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Letti per voi/I monopoli della
banda larga
Marcello De Cecco
Questo articolo è
apparso sul supplemento Affari e finanza de
la Repubblica del 3 luglio
Molte città italiane si stanno attrezzando per l’Internet in
"banda larga", con la posa dei cavi adatti e il collegamento
alla utenza finale. In altri e più avanzati paesi il passaggio a questa
fase è molto più avanti che da noi. Per questo, specie negli Stati
Uniti, è iniziato un animato dibattito sulle modalità e sulle
conseguenze del passaggio alla banda larga.
Una delle caratteristiche più eclatanti della prima fase di Internet è
il suo aver avuto luogo in un ambiente concorrenziale puro, che in gergo
va sotto il nome di "libertà di accesso". Per motivi che
sarebbe lungo riassumere, infatti, la prima Internet consiste in
sostanza nella trasmissione di "pacchetti" da un punto
all’altro della rete, cioè da un utente finale all’altro. Tali
pacchetti contengono informazioni di cui il trasportatore nulla sa o
vuol sapere. Si limita a trasportarli, seguendo l’indirizzo di
destinazione e quello di origine collocati, per così dire,
all’esterno del pacchetto. A questo si è arrivati per collegare tra
loro sistemi informativi tra loro eterogenei. Ma il risultato è per gli
economisti dell’innovazione, e per quelli della informazione,
fondamentale. Ed è in modo essenziale fondato sul fatto che, ormai
vent’anni fa, la At&t ha perduto il monopolio della telefonia
negli Usa. Da quel momento, i tribunali degli Usa sono stati
attentissimi a permettere che sulla rete telefonica del paese potesse
passare qualsiasi tipo di informazione. L’Internet in banda stretta è
quindi soggetto ad una regola opposta a quella che reggeva il monopolio
telefonico. Si può operare su Internet solo se si opera a "codice
aperto". Il che significa ritrasmettere le informazioni che si
ricevono senza assoggettarle ad alcun controllo.
La rottura del monopolio telefonico ha dato la stura a quel diluvio di
innovazioni e produzione di software per utilizzare la rete in sempre
nuovi modi che si può ben chiamare una "rivoluzione". La
regola rigorosa imposta in questo campo, di impedire qualsiasi controllo
dei modi di trasmissione, dei contenuti dei messaggi, delle
destinazioni, è certamente il motivo principale per il quale
l’innovazione in questo settore ha fatto registrare velocità e
ampiezza straordinarie.
Il passaggio alla banda larga presenta rischi, da questo punto di vista,
enormi, che possono riportare l’innovazione nel settore a quel che era
fino a quando è durato il monopolio telefonico. I telefoni americani,
al tempo del monopolio, funzionavano benissimo. Gli apparecchi non si
guastavano mai. I prezzi all’utente erano elevati rispetto ad ora, ma
non esorbitanti. Quel che il monopolio non riusciva ad assicurare era
l’innovazione potesse procedere senza freni e fuori da canali
prestabiliti. Non si poteva andare verso nuovi prodotti e processi in
contrasto con la telefonia tradizionale.
Perché si rischia di tornare a quel sistema? Perché con la banda larga
è di nuovo possibile ai gestori della "piattaforma" assumere
comportamenti tali da condizionare e controllare le innovazioni. Nel
sistema a banda stretta, che tuttora vige, non è consentito a nessun
browser forzare un nuovo browser con lui concorrente fuori della
piattaforma. La rete è stata disegnata per essere neutrale, aperta alle
innovazioni, e la Federal Communication Commission l’ha mantenuta
tale. Arriva ora la possibilità tecnologica di spostare Internet su
banda larga, e la convenienza a farlo è enorme, vista la quantità e
velocità di informazione che questa tecnologia permette. Essa può
essere messa in opera sia per cavo, che per radio. L’essenziale a
questo punto è decidere se si vuol dare o no ai proprietari della nuova
rete il potere di regolare essi stessi l’innovazione.
Il successo del primo Internet, quello a banda stretta, è dipeso
essenzialmente dalla decisione di disegnare una rete stupida e di
concentrare l’intelligenza nei terminali della rete stessa, dando
libertà agli scrittori di software di dirigersi verso le mete che
preferivano. Il potere di discriminare, di scegliere, è stato affidato
agli utilizzatori finali e tolto alla rete, alla
"piattaforma". La piattaforma non può in alcun modo decidere
quali applicazioni o contenuti lasciar passare. Ma questa "stupidità"
della rete non è assicurata per legge, e può essere violata in
qualsiasi momento. La legge interviene ad assicurare
l’interconnessione, a impedire il monopolio telefonico. In particolare
a impedire che il gestore della rete telefonica possa preferire una
forma di contenuti a un’altra, o preferire una forma di servizio a
un’altra.
Nel caso della banda larga, i nuovi proprietari della rete mostrano di
non voler ripercorrere la storia della rottura del monopolio telefonico.
Quindi, almeno negli Usa ma è lì che prende forma anche il nostro
futuro le società che si apprestano a costruire e gestire la banda
larga insistono per essere lasciate libere dalla regolamentazione
statale. Vogliono, cioè, avere loro la libertà di regolare l’accesso
alla nuova rete. Libertà dunque per loro, restrizione, e spese, per gli
altri, gli utilizzatori finali. In tal modo l’innovazione sarà
saldamente in mano ai gestori della rete, come era per la At&t dei
vecchi tempi. È stato notato che se questo fosse stato permesso negli
anni ‘80 Internet non ci sarebbe mai stata. Altri sistemi di
trasmissione di informazioni erano stati inventati, ma nessuno aveva
fatto centro, cambiando il modo di vivere della borghesia mondiale tanto
profondamente e in così poco tempo.
Ma è bene ricordare che la prima Internet è frutto di ricerca e
applicazione non commerciale, pagata quasi per intero dai ministeri
della Difesa americano e inglese. La nuova rete, quella in banda larga,
è invece commerciale dall’inizio. Naturale, quindi, che chi la crea
cerchi di controllarla e di renderla massimamente redditizia,
indirizzando gli utenti verso applicazioni specifiche. In tal modo,
tuttavia, se è vero che la innovazione nella Information Technology è
dipesa in maniera essenziale dalla libertà di accesso alla prima
Internet, restringerla nella seconda Internet vuol dire ridurne sia la
quantità che la velocità e condizionarne la qualità. Mettere quindi
le braghe al futuro e alla immaginazione. Vecchia abitudine, non solo
dei commercianti, che si ripropone. D’altronde, non lo sappiamo da
sempre che ci vuole un governo per tenere i mercati aperti e impedire
che qualcuno li controlli a proprio vantaggio? Lo ha fatto in America
per i telefoni, si spera lo faccia di nuovo per la banda larga. Vedremo
se la storia riuscirà a essere una volta tanto maestra di vita
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