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Scuole di scrittura: corpo a corpo tra le righe (pagina 2)

Laura Lepri

 

Ecco, in una scuola di scrittura si allena a mettere insieme chiarezza e ambiguità, significati primi e secondi, articolandoli in una storia. E, ovviamente, non è possibile farlo senza aver consultato, a lungo, più volte come ci dice Nabokov, chi lo ha già fatto. Gli scrittori che hanno già scritto e che sono una garanzia di fattibilità. Danno anche questo conforto. Ci convincono ogni volta che li consultiamo che è possibile sedurre qualcuno con una storia. Ci persuadono a condividere un mondo, ad amare o detestare un personaggio, un luogo, un tempo, ad averne paura, a desiderare di essere lì, con loro. Ma procediamo nel nostro piccolo labirinto di letture.

E affidiamoci a una raccolta di articoli scritti per il quotidiano inglese "The Indipendent" da David Lodge, autore di trame, ironie e personaggi amabili e detestabili come i suoi professori. E critico capace, secondo l'ottima abitudine della scuola anglosassone, di mediare consapevolezza e piacere della lettura. Il testo, pubblicato nel 1995 nei tascabili Bompiani con il titolo L'arte della narrativa dà ottime chiavi di utilizzo. Soprattutto di metodo. Ogni capitolo, ogni pezzo scritto per quel giornale, e quindi per un pubblico di non specialisti - quali potrebbero essere gli allievi di una scuola di scrittura - affronta un argomento "topico" della narrativa: l'inizio, la suspense, il punto di vista, i nomi, la presentazione di un personaggio, la caratterizzazione dell'ambiente, le condizioni atmosferiche, il titolo, la struttura della narrazione,. Ma parla anche di generi letterari e di registri stilistici, quali il romanzo sperimentale, il romanzo umoristico, il realismo magico, il simbolismo, la metanarrativa, l'ironia, lo straniamento, il mistero.

Non si tratta di un manuale perché non dà indicazioni rigide di comportamento a chi voglia scrivere. Non riproduce formule, non si affida agli assiomi, quelle regole che ormai sono entrate negli automatismi - non sempre encomiabili - delle scuole di scrittura creativa: show, don't tell (fa' vedere, non dire! Mostra, non descrivere!) predica spesso chi insegna. E ancora: "Il vostro testo deve rispondere alle domande delle cinque W:, what, who, where, when e why, soprattutto why. Chi, cosa, dove, quando e perché chiedetevi sempre il perché di quello che scrivete" si sgolano i più ligi al modello americano, utile ma da non prendere alla lettera perché potrebbe far dimenticare che in letteratura ognuno crea la propria regola, le proprie strategie narrative, e che, soprattutto oggi, le voci del racconto sono le più dissonanti e individuali.

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