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La lotta per la terra



Paola Damiani



La fame di terra affligge ancora milioni di persone in tutto il mondo. Sono tante le "anime morte" in Asia, in Africa, in America latina, che non posseggono i campi che lavorano, gli attrezzi che usano, le case dove vivono, né traggono sostentamento dai prodotti che coltivano. La grande proprietà fondiaria non è l'unico responsabile di questo stato di cose: spesso i latifondisti si alleano o cedono all'avanzata delle multinazionali dell'agro-business che subentrano nella gestione di milioni di lavoratori della terra.

La lotta per la terra è la protagonista di "Bianco d'Africa", il prossimo documentario-inchiesta di "C'era una volta", il programma di Silvestro Sasso e Giuseppe Murgia in onda mercoledì 8 novembre alle 23.20. E' un viaggio nello Zimbawe dove il 70 per cento delle terre coltivabili è nelle mani di 4500 farmer bianchi e dove poco tempo fa è esplosa una rivolta fomentata dal capo dello stato Robert Mugabe che ha istigato contadini, reduci e diseredati a espropriare le fattorie dei bianchi.

Molti sono morti e il paese ha rasentato la guerra civile, anche se ora sembra tornata la calma. Il potere politico traballante cavalca queste occupazioni che pure sono state sanzionate dai tribunali, composti in verità da una maggioranza di bianchi. E' lo stesso ministro dell'agricoltura Joseph Made ad annunciare che entro la fine di novembre 150 mila famiglie nere verranno insediate in 2000 fattorie espropriate, e ha definito questa azione "riforma agraria".

Anche l'Italia ha conosciuto, non molti decenni fa, una stagione di lotte contadine contro la grande proprietà fondiaria. Anche da noi ci sono state morti e tensioni politiche. La riforma agraria, una legge votata da un parlamento democratico, in Italia è arrivata nei primi anni Cinquanta. Si proponeva di governare i disordini e di eliminare le ingiustizie più macroscopiche. Il bilancio di quel progetto politico è pieno di luci, ma anche di ombre: in molti casi il frazionamento delle proprità è risultato troppo minuto per essere produttivo e molti latifondisti hanno così ricomprato a poco prezzo le terre assegnate ai contadini che, immiseriti, decidevano di emigrare.

Da quel momento in poi però i diritti dei lavoratori della terra hanno acquistato visibilità e dignità e si è innescato nelle campagne italiane un progressivo miglioramento delle condizioni di vita. Sembrano passati secoli, ma per capire ciò che succede nelle regioni più povere del mondo forse basta conservare memoria di quel tempo.


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