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Robin Hood di fine millennio
Un documentario di Cristiano Bortone
La prossima puntata di C'era una volta, il programma di
Silvestro Montanaro e Pier Giuseppe Murgia (in onda mercoledì 29
novembre su Rai 3 alle 23:00), parlerà degli attacchi informatici
sferrati dagli hacker, spesso attraverso virus come l'ormai
leggendario "I love you". La storia di Onel de Guzman,
l'ideatore di "I love you", è emblematica di quello che sta
succedendo all’interno della Rete.
Onel era un ventitreenne studente della AMA Computer College di
Manila, la megalopoli capitale delle Filippine, uno degli stati più
colonizzati e poveri del sud est asiatico. Già nel passato Onel era
entrato in conflitto con i docenti della sua scuola per le sue idee
considerate da “teppista informatico”. La sua tesi di laurea, che
proponeva lo sviluppo di un software per rubare le password di accesso
ad Internet e navigare gratis, era stata rigettata dal suo professore
perché considerata criminale.
Poi, qualche mese fa, Onel è stato identificato come l’autore del
virus “I love you” responsabile di uno degli attacchi informatici
più pericolosi mai verificatisi, una bomba che nel giro di poche ore
ha messo in crisi i computer di mezzo mondo creando danni per più di
56 mila miliardi. Il virus, oltre a distruggere alcuni files dall’hard
disk e ad auto-inviarsi a tutta la lista di indirizzi delle vittime,
creando così un intasamento mondiale, rubava tutte le password che
trovava e le rimandava automaticamente ad alcuni conti fantasma
controllati dal suo creatore. Se il virus non fosse stato bloccato in
tempo, in breve tutte le password del mondo avrebbero potuto essere
compromesse, incluse quelle di conti bancari, aziende, governi e siti
militari strategici.
La ricerca per risalire alla mente dietro al virus è stata
avvincente. Ma il risultato più shockante è stato scoprire come il
quartier generale fosse un sottoscala di un distretto povero di Manila
e l’autore il giovane Onel. L’FBI ha tentato di emettere un
mandato di estradizione ma, non esistendo al momento nelle Filippine
una legge che contemplasse i crimini informatici, ad oggi Onel è
ancora libero.
“Robin-hood di fine millennio”parte proprio dalla vicenda di “I
love you” per fare un viaggio all’interno del mondo della rete nei
paesi in via di sviluppo.
L’incontro esclusivo con Onel De Guzman, che fino ad oggi ha sempre
rifiutato di concedere interviste anche alle più grandi televisioni
del mondo, è l’occasione per cercare di capire le motivazioni del
suo atto e il malessere che tanti giovani hackers filippini come lui
vivono in questo momento: da una parte la loro abilità informatica e
dall’altra la condizione di estrema povertà e di colonizzazione
economica in cui versa il loro paese; da una parte l’esistenza di
uno strumento straordinario come internet in grado di dare accesso a
tutti all’informazione globale e dall’altra la loro difficoltà a
sostenere tariffe e costi paradossalmente superiori a quelli
occidentali.
La domanda a cui si cercherà di dare risposta nel corso di questo
viaggio: internet sarà uno strumento in grado di aiutare i paesi in
via di sviluppo a riguadagnare il terreno rispetto ai paesi
occidentali, oppure creerà una spaccatura ancora più drammatica nel
mondo, quella tra un nord supertecnologico e un sud prigioniero di un
eterno medioevo? E dall’altra parte, esiste il rischio che qualcuno
dal sud del mondo, in un futuro prossimo, possa usare la debolezza
della rete per sferrare proprio a quel nord tecnologico un attacco
più distruttivo di quanto, nonostante i timori, abbia fatto la guerra
fredda?
Sono scenari inquietanti. Il documentario cercherà di esplorarli fra
storie di hackers locali e provider in crescita, fra scuole di
computer dove i giovani sono in fermento e luoghi come Pajatas, la
bidonville di 60.000 anime che sorge all’interno di una discarica di
rifiuti, luogo della tragedia di qualche mese fa dove 300 persone
persero la vita sommerse da una montagna di spazzatura.
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