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Buddismo online

Edoardo Buffoni

 

Da tempo si parla di Internet, la Rete delle reti, come di un "self-service dell'anima". Il mare sconfinato in cui ogni navigatore alla ricerca di spiritualità trova il suo porto, la sua nicchia, il suo spicchio di trascendenza. In effetti, la domanda e l'offerta di religiosità online è impressionante. Non c'è setta, chiesa, movimento spirituale, che non abbia un suo prolungamento sulla Rete, in una gamma che va dal sito-volantino alle religioni interamente e intrinsecamente digitali. Dall'altra parte dello schermo, o della linea telefonica, si muovono migliaia di persone a caccia di fede, a volte adepti già iniziati in cerca di conferme, più spesso individui in cerca di "qualcosa", che sia una risposta, una suggestione, una casa, una comunità.

La Rete è una terra di conquista per i missionari di ogni fede, può tenere insieme nella dimensione digitale comunità fisicamente lontanissime, è il luogo libero dell'espressione spirituale di ognuno, un immenso e caleidoscopico Hyde Park Speaker's Corner virtuale. E l'avanzata delle grandi fedi su Internet è ormai realtà. La Chiesa cattolica si sta preparando ad un'invasione della Rete, preannunciata dalle prime omelie papali online. Con netto anticipo si è mossa la cristianità protestante, da anni sette e predicatori si sono appropriati di una rivoluzione informatica nata nel mondo anglosassone. L'ebraismo, in varie sfaccettature, è presente. Quasi del tutto assente, invece l'Islam, ancora lontano, per cause socioeconomiche e in parte ideologiche. L'induismo anima migliaia di siti, in migliaia di sfaccettature. Ma c'è una fede che più di ogni altra è entrata in simbiosi con il mondo della comunicazione digitale, quasi a farne un sesto continente della predicazione, e questa è il buddismo.

Basta dare un'occhiata ai motori di ricerca sul tema: un viaggio esaustivo nel buddismo in rete è un'impresa che richiede settimane di navigazione. Centinaia le associazioni, i gruppi di discussione, i singoli templi, gli studi accademici presenti su Internet. Si va dalla pubblicazione in rete dei discorsi del Dalai Lama, alla vendita di cassette con gli insegnamenti dei maestri, dalla facoltà di buddismo dell'università di Princeton al centro di raccolta adesioni della Soka Gakkai. Per capire le ragioni di un incontro così fecondo tra la dottrina dell'"illuminazione" e il cyberspazio, bisogna guardare alla realtà del movimento buddista nel mondo.

Una fede che ha viaggiato dall'India in tutta l'Asia sin dal primo secolo dopo Cristo, scindendosi e diversificandosi di regione in regione, fino a diventare tante dottrine, culti, tradizioni differenti. Una panorama spirituale assai vario, oltre l'insegnamento fondamentale del Budda, che si riflette sulla Rete, luogo della molteplicità per eccellenza. Il buddismo non ha un centro, come Roma, Medina, Benares o Gerlusalemme, ma ne ha tanti. Le centinaia di diverse comunità buddiste, che si riferiscono agli insegnamenti di diversi maestri, sono spesso geograficamente disperse. Nella Rete una comunità può ritrovarsi, organizzarsi, fare proseliti, lanciare iniziative.

Ma non solo. La connessione virtuale attraverso il modem può essere di per sé una connessione spirituale. Ce lo conferma Marco Merlini, giornalista, esperto di spiritualità nella Rete (autore di "Pescatori di anime - Nuovi culti e Internet", Avverbi edizioni, da poco in libreria): "Nel buddismo online esiste e viene praticata una comunità, una comunione delle anime attraverso Internet, luogo per eccellenza del disincarnamento e del disincanto". Un flusso di spiritualità che si attiva leggendo un testo dottrinale, scambiando messaggi con un altro affiliato, contemplando una delle tante immagini di mandale o templi che arricchiscono i siti specializzati.

Esigenze organizzative, spirito missionario, comunione delle anime, dunque. Ma l'altra faccia della medaglia, quella della domanda, ci indica altre cose. Prima di tutto, che il successo del buddismo online è lo specchio del grande successo di questa fede nell'Occidente. E' l'Occidente a navigare su Internet, ed è l'Occidente a interessarsi sempre di più agli insegnamenti del buddismo. Se diamo un'occhiata alla geografia "fisica" del buddismo su Internet, scopriamo che la grande maggioranza dei siti è messa in rete dagli Stati Uniti, dall'Australia, dall'Europa, e dal più tecnologizzato dei paesi asiatici, il Giappone. Il buddismo online è in gran parte l'ultima e più moderna manifestazione della simpatia occidentale per la più conosciuta e "venduta" fede orientale. Su Internet è più potente e più presente la Buddhist Association of United States della "chiesa" buddista della Thailandia, che conta decine di milioni di credenti.

Nella California ormai digitalizzata, il Tempio di San Francisco annuncia le iniziative sul proprio sito. Impensabile che questo accada in qualche "parrocchia" del Bangladesh o della Cambogia. E' un fatto però che nel continuo scontro/incontro tra Oriente e Occidente la flessibilità del variegato corpus dottrinale buddista e l'indefinitezza costitutiva della Rete si sono subito incontrate.

Negli Stati Uniti è di moda parlare di una via "pop" al Tibet. Un frullato che comprende i filmoni hollywoodiani, le battaglie contro l'invasione cinese, la recente conversione dei Beastie Boys (gruppo rap d'annata) e le cartoline di un Tibet idilliaco. E dalla versione tibetana della dottrina dell'Illuminazione - il lamaismo - può facilmente prendere avvio chi volesse dare una rapida occhiata al fenomeno del buddismo in Rete. I siti non mancano, dalla Shambala International (http://www.shambhala.org), alla Fondazione Dzogchen (http://www.dzogchen.org), l'ultimo insegnamento, in ordine di tempo, del filone Nyingma. La Fondazione Thsurphu (http://www.tibet.dk/tsurphu) diffonde la dottrina - e raccoglie fondi - per l'omonimo monastero. La Scuola Asincrona di dialettica buddista è un college virtuale di filosofia e pratica. I newsgroup più seguiti sono alt.religion.buddhism.tibetan, soc.culture.tibet e talk.politics.tibet, dove si discute della situazione politica.

Del filone Zen, a parte i newsgroup alt.zen e alt.philosophy.zen, da segnalare l'indice generale del WWW Virtual Library (http://www.ciolek.com/WWWVL-Buddhism.html), una vera e propria guida nel labirinto dello Zen su Internet.

Della Soka Gakkai (http://www.isg.it), setta nata nel 1975 e in forte espansione, esiste anche un sito italiano. Del buddhismo Shin, diffuso soprattutto in Giappone, esistono testi online, e un Tempio Virtuale del Cammino Bianco (http://phys.columbia.edu/~arturv/h01.html). Ci sono poi le diramazioni cinese, thailandese e birmana.

Il sito dell'International Research Institute for Zen Buddhism (http://202.232.157.4/iriz/irizhtml/irizhome.htm) di Kyoto contiene la più grande collezione online di testi fondamentali.

Da segnalare, infine, il Journal of Buddhist Ethics (http://jbc.la.psu.edu) con studi da tutto il mondo su ogni possibile argomento legato al buddismo.


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