| Malnutriti in ospedale? 
 
 
 Maria Antonia Fusco con Odette Misa Sonia Hassan
 
 
 
 Odette Misa Sonia Hassan, dietista e allieva del Prof. Eugenio Del
          Toma, è autrice di saggi sull’anoressia e bulimia ha condotto una
          ricerca tra il 1996 e il 1998 sui gruppi di auto-aiuto nel settore dei
          disturbi del comportamento alimentare pubblicata su ADI-magazine, e ha
          vinto il premio per la migliore comunicazione al Congresso nazionale
          Adi (Associazione di dietetica e nutrizione clinica) di Terni per
          "Aspetti bioelettrici su pazienti con disturbi del comportamento
          alimentare". Ha scritto per Isoradio-Rai un corso di educazione
          alimentare. L'indirizzo e-mail del suo sito è http://sites.netscape.net/ysthar/pantgruel
          . L'indirizzo e-mail di Odette Hassan è odette.h@katamail.com
 
 Malnutrizione, malnutrizione nei paesi occidentali ed in particolare
          malnutrizione ospedaliera: è questo il tema che vedrà riuniti a
          Merano oltre 750 tra medici specialisti in scienza dell’alimentazione,
          dietiste ed altri esperti del settore. Tre pazienti su dieci entrano
          in ospedale malnutriti e il numero raddoppia all’uscita, questi i
          dati di uno studio condotto in dieci strutture ospedaliere italiane e
          che verrà presentato durante le sessioni di lavoro.
 
 Cos’è la malnutrizione, quali i suoi costi e le cause? Per saperlo
          siamo andati a chiederlo alla Professoressa Maria Antonia Fusco
          Presidente dell’ADI (Associazione di dietetica e nutrizione
          clinica), la società scientifica promotrice del convegno, nonché
          primario ospedaliero del San Camillo-Forlanini, uno dei più
          importanti ospedali romani, dove siamo andati a trovarla. L’edificio
          in cui si trova il Servizio di Dietologia e Nutrizione Clinica è
          immerso in un boschetto interno all’Ospedale, ed è li che la
          Professoressa Fusco ha il suo luminoso studio, dove i moltissimi libri
          usati trovano posto accanto alle foto dei figli. Uno studio che la
          rappresenta: una donna bella ed elegante e allo stesso tempo una
          scienziata chiara ed accurata nell’esposizione, determinata e sicura
          di sé: doti sicuramente utili per dirigere un servizio che consta di
          5 medici, 28 dietiste e 5 infermieri.
 
 Professoressa, in che cosa consiste la malnutrizione che è stata
          riscontrata in tre pazienti su dieci al momento del ricovero?
 
 Il dato si riferisce alla malnutrizione in generale, quindi sia a
          quella per difetto che a quella per eccesso, dove è compresa anche l’obesità.
          La malnutrizione per difetto riguarda il venti per cento della
          popolazione ospedaliera al momento del ricovero. Lo stato di
          malnutrizione è dovuto per lo più alla patologia di base, e spesso
          si tratta di pazienti oncologici o anziani. Il dato allarmante è che
          durante il ricovero la loro situazione peggiora. Causa di questo
          aggravarsi sono i ripetuti e prolungati digiuni prima di esami
          diagnostici, una mancanza d’attenzione da parte del personale di
          reparto al consumo del cibo giornaliero, e una riduzione dell’apporto
          alimentare da parte del paziente per motivi diversi - che, per dirne
          una, può non gradire la cucina dell’ospedale.
 
 Quali sono le conseguenze?
 
 La malnutrizione è in grado di peggiorare la malattia di base, ad
          esempio è risaputo che una persona malnutrita cicatrizza male le
          ferite chirurgiche e che in conseguenza di ciò aumentano sia il tasso
          di complicanze postoperatorie, sia i rientri in corsia. Basterebbe
          tenere in considerazioni questo fattore e intervenire con un’adeguata
          terapia nutrizionale nei primi 3 giorni di ricovero per evitare al
          paziente altri problemi. Si è visto inoltre che una persona ben
          nutrita viene dimessa in media con 3 giorni d’anticipo.
 
 Quindi un buon stato di nutrizione è anche un risparmio per la
          sanità pubblica?
 
 Certamente, infatti in un’ottica di risparmio e di tempi di degenza
          accorciati, è necessaria una corretta terapia dietetica almeno
          durante il ricovero, ma sarebbe meglio poter intervenire anche prima e
          dopo il ricovero.
 
 In che modo?
 
 Una valutazione nutrizionale prericovero per i molti interventi di
          elezione, così come per molti dei monitoraggi postoperatori, potrebbe
          essere fornita da una buona struttura ambulatoriale (o in day
          hospital) che lavori armonicamente con quella delle Assistenze
          Domiciliari Integrate e con i medici curanti. Solo cosi è possibile
          un notevole abbattimento dei costi della degenza complessiva.
 
 In che cosa consiste un intervento nutrizionale?
 
 Nel verificare la presenza nella dieta del giusto apporto di
          carboidrati, proteine, lipidi, sali minerali e vitamine. Quando il
          paziente è impossibilitato a nutrirsi per via orale, utilizzare
          tecniche di nutrizione artificiale come la nutrizione enterale e
          parenterale (vedi articoli collegati) .
 
 Cosa si può fare per evitare la malnutrizione ospedaliera?
 
 Sensibilizzare il personale ospedaliero attraverso corsi che noi, come
          associazione, intendiamo istituire. Nel nostro ospedale si è tenuto
          di recente un corso che ha entusiasmato tutti coloro che vi hanno
          partecipato. Ciò dimostra che da parte del personale i tempi sono
          ormai maturi per il cambiamento.
 
 La malnutrizione è un fenomeno circoscritto solo ad alcune
          categorie di età o di reddito?
 
 No, oggi è meno vero di un tempo che la malnutrizione colpisca solo
          persone poco scolarizzate o con un reddito basso. In particolare i
          giovani possono per vari motivi - mode o diagnosi affrettate -
          denunciare carenze o anche stati di malnutrzione. Sono infatti in
          netto aumento le malnutrizioni legate a false diagnosi di presunte
          intolleranze alimentari (formulate con test non validati ma ben
          reclamizzati) che prevedono quasi costantemente l'esclusione
          dell'alimentazione di intere categorie alimentari. Il prist e i rast,
          le diete da esclusione e i dosaggi delle immunoglobuline sono gli
          unici test scienticamente validati Non è infrequente infatti rilevare
          pesanti deficit negli apporti di calcio, se l'esclusione riguarda
          latte e derivati. L'impegno per una razionale dietetica ospedaliera
          non può essere disgiunto da quello per un'informazione precisa.
 
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