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La marijuana come medicina


Valentina Furlanetto




Il procuratore distrettuale di San Francisco, Terence Hallinan, questa settimana ha annunciato la possibilità per gli abitanti della città californiana gravemente malati di ottenere una carta d'identità che consenta loro di utilizzare la marijuana a scopo terapeutico. Con 25 dollari, poco più di 50 mila lire, e una ricetta medica che attesti l'effettivo bisogno della sostanza, un qualunque cittadino di San Francisco, anche minorenne purché autorizzato dai genitori, potrà girare liberamente per la città con la "dose" in tasca.

Mentre l’uso “ricreativo” della marijuana rimane illegale per la corte federale, molti stati Usa, infatti, stanno facendo importanti passi avanti verso il riconoscimento della cannabis come medicina legittima. La California non è il primo stato dove si tenta di introdurre la legalizzazione dell'uso medico di marijuana. Misure di questo tipo sono già in vigore in Alaska, Arizona, Hawaii, Maine, Nevada, Oregon e nello stato di Washinghton.


Situazioni isolate, fino a qualche anno fa. Sempre più diffuse negli ultimi tempi. I fautori, trasversali tra l’altro, della cannabis sottolineano le sue virtù calmanti e antidolorifiche nei casi di cancro e di altre malattie terminali.  E la Rete è un efficace mezzo di diffusione di informazioni al proposito. Lo fa bene il sito Volontariato.it  che ci spiega che la marijuana (infiorescenze, foglie seccate), in cui la percentuale di tetraidocannabinolo o THC può variare tra lo 0.5 e il 5 % nelle varietà senza semi e tra il 7 e il 14 % nelle varietà con semi, non è l’hashish (resina di cannabis e fiori pressati) che ha invece concentrazioni di THC variabili dal 2 al 20%. E sono le concentrazioni di THC ad essere rilevanti. 

Ci sono poi numerosi siti “storici” nei quali si trovano informazioni sugli utilizzi della pianta di canapa nel passato. In Verdeoro  si scoprono gli “altri” utilizzi della canapa: dall’uso per fabbricare tessuti, vele e corde, alle preziose capacità idratanti e nutritive dell'olio estratto dai suoi semi, largamente usato per la produzione di cosmetici, dalla carta, alla creazione, attraverso un processo di polimerizzazione, di materiali plastici naturali e biodegradabili.

Dell’utilizzo medico tratta invece il sito Breve storia sull’uso della canapa . Qui si apprende che il più antico testo conosciuto nel quale si elencano i possibili usi terapeutici della canapa è un testo cinese di farmacologia che risale al 2737 a.C. In Europa invece il più antico reperto (un'urna contenente foglie e semi di canapa), ritrovato vicino a Berlino, risale al 500 a.C. circa. Anche i romani, in particolare il medico di Nerone, ci hanno lasciato diverse testimonianze scritte sugli usi medici della cannabis. I primi riferimenti contenuti in un testo scientifico europeo dove si elencano sia le proprietà farmacologiche che gli impieghi terapeutici della canapa, risalgono comunque solo al I secolo d.C.

Uno dei primi medici occidentali a mostrare profondo interesse per la canapa è stato W.B. O'Shaughnessey, che ne ha osservato l'utilizzo mentre lavorava in India al Medical College di Calcutta. Nel 1839 pubblicò un rapporto concludendo che la cannabis era un efficace analgesico e un anticonvulsivante e nel 1842, quando ritornò in Inghilterra, portò con sé la tintura canapa che ben presto si diffuse tra i medici tanto che la Regina Vittoria la usava per alleviare i dolori mestruali.

Industrie farmaceutiche che oggi sono diventate colossi del settore, tipo Squibb e Parke-Davis, commercializzarono nel XIX secolo negli Stati Uniti una riuscita tintura di cannabis a scopo narcotico, analgesico, sedativo. Insomma, alla fine del XIX secolo, la canapa era ormai entrata, soprattutto a scopo terapeutico, negli usi quotidiani di quattro generazioni di americani.

E’ con l'inizio del nuovo secolo che l'applicazione a scopo medicinale della pianta regredisce progressivamente. La principale ragione è che i derivati dell'oppio (come la morfina) erano più facili da gestire a livello industriale.

Il bando di uso e possesso di marjiuana in 17 stati entrò in vigore nel 1929 con l'approvazione da parte del Congresso Usa della legge federale del 1937, nota come Marjiuana Tax Stamp Act , che proibiva l'uso della canapa su tutto il territorio nazionale americano. Da un giorno all'altro la canapa, che era una pianta che tutti potevano coltivare per produrre corde, tessuti e medicinali, diventò una sostanza pericolosa tanto che chiunque ne venisse in contatto poteva essere incarcerato. Il prezzo, che fino a quel momento era stato paragonabile a quello di un qualsiasi ortaggio, lievitò a tal punto da superare quello dell'oro.

Nel 1961 la canapa viene ufficialmente classificata dall'ONU come stupefacente e l'organizzazione impone alle 65 nazioni che ne fanno parte l'abolizione di ogni utilizzo entro il 1986. Ma oggi il dibattito, anche negli Usa, è riaperto.




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