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Attualita'

Privacy/Il doccia-schiuma di Beverly Dennis

Riccardo Stagliano'

 

La storia che segue racconta di come anche la persona meno "pubblica" di tutte, l'operaia americana Beverly Dennis, non sia affatto al riparo dalle piu' deliranti incursioni nella sua vita privata.

Nell'intervista a cui rimandiamo abbiamo chiesto al Garante Stefano Rodota' se la stessa vicenda potrebbe ripetersi nel nostro paese.

Era passata mezzanotte quando Beverly rientro' a casa da uno spossante turno di lavoro. Operaia cinquantunenne di Massillon, Ohio, meccanicamente raccolse la posta dalla cassetta di alluminio al pianterreno del suo scalcagnato condominio e sali' le scale dando una rapida occhiata a quel consueto bottino di carte inutili. Solo una busta, con un timbro del Texas, non riguardava bollette, estratti conto o pubblicita' varie e la donna l'apri' con curiosita'. Adesso vorrebbe non averlo mai fatto, perche' quella lettera le ha rovinato la vita.

In dodici pagine vergate a mano uno sconosciuto le raccontava tutto quello che sapeva sul suo conto: il giorno del suo compleanno, le sue riviste preferite, il fatto che fosse divorziata sino alla marca di sapone che usava per fare la doccia. Il tutto mischiato a una serie di deliranti fantasie sessuali: "Per il momento tutto questo puo' accadere solo per lettera - si congedava l'uomo - ma forse, tra un po', potro' fare un salto a trovarti". Si scopri' piu' tardi che chi aveva scritto si chiamava Hal Parfait, uno stupratore e rapinatore che stava scontando la sua pena in un carcere del Texas e che aveva appreso tutte quelle informazioni nello svolgimento del suo lavoro al penitenziario: inserire i dati di innumerevoli questionari per corrispondenza cui persone da tutta l'America avevano risposto per partecipare ad estrazioni o avere diritto a sconti nell'acquisto di alcuni prodotti.

La Metromail, la societa' che da sola gestisce un database che contiene informazioni di ogni genere su circa il 90 per cento delle famiglie statunitensi (il suo fatturato per il 1996 e' stato di 281 milioni di dollari e tra i servizi che offre c'e' anche "Behaviorbank", una banca dati sugli stili di vita di milioni di persone consultabile per cifre che vanno dai 4 cents al quarto di dollaro), aveva firmato un contratto con varie amministrazioni carcerarie per aggiudicarsi manovalanza a buon mercato.

E' il 1994. Il caso e' immediatamente ripreso dal "New York Times" - che ne ha riparlato recentemente - e diventa l'emblema di come la vita di ognuno, anche la meno "pubblica" e tecnologica delle persone, sia esposta a rischi di intrusione preoccupanti. Tramite software neppure troppo complicati infatti, le centrali di raccolta di informazioni a fini di marketing come la Metromail - ma sono migliaia - assemblano frammenti biografici su una persona, recuperati dalle fonti piu' disparate. Una volta e' l'innocente questionario per vincere lo zaino coloratissimo ("E' gratis, basta rispondere ad alcune domande..."), un'altra e' la tesserina della vostra libreria di fiducia, che ogni tot punti vi regala un tascabile, un'altra e' la videoteca sotto casa. Prese singolarmente, le informazioni che ciascuno lascia trapelare, non impensierirebbero granche' e non servirebbero neppure in una prospettiva commerciale, ma tutti questi minuscoli brandelli, pazientemente ricuciti con filo elettronico da imprese specializzate, compongono un abito su misura che calza a pennello solo su una persona: quella che vedete quando vi guardate allo specchio.

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