La repubblica di Berlino Giancarlo Bosetti
Il signor "pressappoco"
Bisogna riconoscere che la figura del nuovo cancelliere tedesco e' una
sfida ai bei pensieri torniti e rotondi che talvolta siamo tentati di fare
sulla politica dei nostri giorni. In campagna elettorale Gerhard Schroeder
non ha avuto buona stampa. Il giudizio era pressocche' unanime: che fossero
suoi avversari "strutturali", come la stampa schierata con Kohl, o che
fossero potenziali amici in freddo, come i liberali della "Zeit"
(http://www.diezeit.de), tutti puntavano il dito sulla sua vaghezza di
propositi, lui il signor "pressappoco", "Herr Ungefaehr", uno capace di
uscire da una riunione di sindacalisti metalmeccanici e industriali
metalmeccanici lasciando entrambi soddisfatti. Tutti disposti ad ammettere
le sue doti di immagine, ma pochi in grado di dire a quale politica, e in
che cosa alternativa a Kohl, ci si deve preparare dopo la sua vittoria. E
anche adesso che ha vinto rimane la sensazione che la carta vincente sia
stata questa vaghezza: era aperto a varie possibili formule tanto quanto
era incerto l'esito del voto. Coalizione rosso verde, grande coalizione….
Tra Spd e "terza via"
Neanche il risultato scioglie l'enigma sull'impronta effettiva che avra' il
suo governo, anche se la formula sara' quasi certamente quella rosso-verde.
Rivoltera' la Spd e ne fara' un moderno partito di centrosinistra? O se ne
fara' risucchiare e si trincerera' in una politica di difesa dei sindacati,
del welfare, di un sistema industriale poderoso e vecchiotto che non osa
sfidare i venti della globalizzazione? Neppure e' certo se debbano alzare
canti di vittoria soltanto i supporter delle tradizioni socialdemocratiche
(sotto le cui bandiere indubbiamente Schroeder, vecchio segretario degli
Jusos, si e' battuto accanto a Oskar Lafontaine) o anche i "novatori" della
terza via, che si ispirano a Blair. Siamo onesti: ammesso che abbiano un
senso, le due interpretazioni si equivalgono. Un po' hanno vinto entrambi,
ma una catalogazione piu' dettagliata e' fuori dalla nostra portata di
oggi. Non lo sara' forse fra un paio d'anni quando vedremo dove Schroeder
portera' la Germania. Il timone dell'economia lo terra' Lafontaine, che
alla vittoria ha dato il contributo determinante delle "divisioni"
elettorali della Spd, o Jost Stollmann (dotato, diciamo qui di passaggio,
di un ricchissimo e informatissimo sito http://www.Jost-Stollmann.de),
ormai soprannominato d'ufficio il Bill Gates tedesco, un altro che ha
certamente dato un contributo di voti determinante? Vedremo. Al momento
nessuno puo' esserne certo.
Piu' Tamigi o piu' Reno?
Dalla Germania verra' un spinta ulteriore e decisiva verso la flessibilita'
dell'economia o un colpo di freno, un occhio al retrovisore e qualche
cautela protezionistica l'Europa intera? Si capisce che l'incertezza non e'
a 360 gradi, che la Germania non e' un vascello che possa essere
sballottato a piacere e condotto a casaccio per tutte le acque e tutti i
porticcioli. E' ovvio che chiunque sia al timone dovra' muoversi con
cautela e potra' sciegliere la rotta ma entro certi limiti. Ma entro quei
limiti, diciamo la verita', oggi nessuno e' in grado di prevedere se la
direzione di marcia sara' piu' vicina alle aspettative dei vecchi
socialdemocratici che da sedici anni volevano tornare al governo (e che
avevano le loro buone ragioni da far valere, e che sono valse anche loro
per portare alla vittoria Schroeder) o a quelle degli imprenditori
neoliberali, che vorrebbero assottigliare di molto quella poderosa
struttura che va sotto il nome di "mercato sociale" o "modello
capitalistico renano" e ridurla piu' alle dimensioni in uso sul Tamigi piu'
che sul Reno. Il cancelliere sara' un socialdemocratico doc il quale pero'
ha accusato Kohl in questi anni di aver imposto troppe tasse.
