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C'era una volta



Paola Damiani



C'era una volta una tv di inchiesta, fatta con pochi mezzi ma in grado di dare fondo a tutte le risorse tecniche e giornalistiche per raccontare realtà che molti non volevano né vedere né capire. Ancora sopravviveva lo spirito del neorealismo e il documentario era uno strumento d'indagine efficace e con uno spiccato valore artistico. Poi, appena si sono intuite le potenzialità commerciali del mezzo televisivo, sono arrivate le merci e i documentari sono finiti ad occuparsi di mete esotiche o di animali rari.

"C'era una volta", il programma di Silvestro Montanaro e Giuseppe Murgia, in onda su Raitre ogni mercoledì alle 23.10, tenta di recuperare i moduli narrativi della televisione che una volta c'era e adesso non c'è più.


La redazione di "C'era una volta" è formata da un gruppo di persone che non si limita a raccontare storie difficili, ma collabora con le Nazioni Unite, gli istituti missionari e le principali organizzazioni non governative a progetti e iniziative che influiscano sulla legislazione o forniscano aiuti concreti per cercare di rendere meno drammatiche le diseguaglianze nei diritti e nelle risorse all'interno dell'ordine mondiale, ma anche nazionale.

Quello delle diseguaglianze è stato il tema delle prime due puntate del programma, appena andate in onda e allestite con documentari prodotti in proprio o in collaborazione con altre prestigiose testate giornalistiche europee.

Difficile dimenticare il medico messicano che snocciola davanti ad una telecamera nascosta una ipocrita litania per mascherare la vendita di un rene da trapiantare. O il finto prete che irretisce poveri cristi per farne dei donatori "volontari". Se l'ingiustizia può portare alla guerra, è tristemente profetica la seconda puntata, dove si vedono i palestinesi dei territori che vivono con l'acqua razionata dalle compagnie private e additano i giardini fioriti dei coloni israeliani cui l'acqua invece non manca mai. I protagonisti di questi documentari vengono lasciati totalmente liberi di esprimersi e per questo catturano l'attenzione come grandi personaggi teatrali.

Fra le novità stilistiche del programma (novità per la televisione contemporanea italiana, si intende), ci sono il contributo di registi cinematografici affermati come Alessandro Piva e Aurelio Grimaldi, l'approccio documentaristico che elimina la presenza in video del giornalista e il lavoro generoso di un team redazionale che sceglie di mantenere l'anonimato perché le inchieste undercover funzionano solo se il reporter rimane uno sconosciuto.

Il prossimo appuntamento va in onda mercoledì 18 e si intitola "La ballata di Giuliano" (il programma è firmato da Nevio Casadio). E' la prima di una serie di inchieste dedicate all'Italia, e l'argomento è tra i più scomodi: le morti bianche. In Italia sono mediamente tre al giorno e tendono ad aumentare, paradossalmente favorite dalla ripresa e dallo sviluppo economico. Il nostro paese è al quarto posto in Europa per numero di incidenti sul lavoro. Lo Stato impiega per la prevenzione degli infortuni risorse insufficienti, ma poi ne sopporta le conseguenze, il cui costo ammonta a 55mila miliardi di lire.

Il lavoratore vittima di incidenti è generalmente maschio, e ha un età compresa fra i 18 e i 24 anni, lavora per piccole imprese, spesso senza contratto. La regione che registra il maggior numero di incidenti sul lavoro è la Lombardia (127 vittime nei primi otto mesi del 2000), ed è Brescia la città in testa alla triste classifica. Un forte incremento però si è verificato in Emilia Romagna e in Toscana (rispettivamente 50 e 70 per cento in più dall'inizio dell'anno). I settori più pericolosi sono il metalmeccanico, l'edilizia, i trasporti, ma anche l'agricoltura meccanizzata. Su tutte le statistiche grava un'incognita: non si conosce il numero degli immigrati morti o rimasti invalidi, un piccolo esercito di desaparecidos.

Caffè Europa anticiperà ogni settimana i temi delle puntate successive e si propone di collaborare a iniziative speciali con C'era una volta, in conformità all'impegno civico che caratterizza entrambe le testate.


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