano rispettivamente
violoncello, violino e contrabbasso.
Con i loro strumenti classici da bravi diplomati al Conservatorio,
questi allegri e giovani emiliani-romagnoli shakerano tutti i tipi di
suoni, tutti i generi musicali: classico, rock, jazz, punk, reggae,
funk, blues, grunge… I violini possono diventare chitarre elettriche
dai suoni distorti, o ritornare alle loro sonorità originarie, John
De Leo modula la sua voce creandone altre mille, da quella di Paperino
o della strega cattiva, a quella del più baritonale attore di prosa.
E’ un continuo gioco vocale e musicale il cui risultato ha l’effetto
di un’aspirina effervescente, o di una piacevole esplosione. E
questo si avverte sia ascoltando i dischi che assistendo a un concerto
live del quintetto. I testi sono zeppi di poesia, letteratura,
parodie, omaggi e citazioni letterario-musicali, sospensioni,
stranezze, sensazioni e sentimenti contrastanti, di sussurri e urla e
sono sempre al di là dei luoghi comuni, della cosiddetta opinione
pubblica.
Sono passati pochi anni dai loro inizi e i Quintorigo sono diventati
un’insolita, imprevedibile e originale realtà del mondo musicale
italiano. Arezzo Wave nel 98, Premio Tenco per la miglior opera prima
nel 99, Premio della critica a Sanremo sempre nel 99 per la canzone
“Rospo” (che dà il titolo anche al loro primo CD), adesso alla
fine del 2000 arrivano con il loro nuovo e secondo CD “Grigio” e
con un tour nei club.
Il rospo del 99 dunque è diventato grigio, ma ha mantenuto tutte le
sue caratteristiche, anzi le ha ampliate, migliorate e sviluppate.
Oltre alle canzoni originali, non mancano le cover rivedute e
reinterpretate e se in “Rospo” si omaggiava David Bowie, qui si fa
lo stesso con i Deep Purple e ancora si suonano “Opening Credits”
e “Nola vocals” della colonna sonora di “Lola Darling” di
Spike Lee.
Vi consigliamo di ascoltare “Grigio”, anche più volte, perché è
un disco difficile in alcuni punti (e questo è positivo) e di
assistere a un concerto del gruppo, perché crediamo che non ve ne
pentirete. Nel frattempo ci facciamo raccontare le novità e togliere
alcune curiosità sui Quintorigo dal fiato Valentino Bianchi, proprio
nel giorno del suo ventiseiesimo compleanno, il 28 Novembre.

Com’è nato il nome Quintorigo?
Quando ancora eravamo agli inizi ci iscrivemmo a un concorso e non
avevamo ancora un nome. Allora ci siamo seduti a un tavolino di fronte
a cinque birre e abbiamo cominciato a sparare nomi a caso; così è
venuta fuori la parola “quintorigo” che non ha un senso ben
preciso ma suona bene e racconta che siamo in cinque così come cinque
sono le linee del rigo musicale, il pentagramma.
Facciamo finta che io non abbia ascoltato il nuovo CD: quali sono
le caratteristiche di “Grigio”?
Innanzitutto l’origine del nuovo CD è diversa da quella del
primo, che riassumeva i quattro anni di lavoro che corrono tra la
nascita del gruppo e la nostra apparizione al festival di Sanremo. “Grigio”
è stato scritto nel giro di qualche mese contemporaneamente ai
concerti. Malgrado la velocità, noi pensiamo che comunque questo
lavoro sia più maturo del primo. Dal punto di vista tecnico i brani
sono suonati e registrati meglio, avendo noi acquisito più esperienza
di studio e live. Anche nei brani, forse c’è più maturità, ci
sono canzoni più “semplici”, anche più orecchiabili, ma non
commerciali. L’aspetto della sperimentazione, che contraddistingue
la nostra filosofia di lavoro, si è spinto ancora oltre, usando
effetti strani, quelli tipici della chitarra elettrica come il
distorsore e il wha-wha.
Perché vi piace sperimentare?
Perché a nostro avviso un musicista del terzo millennio si trova
dietro di sé un patrimonio musicale vastissimo che va dalla musica
classica alla musica contemporanea del Novecento, al jazz, a tutte le
espressioni del rock e del pop, che noi abbiamo il dovere di
conoscere. Il nostro intento è cercare di riassumerle nel nostro
lavoro in cui ci sono sicuramente la musica classica e sicuramente il
jazz, con una forte componente anche rock e riferimenti alla musica
pop. Sin da quando il gruppo è nato abbiamo voluto guardare la musica
a 360 gradi, cogliere ciò che di buono c’è stato nel passato, e
non solo quello di 20 o 30 anni fa ma di secoli addietro: i nostri
concerti infatti si aprono con un brano di musica classica (n.d.r. “La
danza delle sciabole” di Aram Khachaturian) e si chiudono
attualmente con una cover dei Deep Purple, un riassunto di tutta la
storia della musica occidentale.
Ci sono parole chiave per capire questo nuovo lavoro?
