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La confessioni (erotiche) di Sant'Agostino

Jostein Gaarder intervistato da Paolo Marcesini

 

 

Romanzo d'appendice con scontro tra filosofia e teologia, tra Platone e Aristotele, tra chi cerca la Verità (obbligatoria la maiuscola) nel mondo delle idee e chi nella vita reale di tutti i giorni. Con questo spirito dovete leggere Vita Brevis, l'ultima fatica editoriale di Jostein Gaarder (Longanesi), lo scrittore norvegese autore del Mondo di Sofia. Vi si narra la storia di un amore controverso, quello di Aurelio Agostino, futuro santo e padre della Chiesa, con la bella Tagaste. Entrambi africani si conoscono, si amano, per molti anni convivono (c'è chi dice che la loro relazione durò quindici anni, chi sedici, chi quattordici, ma tant'è). Ebbero persino un figlio, Adeodato (donato da Dio). Poi la madre di lui, Monica, assecondando il più classico dei rapporti edipici, intervenne: era preoccupata per quel figlio tanto intelligente, dominato dalla passione della carne e per questo, a suo modo di vedere, incapace di intendere e di volere. Decise di allontanarlo da quella donna, considerata di basso rango, sognava per l'amato Agostino un matrimonio migliore oppure, in subordine, la santità. Otterrà la santità.

E della bella Tegaste, abbandonata e rispedita in tutta fretta verso le coste africane non si avranno più notizie. Questa vicenda, appena accennata nelle Confessioni oggi ci viene raccontata (inventata) con dovizia di particolari da Gaarder il quale, usando un classico espediente romanzesco (ricordate Manzoni) traduce un misterioso manoscritto, il Codex Floriae, trovato per caso in una bottega antiquaria del quartiere di San Telmo nel cuore di Buenos Aires. E' la lettera della donna ripudiata, Floria per l'appunto, che dopo aver letto le Confessioni prende carta e penna e decide di scrivere una lunga lettera all'uomo che ha amato, al padre di suo figlio, l'allora vescovo di Ippona in Africa, Agostino, futuro santo. Naturalmente la lettera non esiste, ma la finzione narrativa coinvolge il lettore al di là della trovata editoriale.

A Gaarder chiediamo il perché di questa insolita scelta editoriale: "Ho letto le Confessioni, la prima autobiografia psicologia della storia, e ho notato come la figura di quella donna fosse solo accennata, come se si trattasse di una figura marginale, un episodio senza conseguenze nella vita di uomo che voleva più di ogni altra cosa ottenere la salvezza e diventare santo. Agostino voleva salvare la propria anima e credeva di purificarla abbandonando qualsiasi tipo di piacere sensibile, dal sesso alla natura, dalla musica al cibo. In nome dell'ascesi separò l'anima dal corpo e si rifugiò nella meditazione e nella mortificazione di se stesso.

La sua è una tragedia erotica. Come Edipo Re, anche lui è cieco, dedica tutto se stesso a Dio e dimentica il suo peccato più grande, quello di aver abbandonato la donna che amava e di averle sottratto il loro unico figlio. E' come se si fosse rivolto a Dio e gli avesse chiesto: - Salvami, ti prego -, e Dio gli avesse riposto - Va bene, ma prima dovrai liberarti di quella donna - E Agostino, un po' dubbioso, ma solo un po': - Lo farò, mio Signore, ma così facendo sarò infelice per tutta la vita -. - E chi se ne frega! — fu la risposta dall'alto dei cieli".

Ma Floria, come Medea, non ci sta. Scrive Agostino: "E quando mi fu strappata dal fianco la donna con la quale ero solito andare a letto, dovettero tagliarmi via il pezzo di cuore che le era attaccato". E lei risponde: "Mi respingevi perché mi amavi troppo, dicesti. E' consuetudine trattenere ciò che si ama, ma tu facesti il contrario. Fu perché avevi già cominciato a guardare con disprezzo all'amore sensuale tra uomo e donna. Ritenevi che io ti legassi al modo dei sensi, precludendoti la pace necessaria a concentrarti sulla salvezza della tua anima (...) Più di ogni altra cosa, Dio vuole che l'uomo viva continente, scrivi. In un Dio di tal fatta non ho alcuna fede". La disputa quindi si sposa su un altro piano, forse meno personale, sicuramente non meno intenso. Cosa scegliere tra l'amore per una donna o l'amore per Dio, tra la vita e la vita confessionale, come mediare l'eterna contrapposizione tra carne e spirito, tra etica trascendente ed etica passionale? Quale giudizio morale ed etico si può e si deve dare all'uomo che rifiutando il peccato rifiuta ogni piacere offerto dalla vita quotidiana?

Pagina 1,2, 3
 


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