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Mercato libero, illusione globale (pagina 2)

John Gray

 

Un progetto storico di riconciliazione fra economia di mercato e governo democratico è sfociato in quella che sembra una ritirata definitiva. La socialdemocrazia europea continua a vivere in un certo numero di regimi attuali, ma ai governi socialdemocratici manca il mezzo per far leva sulla vita economica, cosa che erano riusciti a fare nel periodo del successo postbellico. I mercati obbligazionari globali non permetteranno alle socialdemocrazie di indebitarsi pesantemente. Le politiche keynesiane non sono efficaci nelle economie aperte da cui il capitale può uscire liberamente. La possibilità di spostare la produzione in tutto il mondo permette alle imprese di stabilirsi dove i carichi normativi e fiscali sono meno onerosi.

I governi socialdemocratici non hanno più le risorse necessarie al conseguimento dei loro obiettivi con mezzi socialdemocratici. Ne risulta, nella maggior parte dei paesi dell'Europa continentale, che la disoccupazione di massa è un problema senza chiara soluzione. In alcuni casi, circostanze particolari come le entrate inattese dovute al petrolio in Norvegia, hanno dato ai regimi socialdemocratici una boccata di ossigeno. In generale, tuttavia, la contraddizione fra socialdemocrazia e liberi mercati globali sembra inconciliabile.

Al giorno d'oggi esistono alcuni validi istituti di governo economico globale, ma nessuno che sia anche solo lontanamente democratico. La realizzazione di un rapporto umanamente bilanciato fra governo ed economia di mercato rimane una lontana aspirazione.

In terzo luogo, il socialismo come sistema economico è fallito irrimediabilmente. Il retaggio socialista della pianificazione centralizzata continua a essere disastroso, in termini sia umani sia economici. L'Unione Sovietica non fu un regime che ottenne un rapido progresso con costi umani purtroppo alti. Fu uno stato totalitario che uccise o mandò in rovina la vita di milioni di persone e devastò l'ambiente naturale. Fatta eccezione per il gigantesco settore militare e per qualche area della salute pubblica, l'Unione Sovietica aveva pochi obiettivi veramente economici o sociali. Nella Cina maoista, la mortalità causata dalle carestie e dal terrore di stato e la devastazione dell'ambiente naturale potrebbero persino superare quelle dell'URSS.

Qualunque cosa possa offrirci il prossimo secolo, il collasso del socialismo pare irreversibile. Per il futuro si può prevedere che nel mondo non ci saranno due sistemi economici, ma solo diversi tipi di capitalismo.

Quarto, sebbene l'implosione del socialismo marxista sia stata salutata nei paesi occidentali e specialmente negli Stati Uniti come un trionfo del capitalismo di libero mercato, nella maggior parte dei paesi ex comunisti il passo successivo è stato l'adozione di un qualsiasi modello economico occidentale.

Sia in Russia sia in Cina la sparizione del comunismo ha resuscitato tipi di capitalismo indigeno, deformato in entrambi i casi dal retaggio comunista. L'economia russa è dominata da una specie di sindacalismo criminale. Questo peculiare sistema economico ha origini recenti nella parte illegale dell'economia sovietica, ma per alcuni versi somiglia al capitalismo misto delle grandi imprese statali e dell'imprenditorialità selvaggia che fiorì negli ultimi decenni dello zarismo. In Cina, il capitalismo ha molto in comune con quello praticato in tutto il mondo per via della diaspora cinese, soprattutto per il ruolo cruciale esercitato negli affari dalle relazioni parentali, ma è anch'esso pervaso della corruzione e dalla mercificazione delle istituzioni, incluse quelle militari, ereditate dall'era comunista.

L'opinione pubblica convenzionale percepisce il collasso del comunismo come una vittoria "dell'Occidente". In effetti, il socialismo marxista fu, in origine, un'ideologia occidentale. Nel lungo corso della storia, il disfacimento del socialismo marxista in Russia e in Cina rappresenta una sconfitta per tutti i modelli occidentali di modernizzazione. Il fallimento della pianificazione centralizzata in Unione Sovietica e il suo smantellamento in Cina hanno segnato la fine di un esperimento di modernizzazione a tappe forzate, dove il modello di modernità era la fabbrica capitalista del diciannovesimo secolo.

Nel quinto filone di Alba bugiarda si espone che, pur sostenendo sistemi economici differenti, marxismo-leninismo e razionalismo economico di libero mercato hanno molto in comune.

Sia il marxismo-leninismo sia il razionalismo economico di libero mercato si rivolgono alla natura con l'atteggiamento di Prometeo e mostrano scarsa comprensione per le disgrazie del progresso economico. Sono entrambi varianti del progetto illuminista di soppiantare la diversità storica delle culture umane con una sola civiltà universale. Il libero mercato globale rappresenta questo progetto illuminista nella sua forma più recente, e forse anche ultima.

In molti dibattiti attuali si confonde la globalizzazione, processo storico in corso da secoli, con l'effimero progetto politico di un libero mercato mondiale. Nel suo vero significato, la globalizzazione indica la crescente interconnessione della vita economica e culturale di parti del mondo distanti fra loro. È una tendenza che si può fare risalire alla proiezione del potere europeo in altre parti del mondo attraverso le politiche imperialiste, dal sedicesimo secolo in poi.

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