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Mercato libero, illusione globale (pagina 3)

John Gray

Oggi, il principale motore di questo processo è la rapida diffusione di nuove tecnologie di comunicazione in grado di abolire le distanze. Gli studiosi conservatori immaginano che la globalizzazione tenda a creare una civiltà universale attraverso la diffusione in tutto il mondo delle pratiche e dei valori occidentali, e più specificamente anglosassoni.

In realtà, l'economia mondiale si è sviluppata nella direzione opposta. Oggi la globalizzazione è diversa da quell'economia aperta internazionale costruita sotto gli auspici dell'Europa imperiale nei quaranta o cinquant'anni che precedettero la Prima guerra mondiale. Nel mercato globale nessun potere occidentale possiede la supremazia vantata dalla Gran Bretagna e da altri governi europei di quel tempo. E infatti, in un ottica di più lungo periodo, la banalizzazione delle nuove tecnologie nel mondo lavora all'erosione dei poteri e dei valori occidentali. La diffusione delle tecnologie di armamento nucleare nei regimi contrari all'Occidente è solo un sintomo di una più vasta tendenza.

I mercati globalizzati non proiettano il libero mercato angloamericano nel mondo. Essi gettano nell'incertezza tutti i tipi di capitalismo, nonché i tipi di libero mercato. I mercati globali anarchici distruggono il vecchio capitalismo e ne creano di nuovi, assoggettando tutto a un'incessante instabilità.

Il concetto illuminista di una civiltà universale in nessun altro luogo è forte come negli Stati Uniti, dove si identifica con l'universale accettazione delle istituzioni occidentali, ovvero americane. L'idea che gli Stati Uniti siano un modello universale è da molto tempo una caratteristica della civiltà americana. Negli anni '80, la nuova destra riuscì a fare sua quest'idea di missione nazionale al servizio dell'ideologia di libero mercato. Oggi, la portata mondiale del potere delle aziende americane e l'ideale di una civiltà universale sono diventati un tutto unico nel dibattito pubblico americano.

Tuttavia, la rivendicazione da parte degli Stati Uniti di essere un modello per il mondo non è accettata da nessun altro paese. I costi del successo economico americano comprendono livelli di frattura sociale (criminalità, sistema carcerario, conflitti etnici e razziali e fallimento della famiglia e della comunità) che nessuna cultura europea o asiatica è disposta a tollerare.

Il concetto che gli Stati Uniti guidino un blocco in espansione di nazioni occidentali è quasi il contrario della verità. Nella situazione attuale l'"Occidente" è una categoria che ha cessato di avere un significato definito tranne che negli Stati Uniti, dove denota un'atavica resistenza alle inalterabili realtà rappresentate dalle varie culture.

Gli Stati Uniti sono sempre più in disaccordo con le altre società "occidentali" riguardo a molte delle loro politiche interne ed estere. Nella gravità delle loro fratture e per la militanza in favore dei liberi mercati, gli USA sono sempre più un caso singolare. Nonostante continuino a condividere interessi vitali, Europa e Stati Uniti si stanno sempre più allontanando per cultura e valori. In retrospettiva, il periodo di stretta cooperazione che va dalla Seconda guerra mondiale a subito dopo la Guerra fredda può davvero apparire come un'aberrazione nelle relazioni fra Stati Uniti ed Europa.

Il periodo storico piuttosto lungo in cui la civiltà americana vede se stessa come qualcosa sui generis, che ha ben poco in comune col vecchio mondo, si sta riaffermando. Per una curiosa ironia, l'appropriazione da parte delle avanguardie neoconservatrici del credo americano secondo il quale la civiltà americana è un modello universale, sembra accelerare il processo che porta gli Stati Uniti a cessare di essere un paese "occidentale", di carattere europeo.

La fusione dell'eccezionalismo americano con l'ideologia del libero mercato è il sesto tema di Alba bugiarda. Il libero mercato globale è un progetto americano. In alcuni contesti, le società americane ne hanno tratto beneficio, in quanto i liberi mercati si sono insinuati in economie finora protette. Ma questo non significa che il laissez faire globale sia una mera razionalizzazione degli interessi delle aziende americane.

