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Costume

Il Grande Boh! Incontra Il Grande Mah!

Roberto D'Agostino

 

 

Roberto D'Agostino Tutti uguali questi ragazzi-prodigio. Partono a razzo, vanno fuori di testa poi finiscono fuori orario, fuori binario. Una cosa di carta, infatti, accomuna Jovanotti e Pieraccioni: sono brutti, balbettanti, imbecilli i loro libri. Il trionfo della mediocrità stampata, e timbrata Siae. Parassitismo della celebrità, ma che importa? Oggi la fama è un valore in sé anche se scemo, purché famoso tutto si vende, il vuoto specialmente.

Pieraccioni è uno di questi sirenetti del "vuoto sincronizzato". E' da poco in libreria "Trent'anni, alta, mora". E' scritto in caratteri cubitali, su carta spessa un dito. Ogni pagina contiene in media una dozzina di righe. A riunire in corpo tipografico normale tutto quanto è scritto in questo libro di 141 pagine non si supererebbero cinquanta sfacciatissime facciate. Si legge quindi nel tempo di una fermata di metropolitana, e lascia incubi di banalità almeno fino al capolinea.

Ecco un esempio brillante di letteratura svenuta: "A volte ci sono odori che si fissano nella memoria. E quando li risenti, è come se gli anni non fossero passati"; "La tua nave è la mia, piccinina, non affonderemo mai"; "Mi stai chiamando anche stanotte: non puoi fare a meno di me e io non posso fare a meno di te. E questo è amore". Va meglio con il pulp all'amatriciana: "L'aria di un autogrill è pastosa, confusa, drammaticamente cordiale. Una zona franca di moderni pellegrini che se ne vanno per l'Italia a pigliarselo nel culo". E non è finita, ecco un'altra sequenza lancinante:

"Mi alzo alle undici e poi chiamo il mio amico Pietro.

"Che si fa?"

"Quando?"

"Oggi"

"Boh".

"Stasera?"

"Mah"

"Ci vediamo a pranzo?"

Pagina 1,2, 3
 


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