Per una strana coincidenza, Fabrizio De André è morto proprio mentre a
Milano infuriavano le polemiche sul dilagare della delinquenza. E i
giornali finiscono così per riflettere due spinte emotive palesemente
contraddittorie. Da una parte si invoca assoluta fermezza contro la
microcriminalità. Dall'altra si esalta l'artista scomparso per la sua
capacità di cantare i bassifondi, le prostitute, i ladri, per lo spirito
trasgressivo che lo portava a mostrarsi benevolo anche verso i suoi
sequestratori, oppure a presentare la mafia quale presunta creatrice di
posti di lavoro.
Nei titoli principali prevale comunque la richiesta di legge e ordine. Se
il "Corriere della Sera" si limita a registrare lo "scontro Polo-governo"
sulla criminalità, "la Repubblica" parla di "atto d'accusa" dei magistrati
e "La Stampa" di "giustizia abbandonata". Aspra denuncia del "Giornale":
"Milano, i nuovi poliziotti sono fantasmi". "Il Messaggero" non è da meno:
"La burocrazia libera i criminali". Invece "l'Unità" dà voce al governo:
"D'Alema: 'Lo Stato non è in rotta'". E soltanto "Il Sole 24 Ore" sceglie
un altro argomento: "L'eurogoverno evita la sfiducia".
Tra i commenti, si distingue lo scetticismo di Indro Montanelli. Nel fondo
del "Corriere" ironizza sull'Italia come "paese del 'vurria'" ('vorrei' in
napoletano) e si domanda se i cittadini desiderino "il rigore delle manette
o quello del garantismo umanitario".
Su "Repubblica" Giorgio Bocca analizza le trasformazioni sociali che
rendono la delinquenza più pericolosa e chiede allo Stato di farla finita
con la routine per affrontare l'emergenza. Ancor più polemico, sul
"Corriere", Giuseppe D'Avanzo: sia contro la demagogia parolaia dei
politici, sia verso le sterili lamentazioni di magistrati troppo attaccati
al proprio potere.
Ostile alle toghe il fondo anonimo del "Giornale": i giudici "parlano a
volte d'una giustizia al collasso come se fossero degli spettatori e non
gli addetti ai lavori". Su posizioni opposte Roberto Roscani, che nel fondo
dell'"Unità" ricorda i successi delle forze dell'ordine, come la cattura
dei responsabili della strage di Vittoria, e condanna la scelta del Polo di
"cavalcare l'allarme".
In effetti il sindaco di Milano Gabriele Albertini, intervistato dal
"Corriere", reclama per sé forti poteri in materia di ordine pubblico,
simili a quelli di cui dispongono i suoi colleghi americani. E Giovanni
Sabbatucci, sul "Messaggero", nota che la sinistra rischia di lasciare ai
suoi avversari "una carta di incomparabile efficacia", se non saprà
emanciparsi dal "fatalismo buonista".
E' quello che suggerisce anche Michele Serra, che sull'"Unità" esorta a non
lasciare "la bandiera della legalità" nelle mani della destra. Ma Gianni
Riotta, nel fondo della "Stampa", nega che in Italia sia applicabile la
ricetta durissima applicata a New York, dove si viene arrestati anche per
reati di lieve entità. Si sottrae alle suggestioni emotive anche Donatella
Stasio, che sul "Sole 24 Ore" indica la strada di "ridurre la durata del
processo" allo scopo di "rendere effettiva la pena".
Passando agli articoli su De André, troviamo molti ricordi personali di chi
lo ha conosciuto e altrettanti giudizi riassuntivi sull'opera del
cantautore genovese.
Sul "Corriere" Fernanda Pivano rievoca la sua collaborazione con De André
per un disco ispirato alla "Antologia di Spoon River". Sul "Giornale" Paolo
Villaggio racconta molti episodi di una lunga amicizia. Sull'"Unità"
Arnaldo Bagnasco scrive del comune legame con Genova. Sulla "Stampa" Carla
Corso (leader del sindacato prostitute) esprime gratitudine per chi ha
saputo riscattare in musica la dignità delle donne di strada.
Poi ci sono le valutazioni dei critici. Mario Luzzatto Fegiz, sul
"Corriere", parla di "coscienza rigorosa e impietosa contro ogni
perbenismo". Valerio Magrelli, sul "Messaggero", definisce De André
"cantautore-filologo" per la raffinatezza dei riferimenti contenuti nei
suoi testi. Vincenzo Cerami, su "Repubblica", ne elogia la "pietas per una
condizione umana senza sbocchi".
Va controcorrente, sulla "Stampa", Pierluigi Battista: a suo avviso è "un
tantino esagerato" il modo in cui si fa del dolore per la scomparsa dei
cantautori come De André e Battisti una sorta di "affare di Stato",
approfittando della "straordinaria preminenza simbolica assunta
dall'universo della canzone nell'immaginazione pubblica".
Poco lo spazio per altri temi. Gianfranco Viesti, nel fondo del "Sole 24
Ore", elenca i divergenti interessi in gioco a proposito del bilancio
comunitario, e auspica un'iniziativa lungimirante per rilanciare l'Unione
Europea.
Gianni Baget Bozzo, sul "Giornale", paventa le dimissioni della Commissione
di Bruxelles in seguito a un voto contrario del Parlamento europeo, ma "Il
Sole 24 Ore" ritiene rassicurante la posizione assunta in materia dal
cancelliere Schroeder.
Da segnalare in economia un clamoroso retroscena svelato da "Repubblica":
pare vi sia un piano dell'Olivetti per assumere il controllo di Telecom.
Infine, Chiesa e spettacolo. Mentre il Papa guarda il film "La vita è
bella" insieme a Roberto Benigni, don Leonardo Zega, sulla "Stampa",
auspica che la partecipazione del professor Dulbecco al festival di Sanremo
non sia l'occasione per trasmettere messaggi contrari alla dottrina
cattolica in fatto di bioetica.