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Editoriale

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Usa-Iraq/"Un attacco privo di un senso apprezzabile" (pagina 2)

Eric Hobsbawm intervistato da Giancarlo Bosetti

 

Saddam non e' la stessa cosa di Hitler, non lo e' mai stato, finora. E' stato un pericolo regionale e adesso non e' piu' neppure questo. E' un pericolo regionale e circoscritto nel senso che gli aerei americani hanno il completo controllo della situazione. L'idea che sia un serio pericolo non ha alcun senso. Il senso politico dell'attacco e' quello di riaffermare e rafforzare la supremazia militare americana. Negli ultimi dieci anni c'e' stata una intensificazione delle azioni militari degli Stati Uniti.

Alcune sono state invocate a gran voce da ongi parte, come in Serbia.

Ma in altri casi non sono state invocate. Questa volta poi la legittimazione dell'Onu e' molto debole. E per di piu' questa volta l'intervento dimostra nello stesso tempo la forza militare degli Stati Uniti ma anche i suoi limiti. Come pensano di andare avanti? Bombardando l'Irak ogni sei mesi? Dopo otto anni dalla guerra del '91 Saddam e' ancora li', forse piu' forte di prima.

In questa congiuntura internazionale non si vede l'ombra di una influente sinistra europea. Blair appoggia Clinton, gli altri governi sono critici.

Non e' colpa della sinistra, la politica internazionale si fa in funzione degli interessi degli stati. Anche se ci fosse in teoria un manifesto unanime della sinistra europea sulle questioni del Medio Oriente in pratica poi gli inglesi sarebbero comunque solidali con gli Stati Uniti, i francesi piu' reticenti, e cosi' via. Il New Labour si muove al governo in funzione degli interessi nazionali.

Torniamo alla situazione dell'inizio del secolo. Il socialismo e' internazionalista, ma poi scoppia la guerra e ciascuno va per la sua strada.

In un certo senso e' proprio cosi', come all'inizio del secolo. E' vero che sarebbe necessaria una presa di posizione per la pace della sinistra, e magari non solo della sinistra, e' vero che servirebbe una una iniziativa internazionalista di solidarieta' con le posizioni dell'Onu. E' auspicabile, ma avrebbe scarsi effetti pratici.

Niente da fare allora fuori dai confini nazionali?

Devo dire che vedo un pericolo, quelo che l'opposizione contro l'azione militare americana e inglese degeneri nell'appoggio al regime di Saddam. Questo dobbiamo e possiamo evitarlo. E' bene che la sinistra, quella che critica la politica unilaterale dell'attacco armato, si impegni nello stesso tempo contro un governo indesiderabile come quello irakeno.

Dopo la reazione russa ci sono pericoli di estensione del conflitto?

Non c'e' nessun pericolo del genere. Questa guerra e' pericolosa per la gente che vive in quell'area. Oggi nel mondo non ci sono rischi di una guerra generale. Questo non significa che non ci sia una enorme quantita' di gente che soffre per tensioni e conflitti non ufficiali. In questo momento ci sono piu' rifugiati politici nel mondo che in tutti gli ultimi quarant'anni, sono piu' di dieci milioni. Per trovare una ondata di rifugiati di queste dimensioni bisogna risalire alla fine della seconda guerra mondiale. E' una situazione pericolosa per la gente, piu' pericolosa per loro che per i governi.

Il soggetto "sinistra europea" non ha niente da dire di importante proprio ora che e' al governo? Non le sembra strano?

Proprio perche' e' al governo, non si vede e non c'e' un discorso di politica internazionale della sinistra europea. Come sarebbe possibile, visto che non esistono ne' una politica estera ne' una politica militare europee.

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