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"La TV non coltiva più talenti"



Parla Loretta Goggi



Loretta Goggi ha da tempo accantonato la televisione, che l'ha resa un personaggio noto a milioni di italiani, e si è trasferita in palcoscenico, dove ha ottenuto consensi con le commedie brillanti Stanno suonando la nostra canzone e Bobbi sa tutto.


Il suo successo teatrale più recente è il musical Hello, Dolly!, dove ovviamente la Goggi ha il ruolo del del titolo. Dopo tre mesi di tutto esaurito al Palavobis di Milano, He'llo, Dolly! approda il 23 settembre al Sistina di Roma, dove resterà per due mesi, per trasferirsi poi a Napoli.

Quello che segue è un assaggio dell'intervento di Loretta Goggi alla conferenza stampa di presentazione di Hello, Dolly! a Roma: la soubrette (così si definisce lei, che considera il termine riassuntivo di "cantante-ballerina-attrice-conduttrice") si è espressa in modo molto franco soprattutto nei confronti della "brutta televisione" (per usare le sue parole).

"La televisione di oggi non sa coltivare nuovi talenti. Per capirlo basta vedere i ragazzi che lavorano nella nostra compagnia: sono bravissimi, sanno cantare, ballare, recitare. Ogni giorno si sottopongono a ore di lezione in ciascuna di queste discipline, e alla sera si presentano in teatro preparati, pronti, pieni di entusiasmo.

"Una volta questi ragazzi avrebbero avuto l'opportunità di apparire in televisione e di raggiungere così la notorietà nazionale. Ma alla televisione di adesso non importa che i giovani sappiano ballare, cantare o recitare, perché tanto non glielo fanno fare. Così anche chi sa fare tutto e bene ha una carriera difficilissima davanti.


"Ai miei tempi, a quelli di Raffaella Carrà o anche, più di recente, di Lorella Cuccarini, la televisione ti permetteva di formarti, di perfezionarti. Questi ragazzi valgono il doppio di quello che valevamo noi alla loro età. Eppure a loro non viene data alcuna opportunità, nessuna visibilità al di fuori del palcoscenico.

"Anche io che sono una creatura RAI alla fine ho dovuto tagliare il cordone ombelicale e rifugiarmi in teatro- almeno qui come artista mi sento più longeva. Ho iniziato a lavorare in televisione nel '61, e se guardo al piccolo schermo mi rendo conto che negli ultimi anni le soubrette a tutto tondo sono completamente scomparse. Così finisce che, per vedere una presentatrice vera - o anche un presentatore vero, se è per quello - oggi bisogna venire in teatro.

"Non tutta la televisione è da buttare. Ma in generale mi sembra che soprattutto l'emittente pubblica abbia perso il suo specifico, che era quello di far arrivare un po' di cultura - magari in pillole, magari in versione semplificata - nei paesini più sperduti dove l'unico contatto con il resto dell'Italia è proprio fornito dalla televisione.

"Il punto più basso è rappresentato dalla fiction, e lo dico avendo recitato di recente nella sitcom Due per tre. Anni fa gli sceneggiati erano basati sui lavori di Cronin, di Tolstoj, di Dostoevskj. Ora invece la fiction televisiva italiana è peggio di quella sudamericana, anzi, è diventata esattamente quella della parodia del Trio Marchesini, Lopez e Solenghi.


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