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Antonio Carioti

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Martedi' 12.01.99
Contraddizioni italiche

 

Per una strana coincidenza, Fabrizio De André è morto proprio mentre a Milano infuriavano le polemiche sul dilagare della delinquenza. E i giornali finiscono così per riflettere due spinte emotive palesemente contraddittorie. Da una parte si invoca assoluta fermezza contro la microcriminalità. Dall'altra si esalta l'artista scomparso per la sua capacità di cantare i bassifondi, le prostitute, i ladri, per lo spirito trasgressivo che lo portava a mostrarsi benevolo anche verso i suoi sequestratori, oppure a presentare la mafia quale presunta creatrice di posti di lavoro.

Nei titoli principali prevale comunque la richiesta di legge e ordine. Se il "Corriere della Sera" si limita a registrare lo "scontro Polo-governo" sulla criminalità, "la Repubblica" parla di "atto d'accusa" dei magistrati e "La Stampa" di "giustizia abbandonata". Aspra denuncia del "Giornale": "Milano, i nuovi poliziotti sono fantasmi". "Il Messaggero" non è da meno: "La burocrazia libera i criminali". Invece "l'Unità" dà voce al governo: "D'Alema: 'Lo Stato non è in rotta'". E soltanto "Il Sole 24 Ore" sceglie un altro argomento: "L'eurogoverno evita la sfiducia".

Tra i commenti, si distingue lo scetticismo di Indro Montanelli. Nel fondo del "Corriere" ironizza sull'Italia come "paese del 'vurria'" ('vorrei' in napoletano) e si domanda se i cittadini desiderino "il rigore delle manette o quello del garantismo umanitario".

Su "Repubblica" Giorgio Bocca analizza le trasformazioni sociali che rendono la delinquenza più pericolosa e chiede allo Stato di farla finita con la routine per affrontare l'emergenza. Ancor più polemico, sul "Corriere", Giuseppe D'Avanzo: sia contro la demagogia parolaia dei politici, sia verso le sterili lamentazioni di magistrati troppo attaccati al proprio potere.

Ostile alle toghe il fondo anonimo del "Giornale": i giudici "parlano a volte d'una giustizia al collasso come se fossero degli spettatori e non gli addetti ai lavori". Su posizioni opposte Roberto Roscani, che nel fondo dell'"Unità" ricorda i successi delle forze dell'ordine, come la cattura dei responsabili della strage di Vittoria, e condanna la scelta del Polo di "cavalcare l'allarme".

In effetti il sindaco di Milano Gabriele Albertini, intervistato dal "Corriere", reclama per sé forti poteri in materia di ordine pubblico, simili a quelli di cui dispongono i suoi colleghi americani. E Giovanni Sabbatucci, sul "Messaggero", nota che la sinistra rischia di lasciare ai suoi avversari "una carta di incomparabile efficacia", se non saprà emanciparsi dal "fatalismo buonista".

E' quello che suggerisce anche Michele Serra, che sull'"Unità" esorta a non lasciare "la bandiera della legalità" nelle mani della destra. Ma Gianni Riotta, nel fondo della "Stampa", nega che in Italia sia applicabile la ricetta durissima applicata a New York, dove si viene arrestati anche per reati di lieve entità. Si sottrae alle suggestioni emotive anche Donatella Stasio, che sul "Sole 24 Ore" indica la strada di "ridurre la durata del processo" allo scopo di "rendere effettiva la pena".

Passando agli articoli su De André, troviamo molti ricordi personali di chi lo ha conosciuto e altrettanti giudizi riassuntivi sull'opera del cantautore genovese.

Sul "Corriere" Fernanda Pivano rievoca la sua collaborazione con De André per un disco ispirato alla "Antologia di Spoon River". Sul "Giornale" Paolo Villaggio racconta molti episodi di una lunga amicizia. Sull'"Unità" Arnaldo Bagnasco scrive del comune legame con Genova. Sulla "Stampa" Carla Corso (leader del sindacato prostitute) esprime gratitudine per chi ha saputo riscattare in musica la dignità delle donne di strada.

Poi ci sono le valutazioni dei critici. Mario Luzzatto Fegiz, sul "Corriere", parla di "coscienza rigorosa e impietosa contro ogni perbenismo". Valerio Magrelli, sul "Messaggero", definisce De André "cantautore-filologo" per la raffinatezza dei riferimenti contenuti nei suoi testi. Vincenzo Cerami, su "Repubblica", ne elogia la "pietas per una condizione umana senza sbocchi".

Va controcorrente, sulla "Stampa", Pierluigi Battista: a suo avviso è "un tantino esagerato" il modo in cui si fa del dolore per la scomparsa dei cantautori come De André e Battisti una sorta di "affare di Stato", approfittando della "straordinaria preminenza simbolica assunta dall'universo della canzone nell'immaginazione pubblica".

Poco lo spazio per altri temi. Gianfranco Viesti, nel fondo del "Sole 24 Ore", elenca i divergenti interessi in gioco a proposito del bilancio comunitario, e auspica un'iniziativa lungimirante per rilanciare l'Unione Europea.

Gianni Baget Bozzo, sul "Giornale", paventa le dimissioni della Commissione di Bruxelles in seguito a un voto contrario del Parlamento europeo, ma "Il Sole 24 Ore" ritiene rassicurante la posizione assunta in materia dal cancelliere Schroeder.

Da segnalare in economia un clamoroso retroscena svelato da "Repubblica": pare vi sia un piano dell'Olivetti per assumere il controllo di Telecom.

Infine, Chiesa e spettacolo. Mentre il Papa guarda il film "La vita è bella" insieme a Roberto Benigni, don Leonardo Zega, sulla "Stampa", auspica che la partecipazione del professor Dulbecco al festival di Sanremo non sia l'occasione per trasmettere messaggi contrari alla dottrina cattolica in fatto di bioetica.


 


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