Caffe' Europa
 
Editoriale

Che Guevara al governo in tutta Europa?

Giancarlo Bosetti

 

 

Gli incubi di un settimanale conservatore

"I radicali degli anni Sessanta hanno preso le cancellerie d'Europa". Vista da un settimanale conservatore, e anche un po' arrabbiato, come The European (http://www.the-european.com), la scena appare cosi': un Che Guevara che si e' messo la cravatta. La versione e' leggermente nuova ma il contenuto dello spettro e' sempre lo stesso di centocinquant'anni fa: il comunismo, oggi reinquadrato nella formula di "radical left". Se si scava sui singoli teatri nazionali, di questo successo continentale della sinistra, si vede tuttavia che The European, come gran parte della stampa di centrodestra del continente non ha eccessivi timori per le sorti della proprieta' privata o per l'imminenza di sommosse: sotto la caricatura comunista compaiono i veri bersagli dei conservatori europei, i nemici di lungo corso di questo secolo, i quali nella fase presente hanno vinto e sono saliti al governo, ovvero socialdemocratici e socialisti. E' il momento del "radical cheek", dicono a destra con un gioco di parole: dall'epoca del "radical chic" quando la sinistra dura era un vezzo dei salotti, ostentato ma marginale, adesso il "cheek", la temerarieta' e la prepotenza, della sinistra sono diventate una marea di voti che ha preso il sopravvento. "E mal ve ne incorra'", preannunciano a destra risfoderando gli spettri: gli avversari piu' temuti sono evidentemente gli Schroeder e i Jospin (su Blair il settimanale di Murdoch e' evidentemente molto prudente e si astiene), cui si aggiunge ora un D'Alema nel quale si vede "piu' Machiavelli che Marx" (probabilmente una attenuante).

Dal "radical chic" al "radical cheek"

E' su Jospin che viene calato il colpo piu' duro. La chiave di questa ascesa al potere dei giovinotti che negli anni Sessanta tiravano sassi e molotov per le strade si trova la' dove il leader di uno dei due piu' grandi partiti socialisti europei ha compiuto il passo decisivo: ha spalancato le porte ai comunisti e per giustificare la collaborazione con loro, nel governo, ha rifiutato di riconoscere ogni paragone tra i crimini del comunismo e quelli del fascismo. All'assemblea nazionale si e' dichiarato "fiero" di avere comunisti nel suo governo: "Quando la Francia fu invasa dai nazisti, il Partito comunista fu al nostro fianco". Quanto a Schroeder, sostiene ancora The European, altro che Blairite, la vera natura di questo Bundeskanzler sta gia' venendo fuori: nella scelta dei ministeri gli uomini del Neue Mitte sono fatti fuori, Lafontaine tira i fili del potere del suo partito, ma lo stesso premier non ha bisogno di essere teleguidato perche' riscopre, secondo la rivista, il suo medesimo passato di radicale quando stava nell'ala sinistra della Spd.

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