Oltre a ‘sperimentazione’, un’altra parola è ‘ironia’, che
è anche il nostro atteggiamento esistenziale. Anche se a volte
possiamo esser presi per musicisti colti o pretenziosi, in realtà
agiamo sempre con ironia e autoironia: per chi viene a un nostro
spettacolo live sicuramente questo aspetto non passa
inosservato. Ci piace comunque divertirci e divertire il nostro
pubblico e anche quando suoniamo un brano apparentemente serio o
impegnato, abbiamo comunque un sorriso sotto i baffi, proprio perché
crediamo che la vita vada vissuta in questo modo e che l’arte debba
sottolineare quest’aspetto: non prendere tutto sul serio come magari
fanno certi artisti veramente seriosi, e forse anche pallosi.
E allora come mai il rospo è diventato grigio?
“Grigio” si può ricollegare al concetto che ti stavo
esponendo perché il grigio è una tonalità a metà tra il bianco e
il nero, tra il bene e il male, tra l’ottimismo e il pessimismo. Noi
siamo grigi proprio perché ci approcciamo alla musica e alla vita
stessa con un atteggiamento comunque ironico e scanzonato.
A proposito della canzone che dà il titolo al CD, si può parlare di
parodia o di omaggio a Paolo Conte o di che cosa altro?
Sicuramente c’è l’aspetto serio e riverente dell’omaggio a un
grandissimo artista che noi stimiamo, e di cui abbiamo suonato in
passato alcune cover. Conte ci piace molto come molti altri artisti:
in “Grigio” c’è Conte ma c’è anche il Celentano di ‘Azzurro’.
Lungi dall’essere una posizione irriverente nei confronti di questi
grandi artisti, la nostra è una reinterpretazione musicale divertita
e il testo non è una parodia ma una parafrasi sorridente del testo di
“Azzurro”.

Nel CD precedente cantavate “Voglio tornare rospo” e nel nuovo,
in “Malatosano”, cantate “Tra il bene e il male preferisco il
male”: mi sembra sempre lo stesso atteggiamento di stare dall’altro
lato, o no?
In realtà nella canzone che hai citato, “Malatosano”, John canta
alternando “tra il bene e il male preferisco il bene” e “tra il
bene e il male preferisco il male”. In fondo noi non abbiamo verità
esistenziali o filosofiche da proporre, vogliamo semplicemente
descrivere un atteggiamento di incertezza che non è biasimabile;
essendo umani osserviamo il comportamento umano, ne conosciamo i
limiti. Anche il fatto di considerarci rospi, come è successo in
passato, è una metafora che vuole indicare il nostro approccio in
particolare con il mondo dello spettacolo, dorato e spesso tanto
finto. Il nostro atteggiamento è invece più puro, provinciale, dato
che veniamo dalla provincia e ne andiamo abbastanza fieri.
Di che cosa parla “Causa vitale”?
“Causa vitale” è la canzone che affronta il problema dell’amore.
John ha scritto il testo pensando alla sua vita sentimentale, ma le
sue parole possono essere condivise da ciascuno di noi. L’amore non
è l’aspetto predominante nei nostri testi, questa è la prima volta
che ne parliamo, ma si tratta d’amore sempre proiettato nel nostro
mondo d’ironia, incertezza, di crisi esistenziali che però non
vogliono essere né drammatiche, né tragiche, né melense.
A volte ho notato frasi che non finiscono, altre volte ossimori e
stranezze.
Sì ed è tutto voluto. John ha un modo di scrivere abbastanza
difficile da definire e variamente interpretabile. Allo stesso tempo
lui non ama spiegare i propri testi e secondo me fa bene perché
comunque la poesia e i testi delle canzoni non andrebbero letti in
maniera troppo pesante o rigida: ciascuno sente e interpreta secondo
la propria sensibilità e il proprio vissuto.
“Alle spalle”, che cos’è?
“Alle spalle” è una sorpresa che abbiamo imboscato alla traccia
55 di “Grigio”, un esperimento che si può ricollegare al mondo
affascinante del teatro; una sorta di radiodramma, di racconto
musicale. Il racconto è scritto da John e in un’atmosfera un po’
onirica e sbiadita descrive una sua esperienza psicologica e
personale? Noi abbiamo scritto le musiche, che si possono definire
forse stravinskiane, o comunque contemporanee, perché riecheggiano la
musica classica dei primi del Novecento. Un esperimento che spero vi
piaccia.
Com’è l’esperienza del concerto live?
Utile e divertente, perché ci ha aiutato tanto a capire come
rapportarci ad un pubblico, che cosa desidera e che cosa si aspetta da
noi. Tutto questo ci piace e visto che ci affascina anche il mondo
teatrale, dopo il tour nei club che durerà fino a gennaio, da marzo
ne intraprenderemo un altro nei teatri, con ampie scenografie e
qualche accorgimento teatrale.
Allora per lasciarci, auguro al gruppo “Buon grigiore”
Grazie, ma noi siamo romagnoli, amiamo tanto divertirci e bere il
sangiovese, non siamo grigi come può sembrare.
Il sito ufficiale del gruppo è http://www.quintorigo.net
,
Queste le date del tour 2000:
Venerdì 8 Dic. Mezzago (MI), al Bloom
Sabato 9 Dic. Biella, al Babylonia
Venerdì 15 Dic. Padova, al Pedro
Sabato 16 Dic. Firenze, all’Auditorium Flog
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