Un libero mercato globale non ha vincitori, a lungo andare. Non è già più funzionale di qualsiasi altro, per gli interessi dell'economia americana. Anzi, nel caso di un vasto spostamento di mercati mondiali, l'economia americana sarebbe più esposta rispetto ad altre.

Il laissez faire globale non è una cospirazione delle aziende americane. È una tragedia, una delle tante del ventesimo „secolo, in cui un'ideologia arrogante si arena quando tollera bisogni umani che non è stata in grado di comprendere.

Fra i bisogni umani trascurati dai liberi mercati si trovano il bisogno di sicurezza e quello di identità sociale, che di solito venivano soddisfatti dalle strutture vocazionali delle società borghesi. È sorta una contraddizione fra i presupposti di una civiltà borghese intatta e gli imperativi del capitalismo globale, da cui il settimo argomento: le croniche insicurezze del tardo capitalismo moderno, particolarmente nelle sue varianti di libero mercato più virulente, corrodono alcune delle istituzioni centrali e dei valori della vita borghese.

Il più importante di questi istituti sociali può essere quello della carriera. Nelle società borghesi tradizionali, la maggior parte delle persone appartenenti alla classe media potrebbe ragionevolmente aspettarsi di trascorrere la propria vita lavorativa seguendo un'unica vocazione. Sono pochi quelli che possono ancora cullarsi in questo tipo di speranza. L'effetto più profondo dell'insicurezza economica non è una moltiplicazione del numero di occupazioni che ognuno di noi ha durante la vita lavorativa. È quello di rendere ridondante l'idea stessa di carriera.

Nella vita della maggior parte dei lavoratori, la carriera vecchio stile in cui l'anzianità professionale è una tappa del normale ciclo vitale è semplicemente un ricordo. Di conseguenza, i soliti contrasti fra la vita della classe media e quella della classe lavoratrice hanno un'incidenza ridotta. La tendenza del dopoguerra all'imborghesimento si sta invertendo e i lavoratori stanno, in qualche misura, ritornando a essere proletari.

Anche se la "deborghesificazione" ha fatto i passi più grandi negli USA, l'insicurezza economica è in aumento in quasi tutte le economie del mondo. Questo è in parte un effetto collaterale dei liberi mercati globali, il cui funzionamento imita la legge di Gresham (la quale afferma che la moneta cattiva scaccia quella buona) rendendo socialmente responsabili tipi di capitalismo che sono sempre meno sostenibili. La mobilità mondiale dei capitali e della produzione innesca una "discesa libera" in cui più di un'economia di capitalismo umano è costretta alla deregulation tagliando i fondi fiscali e sociali. In questa nuova gara tutte le varianti di capitalismo che furono in competizione durante il dopoguerra stanno mutando e subendo metamorfosi.

L'ottavo filone di Alba bugiarda prende in considerazione il da farsi. Gli USA non hanno il potere egemonico necessario a realizzare un libero mercato universale, neppure per breve tempo. Ma hanno certamente il potere di mettere il veto alla riforma dell'economia mondiale. Fintantoché gli USA rimangono legati al Washington consensus sul laissez faire globale, non può esserci riforma dei mercati mondiali. Misure come la Tobin tax, l'imposizione fiscale a livello mondiale sulle transazioni valutarie a scopo speculativo, che porta il nome dell'economista americano che l'ha proposta, resteranno lettera morta.

In assenza di riforma, l'economia mondiale si frammenterà man mano che i suoi sbilanci diverranno insostenibili. Le guerre commerciali renderanno più difficile la cooperazione internazionale. L'economia mondiale si dividerà in blocchi lacerati a loro volta da lotte per l'egemonia locale.

Il "Grande gioco" in cui, un secolo fa, i poteri mondiali hanno combattuto per il controllo del petrolio nell'Asia centrale, potrebbe certo ripetersi nel prossimo secolo. Quando gli stati rivaleggeranno per il controllo di risorse naturali scarse, sarà più difficile allontanare i conflitti bellici. I regimi autoritari deboli cercheranno di puntellarsi attraverso le avventure militari. Slobodan Milosevic, il capo neocomunista di ciò che rimane della Jugoslavia, può ben essere il prototipo di demagoghi autoritari di altri paesi.

Con il fallimento del laissez faire globale, la probabile prospettiva per l'umanità è una sempre più profonda anarchia internazionale.

 

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