Il ritratto di Le Monde
E chi si azzarda nelle previsioni non puo' neppure dare per scontato che la
divisione delle parti veda Lafontaine nel ruolo di capofila dei burocrati
della Spd di contro a uno Schroeder alla testa di giovani imprenditori
vogliosi di nuove tecnologie e di sfide globali. Potrebbe essere tutto piu'
complicato. L'analisi della biografia del neocancelliere non fornisce
indizi risolutivi, ma e' comunque utile: orfano di guerra, il giovane
Schroeder se la cavo' con qualche lavoro stagionale nei campi e facendo il
commesso in un negozio di porcellane. "A casa negli anni 50 e 60 mia madre
e i miei fratelli e sorelle svissero con l'aiuto sociale. Non lo
dimentichero' mai". Socialdemocratico per forza allora? No, ha risposto
piu' volte lui stesso: "L'alternativa non e' oggi tra una politica
socialdemocratica e una conservatrice ma tra una politica moderna e una
no". Parole che ricordano indubbiamente piu' la "terza via" di Anthony
Giddens e il suo "centralismo radicale" al di la' di destre e sinistre e
che difficilmente ascoltereste dalla bocca di Lafontaine (o da quella di
Jospin). Ma in una dettagliata ricostruzione della sua vita "Le Monde"
(http://www.lemonde.fr) ricorda che il bilancio della Bassa Sassonia,
guidato proprio da Schroeder ha visto crescere il debito pubblico, dal
1991, piu' di tutti gli altri Laender. Quanto alla riduzione dell'orario di
lavoro, punto chiave del programma dei socialisti francesi, altro enigma.
Il pragmatico Schroeder si e' dimostrato oscillante: favorevole alla
riduzione alla Volkswagen (dove rappresentava l'azionista pubblico) per
salvare decine di migliaia di posti di lavoro, ma favorevole
all'allungamento alla Continental (impresa di pneumatici situata nel suo
Land), dove si trattava di aumentare la produttivita'.
Pragmatismo vince
Che sia questo pragmatismo a vincere e' pure un segno dei tempi, purche'
non dimentichiamo che questa mancanza di una cornice ideologica viene
attribuita a un premier espresso da un partito dal marchio forte,
nientemeno che la socialdemocrazia tedesca. Pragmatismo si' allora, ma
inquadrato dentro una tradizione forte. (E non si direbbe neppure che la
Spd sia stata penalizzata dalle sue perplessita' sui tempi forzati della
unificazione tedesca voluti da Helmut Kohl. Il che se non altro fa
giustizia di tanti aspri giudizi che in questi anni si erano spesi su
questo partito, accusato di aver lavorato contro la storia.) Su tutte le
altre poste della vicenda tedesca sembra prevalere questa: il passaggio ad
una generazione che vive la politica senza rigidita', senza una struttura
ideologica e mentale predeterminata, senza una visione troppo distinta. La
necessita' di coalizzare forze al di la' di quelle che si possono radunare
intorno a un progetto preciso, con connotati chiaramente identificabili,
(forze che pure sono indispensabili se si vuole vincere la battaglia
elettorale per governare) impone di questi tempi una certa vaghezza. E'
come se la politica percorresse al contrario il cammino che la scienza ha
compiuto "dal mondo del pressappoco all'universo della precisione"
(ricordate Alexandre Koyre'? E Galileo? Chi non ricorda cerchi su Altavista,
http://www.altavista.digital.com, o sulla Treccani). Qui si va dal mondo
della precisione ideologica all'universo mass-mediatico del pressappoco. Ma
nei casi migliori non si tratta di difetti, o soltanto di difetti: emerge
una fascia di leader che riescono a maneggiare questa liberta' dai
complessi del passato, a esibire una capacita' di "de'contracter"
antagonismi un tempo irriducibili, di sciogliere conflitti pericolosi.
Gente dotata di una elasticita' che sfida le accuse di opportunismo e che
ne fa virtu' di governo. Attenzione: forse e' una tendenza di lunga durata.
Blair o Jospin?
E a proposito di leader non si puo' non tentare un paragone con gli altri
uomini politici che governano in Europa alla guida di partiti o coalizioni
di sinistra e centrosinistra, a cominciare da Blair e da Jospin, il numero
uno della "terza via" e il numero uno della "sinistra plurale". Il
confronto tra i vari tipi di "elasticita'" non e' risolutivo in vitro. Se
si dovesse giudicare dalla campagna elettorale e dalle dichiarazioni, il
modello culturale proposto da Schroeder e' indubbiamente piu' vicino a
quello inglese. Se consideriamo il peso che la Spd potra' avere sul
canceliere il risultato e' piu' incerto. Intanto lasciamo giudicare a voi
pubblicando l'ultimo pamphlet di Tony Blair: La terza via, una nuova politica per un nuovo
secolo. Gli potete mettere accanto i primi discorsi
dopo la vittoria di Schroeder e Lafontaine. Fateci magari sapere la vostra
opinione. Scrivete a "caffeeuropa@caffeeuropa.it". Per i confronti italiani
le variabili sono troppe per venirne a capo in una sola puntata. Vi
rimandiamo alla prossima.
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