Caffe' Europa
 
Libri

Mercato libero, illusione globale

John Gray

 

 

Alba bugiarda. Il mito del capitalismo globale e il suo fallimento

Ponte alle grazie editore, pp.309, lire 30.000

 

John Gray, docente della London School of Economics e collaboratore del "Guardian" e del "Times Literary Supplement", ha scritto un lungo pamphlet contro il mito del libero mercato e la sua sregolata affermazione sulla scena planetaria. Per gentile concessione di autore ed editore ne pubblichiamo il capitolo "Le tesi di Alba bugiarda"

 

Il libero mercato non è, come suppone l'attuale teoria economica, una condizione naturale degli affari che viene a determinarsi una volta eliminata l'interferenza politica sugli scambi. Sotto qualsiasi prospettiva storica di lungo respiro e ad ampio spettro, il libero mercato è un'aberrazione rara e di breve durata. I mercati regolamentati sono la norma e sorgono spontaneamente nella vita di ogni società. Il libero mercato è una costruzione del potere statale. L'idea che i liberi mercati e un minimo di presenza governativa vadano in coppia, idea che faceva parte del corredo della nuova destra, è un capovolgimento della verità. Dal momento che la società tende per natura a frenare i mercati, quelli liberi possono essere creati solamente dal potere di uno stato centralizzato. I liberi mercati sono creature di governi forti, al di fuori dei quali non possono esistere. Questo è il primo tema di Alba bugiarda.

Ciò è ben rappresentato dalla breve storia del laissez faire nel diciannovesimo secolo. Il libero mercato fu costruito nel bel mezzo dell'Inghilterra vittoriana, in circostanze eccezionalmente propizie. Diversamente da altri paesi europei, l'Inghilterra aveva una lunga tradizione individualista. Per secoli la sua economia si era basata sui proprietari terrieri. Ma solamente attraverso il parlamento, che aveva il potere di emendare o distruggere i vecchi diritti di proprietà e crearne di nuovi per mezzo degli Enclosure Acts, con cui fu privatizzata gran parte della terra posseduta in comune, venne a formarsi un capitalismo agrario basato sul latifondo.

Il laissez faire in Inghilterra prese forma per la concomitanza di circostanze storiche favorevoli con il potere sfrenato di un parlamento che non rappresentava la maggioranza degli inglesi. Intorno alla metà del diciannovesimo secolo, attraverso le Enclosures, le Poor Laws e l'abrogazione della Corn Law, la terra, la manodopera e il pane diventarono merci come tutto il resto: il libero mercato era diventato l'istituto centrale dell'economia.

Ma il libero mercato in Inghilterra durò solamente una generazione. (Alcuni storici hanno persino iperbolicamente dichiarato che un'epoca di laissez faire non era mai esistita.) Dagli anni 1870 in poi, si legiferò in modo tale da porre termine alla sua esistenza. Al tempo della Prima guerra mondiale, i mercati erano stati ampiamente riregolamentati nell'interesse della salute pubblica e dell'efficienza economica e il governo si attivò per fornire una serie di servizi vitali, specialmente scuole. La Gran Bretagna continuava a presentare un tipo di capitalismo altamente individualistico, e il libero commercio sopravvisse fino alla catastrofica Grande depressione; ma il controllo politico sull'economia era stato riaffermato. Il libero mercato era considerato un eccesso dottrinale o comunque un mero anacronismo... finché non fu riportato in vita dalla nuova destra negli anni 1980.

La nuova destra era in grado di modificare irreversibilmente la vita politica ed economica dei paesi in cui guadagnava potere, ma non riuscì a raggiungere l'egemonia cui aspirava. In Gran Bretagna, negli Stati Uniti, in Australia e in Nuova Zelanda, come pure in altri paesi come il Messico, il Cile e la Repubblica Ceca, i governi, pesantemente influenzati dalle idee del libero mercato, riuscirono a smantellare gran parte del loro retaggio corporativista o collettivista. Ma in ogni caso le iniziali coalizioni che resero politicamente possibili le politiche di libero mercato furono indebolite dagli effetti a medio termine di quelle stesse politiche.

La vendita degli edifici abitativi sociali (una delle politiche chiave del thatcherismo) fu un successo finché i prezzi delle case continuarono a salire. Quando precipitarono improvvisamente e i milioni furono intrappolati in una "negative equity", divenne un impegno politico. La privatizzazione del patrimonio pubblico e la liberalizzazione dei mercati furono politicamente vantaggiose solo finché un'economia fiorente mascherò il loro impatto più profondo, che avrebbe aumentato l'insicurezza economica. Quando la flessione economica rese palpabile quell'effetto, i governi della nuova destra cominciarono ad avere i giorni contati.

Nella maggior parte dei paesi, il beneficiario politico della riforma economica neoliberista si è rivelato essere la sinistra moderata. Come alla fine del diciannovesimo secolo, anche alla fine del ventesimo i liberi mercati sono stati resi politicamente insostenibili dai loro effetti socialmente distruttivi.

Questo porta al secondo filone di Alba bugiarda: democrazia e libero mercato sono più antagonisti che alleati. Il termine "capitalismo democratico", l'onnipresente, vacuo grido di guerra dei neoconservatori, indica (o nasconde) un rapporto profondamente problematico. Normalmente ai liberi mercati non si accompagnano stabili governi democratici. È la politica volatile dell'insicurezza economica.

Ora come nel passato, praticamente in ogni società, il mercato è stato represso in modo da non frustrare troppo pesantemente il bisogno umano di stabilità e sicurezza.

Nei contesti più moderni, i liberi mercati sono stati moderati di norma dai governi democratici. L'inaridirsi del libero mercato nella sua forma più pura del periodo vittoriano centrale coincise con l'allargamento del diritto di voto. Mentre il laissez faire inglese batteva in ritirata con l'avanzare della democrazia, nella maggior parte dei paesi gli eccessi degli anni '80 sono stati mitigati sotto la spinta della competizione democratica dai successivi governi. Tuttavia, a livello globale, il libero mercato rimane incontrollato.

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