Chi non dorme...
Valentina Furlanetto
1348 pizze addentate nel 1999, tavoli da ping pong per giocare fra
una riunione e l'altra, un massaggiatore per prendersi cura delle
schiene anchilosate dei dipendenti, letti a castello in legno chiaro
per schiacciare ogni tanto un pisolino e, per cambiare un po' la
dieta, in mezzo agli iMac sono allestite due e-kitchen, dove un
giovane cuoco viene periodicamente a cucinare per tutti.
Non è Gardaland, ma una giovane azienda del trevigiano che ha fatto della flessibilità e
di Internet i suoi due cavalli di battaglia. E dell'insonnia il suo motto. E-Tree,
società che si occupa di creare siti Internet per conto di banche e aziende come Bnl,
Benetton, Infostrada, Andersen Consulting, BNL, Generali, Tiscali e molti altri, è stata
ribattezzata "The no-sleeping company", la compagnia che non dorme, proprio
perché gli orari qui sono un optional. Nel bene e nel male.
"Capita a me - dice Riccardo Donadon, 33 anni, amministratore delegato e fondatore di
E-Tree - ma capita anche ai ragazzi, programmatori e grafici, di fermarsi fino a notte
fonda a lavorare, giocare a ping pong o navigare su Internet. D'altronde loro impazziscono
per la tecnologia e qui hanno tutto quello che vogliono. E poi , è chiaro, la filosofia
della flessibilità fa comodo a loro e a noi".
Riccardo Donadon è proprio come te lo aspetti - una versione trevigiana di Bill Gates:
maturità classica, la facoltà di Psicologia abbandonata presto, "smanettone"
dai primi anni 90, alto, sportivo, tutto Coca Cola, Rete e ottimismo. Ci crede
sinceramente quando dice, alludendo alla sua squadra, che "E-Tree è anche un po'
loro". E dice il vero, perché presto la società sarà quotata in Borsa a braccetto
della Etnoteam di Roberto Galimberti, che ne ha recentemente acquisito il 65%, e allora
"con le stock options - dice Donadon - i risultati li vedremo tutti: io ci
guadagnerò, è chiaro, ma ci guadagneranno anche i ragazzi".

Donadon ha avuto l'intuizione di credere in Internet quando nessuno ci avrebbe scommesso.
Neppure Luciano Benetton. E-Tree nasce infatti da un progetto bocciato dal mago dei
maglioni colorati: "Nel 1995 - racconta Donadon - avevo 28 anni e lavoravo in
Benetton a un progetto di magazzino virtuale: Mall.it. In quella fase di Internet si
parlava poco e male, solo per citare siti legati in qualche modo a fenomeni come la
pornografia o la pedofilia. Con Mall.it siamo stati fra i primi in Italia a fare
e-commerce. Ma era troppo presto".
In due anni Mall.it vende a scopo provocatorio, in puro stile Benetton, solo una
confezione di pesticida e un pacco di preservativi colorati. Ma la provocazione è troppa
anche per il gruppo di Ponzano Veneto: "Noi eravamo sulla Rete, ma oltre lo schermo
erano davvero in pochi. Inoltre Luciano Benetton temeva che il marchio potesse essere
associato a fenomeni come la pedofilia, ecc. e decise di fermare il progetto".
Allinizio un po di delusione, poi la classica rimboccata di maniche che da
queste parti non è inusuale, e a settembre 1998, nei loft ricavati dai magazzini
dellex Fonderia di Treviso,, nasce E-Tree. "Il nostro segreto - spiega Donadon
- sta nel fatto di occuparci di tutto: dal marketing alla grafica, fino alle applicazioni.
Il business è suddiviso in un 36% di sviluppo della parte grafica; un 50% di sviluppo di
system integration; un 12% di reseller e un 2% di networking".
"Oggi - dice Donadon - stiamo crescendo soprattutto sull'onda di una società di
Boston, l'Art Technology Group(ATG), che sviluppa un software che permette di creare
portali, verticali o orizzontali, specializzati sul one-to-one, personalizzando al massimo
il rapporto con l'utente". E per aver venduto nei primi quattro mesi dell'anno un
milione di dollari di licenze ATG. Lo scorso 4 aprile E-Tree è stata premiata a Londra
come miglior system integrator del bacino sud-europeo.
Dall'epoca della sua fondazione l'albero elettronico ha superato anche le aspettative di
chi ci aveva creduto fin dall'inizio. Giocando d'anticipo, in assenza o quasi di
concorrenti, E-Tree è cresciuta a un ritmo spaventoso: dai 350 milioni di fatturato del
dicembre 1998 al fatturato di 18 miliardi e l'utile lordo di 4 miliardi e 800 milioni con
i quali la società prevede di chiudere questanno. E il personale è passato dagli
otto fondatori ai 79 dipendenti attuali, età media 25 anni. "Assumiamo - dice
Donadon - 2/3 persone alla settimana e se in questo momento trovassimo cento persone, tra
programmatori e grafici, le assumeremmo tutte".
Un bel problema quello del personale: "Abbiamo assunto gente da tutta Italia,
affittando per loro sei appartamenti a Treviso. Ora sembra non ci siano più italiani da
poter assumere e stiamo guardando con interesse all'est europeo perché sembra che là ci
siano bravi programmatori disoccupati. Per i ragazzi stiamo anche progettando di costruire
un e-residence, una specie di Melrose Place allitaliana, chiaramente tutto cablato,
con piscina e campo da tennis".
Ma non si tratterà di un processo di fideizzazione sullo stile giapponese? Donadon si
inalbera: "Il cuoco, il massaggiatore, linsegnante dinglese sono tutte
cazzate che a E-Tree non costano niente e rendono tutti contenti".
Ok. Ma siamo sicuri che i tavoli da ping pong sparsi qua e la, il mega vaso di Nutella sui
tavoli e i 127 punti Rete sparsi un po ovunque non siano solo immagine?
"I capannoni sono, a tutti gli effetti, l'esasperazione della clabatura. Dovunque ti
puoi collegare, se vai in bagno in fianco alla tavoletta c'è un impianto di Rete e questa
- sorride -... è l'unica cosa finta. Abbiamo chiaramente copiato la filosofia dalle
start-up company americane. L'unica cosa veramente trevigiana è la cucina, che diventerà
sempre più una proseccheria".
Insisto, vizio di cronista malevolo. Non sarà un po tutto troppo bello per essere
vero?
"Senti, lavorare bisogna, sennò la vita non ha senso, meglio farlo così che in
altri modi.
Il ragionamento non fa una piega. Non insisto più.
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