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Il Grande Boh! Incontra Il Grande Mah! (pagina 3)

Roberto D'Agostino

Insomma, un disastro illeggibile. Un disastro che la fama di Jovanotti ha trasformato in un best seller. Eppur sembrava che studiasse per diventare un Battisti da discoteca, è diventato invece un "tamaro-baricco" tromboneggiante le consuete opinioni generosamente generiche, ingenuamente ideologiche, ovviamente sentenziose che ci aspettiamo, che temiamo. Siate buoni, se potete. Vogliatevi bene. E vogliatene anche agli extracomunitari, giacché ci siamo. Con quell'aria pentita, il pizzetto da incazzato, l'occhio infelice, la maglietta stagionata e la braga espansa, che è la divisa di ordinanza dei nuovi rivoluzionari del rap, si è messo a scrivere grandi discorsi, travolto da un'inarrestabile voglia di dire la sua, di dividere il mondo in buoni e cattivi, di improvvisarsi intermediario tra i giovani disorientati e un mondo che ha perso la bussola. Dopo aver seppellito proditoriamente il Jovanotti funambolico degli anni Ottanta, il jovanottismo spensierato di "E' qui la festa?", "Un, due, tre, casino!", "Gimme five", sbandierando che "Il disimpegno è acqua passata", ecco dunque l'ex "profeta del cretinismo integrale" (definizione di Michele Serra) che conquista le colonne dei settimanali d'opinione, "Tutto Libri", Inge Feltrinelli, Aldo Nove, discettando di Patagonia ritrovata, Marocco berbero, Algeria per piccina che tu sia. "Il grande Boh" non è il racconto di un italiano ambulante nel deserto.

E' la "caricatura" di un racconto di un italiano ambulante nel deserto. Ma forse la formula più esatta per definire la scrittura di Jovanotti è questa: un misto fritto-vegetariano che squaderna, all'interno di un depliant turistico che propone viaggi esotici e avventure esoteriche, la New Banality come nuovo, il già-detto come inedito, l'acqua calda come scoperta, l'infatilismo come rivoluzione. E ci riesce perché ha una mente così delicata, Lorenzo Cherubini, che nessuna idea può violarla.

Se i Pieraccioni e i Jovanotti hanno successo però, la colpa è anche nostra, perché siamo "celebro-lesi" e ne leggiamo e ne pensiamo e ne scriviamo. L'Industria della Forfora culturale si alimenta di loro come di noi. Nel momento in cui ne parlo, sono complice. Ci vediamo tutti ai Remainder's.

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