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Il sound della rete/Anni Novanta, arriva la Web-Music (pagina 3)

Stefano Bocconetti

Costa poco meno di quattrocentomila lire e dovrebbe rendere inutile anche la fase della masterizzazione (chi "traduce" bytes in un Cd audio sa quanto sia lunga e a volte noiosa la procedura).Ma tutto questo e' stato gia' detto e scritto. E in tanti si sono esercitati a parlare di fine dei tradizionali supporti, cosi' come quindici anni fa si parlo' di fine del vinile. Illudendosi che tutto questo possa portare a ridurre il peso delle major, come se la Diamond - che produce il "Rio" - fosse diversa dalle altre case, come se i produttori dei nuovi ultrarapidi masterizzatori non fossero le stesse che, da sole o in joint-venture, non dominassero il mercato discografico.

Tutto gia' detto, scritto, visto. Ma resta la domanda: Alice abita ancora qui o no? E allora, di "fatti", di cose ne accadono anche altri nella rete. Uno va raccontato. Anzi lo raccontano due americani, Peter Blackstock e Grant Alden, che da poco tempo si sono improvvisati editori di una rivista su carta. Tutto nacque qualche tempo fa, quando uno dei gruppi statunitensi piu' importanti, e meno conosciuti, degli inizi degli anni '90, gli Uncle Tupelo (ora si sono sciolti, ma i loro fan sono ancora attivi in rete: il miglior sito è al http://www.gumbopages.com/uncle-tupelo.html) proposero una rilettura del folk americano, da Guthrie a Dylan, attraverso le lenti delll'energia punk. Sulla loro scia, di gruppi se ne sono formati migliaia. Ovunque. Cosi' gli artisti e gli appassionati decisero di dar vita ad una newsgroup su American On Line. Si chiamava "No Depression", dal titolo di uno degli album degli Uncle Tupelo. L'interesse attorno alla newsgroup crebbe al punto che si penso' di dar vita ad una rivista. Naturalmente telematica, http://www.nodepression.net. Duro' poco.

Intendiamoci: il sito c'e' ancora, qualcosa si trova e ogni tanto viene aggiornato. Ma i due ragazzotti americani che ne avevano proposto la nascita decisero che il linguaggio html poteva sì servire a scambiarsi qualche dato, al massimo qualche informazione sui tour, ma non poteva "bastare" a chi volesse studiare, capire, conoscere la musica. Tanto piu' quella musica colta che sulle radio ha poco spazio. E cosi' Blackstock e Alden hanno deciso di trasferirsi su "carta". E ora curano soprattutto il loro giornale stampato che ha lo stesso nome: "No depression". Se glie lo chiedi ti dicono che non hanno nulla contro la rete - "siamo nati da li'" - , probabilmente usano anche loro l'Mp3 per scambiarsi le registrazioni dei concerti. Ti dicono anche che un modem ora ti consente molte cose, per esempio l'ascolto di concerti dall'altra parte del mondo. E questo, i concerti in rete, sono una parte dell'universo musicale telematico poco conosciuto. Eppure basta disporre di un programma (il RealAudio che si scarica al http://www.realaudio.com, gratis; con la versione ".5", che costa una settantina di mila lire, ma consente anche le registrazioni), basta un piccolo modem, pure a 28.000, e si può ascoltare, in qualche caso anche vedere, le performance live degli artisti.

Quando c'è il "grande nome" ne parlano un po' tutti i giornali, ma in rete l'offerta è davvero molto, ma molto più interessante. Il posto da cui partire per un viaggio fra i suoni in diretta è sicuramente il "liveconcerts" (http://www.liveconcerts). Qui oltretutto chi non ha voglia di fare levatacce (i concerti in genere inziano alle nove ore del Pacifico, le sei di mattina da noi) li può anche ascoltare in differita, nei giorni successivi al concerto, poi i link vengono cancellati. E neanche a farlo apposta proprio questa settimana, lì su "liveconcerts", c'è stato lo spettacolo di Lucinda Williams (http://www.polygram-us.com/lucinda/) fra le migliori interpreti della scuola inaugurata dagli Uncle Tupelo, fra le migliori esponenti del movimento "No Depression".

Sicuramente Peter Blackstock e Grant Alden, i nostri due editori l'avranno ascoltata. Quindi anche loro usano la rete, ma se li intervisti - rispondono ai messaggi via e-mail - ridimensionano tutto: e ti dicono che per loro un supporto vale l'altro. Quel che conta, aggiungono, e' il sudore di un chitarrista o le parole di un songwriter. Il "resto" e' - come dire? - contorno. Cambia, si adatta, si evolve, sicuramente. Ma resta marginale. E allora? Allora, Alice continua ad abitare da queste parti, ma ne' piu' ne' meno come abita in un qualsiasi lettore o addirittura in un vecchio nastro su cassetta. Conta la musica. Il resto è "marginale". "Quelli che ogni cinque anni pronosticano grandi rivoluzioni nel modo di ascoltare la musica, in realtà sono persone che di musica ne ascoltano pochissima", aggiungono Peter Blackstock e Grant Alden.

 


Il sound della rete/Anni Novanta, arriva la Web-Music

Il sound della rete/La bomba Mp3

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