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Il poliglotta dello spettacolo



Piero Chiambretti con Bibi David



“Sono riuscito finalmente a raccontare, attraverso un film, le mie pene amorose. La storia del mio primo lavoro cinematografico è infatti rimodellata in gran parte sulla base di una esperienza sentimentale finita fra lacrime e dolori che solo il tempo è riuscito a lenire.” Piero Chiambretti, comico e presentatore tv, è insieme attore, regista e sceneggiatore di “Ogni lasciato è perso”, prodotto da Lierka e Rita Rusic, il lungometraggio girato fra roma e Torino che ha richiesto mesi di lavorazione e che dovrebbe uscire nelle sale per Natale.

Abbiamo chiesto a Chiambretti di rivelarci, con la proverbiale ironia che lo contraddistingue, il carattere e il messaggio di questo suo film d’esordio.

Chiambretti, ci racconta la trama del suo primo film?

La vicenda è molto semplice. Protagonista è un conduttore televisivo, Piero C., all’apice del successo con il riuscito talk-show “That’s Amore”, che all’improvviso viene abbandonato dalla sua donna, Beatrice. Piero tenterà invano di riconquistarla, usando tutte le armi possibili. Andrà perfino da uno psicanalista, da un professore di filosofia, da una cartomante, passerà ore in preghiera e cercherà di cancellarla dal suo cuore sostituendola con un’altra donna, ma senza risultati apprezzabili.


Cosa c’è di autobiografico in “Ogni lasciato è perso”?

Nel’97, durante la mia conduzione del festival di Sanremo insieme a Valeria Marini e Mike Bongiorno, conobbi una violinista d’orchestra con la quale nacque una bellissima relazione. Poi lei mi lasciò e io fui letteralmente gettato nella disperazione, sfiancato, distrutto. Invece di rifugiarmi in una terapia psicanalitica ho pensato bene di scrivere un film, con la necessaria collaborazione di due sceneggiatori storici come Benvenuti e De Bernardi.

E questo l'ha aiutata a dimenticare?

Il dramma amoroso era in realtà già finito da un po’. Recitando in qualche modo la parte che nella vita avevo per forza dovuto interpretare, ho potuto rileggere dall’esterno quella storia, con una maschera cinematografica capace di scalfire tutte le piccole o grandi maschere che si indossano abitualmente per coprire se stessi.

“Ogni lasciato è perso” è dunque un film più comico o più sentimentale?

E’ allo stesso tempo molto divertente, a tratti grottesco, e semiserio, capace di suscitare inquietanti interrogativi. E’ un gioco che fa riflettere, uno scherzo a cui ripensare la sera prima di dormire.

Chi sono gli altri interpreti del film?

Le due coprotagoniste sono Beatrice e Marina. La prima, la ragazza di Piero, è interpretata dalla spagnola Vanessa Asbert, quella della pubblicità Bilboa. La seconda, con cui il conduttore cerca di dimenticare la sua amata, è Gretha Cavazzoni. Un’altra cosa importante: le musiche del film le ha scritte la mia mamma. Starete a sentire!

Quali sono le esperienze professionali a cui si sente piu’ legato?

Affettivamente ricordo sempre con tenerezza “Complimenti per la trasmissione” dell’88 e il mitico "Portalettere" del’91-’92. Sono soddisfatto del recente “Fenomeni” con la bellissima Victoria Silvestedt. Indimenticabile resta poi, ovviamente, la conduzione di Sanremo’97.

Dalle pillole tv al cinema, dal cabaret al teatro. Come si definirebbe?

Un poliglotta dello spettacolo. Attore o conduttore non importa, cio’ che conta è esser sempre protagonista.


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