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Cronisti impigliati nella Rete


Valentina Furlanetto

 

Cercare un'informazione, trovare un'idea, contattare una fonte non è mai stato così facile. Internet ha aperto nuove possibilità al mestiere di giornalista, non solo e non tanto a quei giornalisti che lavorano per e nei media online, ma a quelli che si occupano dei settori più svariati, dalla cultura all'economia, per i mass media tradizionali: carta stampata, Tv e radio.

In America tre "reporter" su quattro consultano Internet almeno una volta al giorno, quando nel 1998 la percentuale era meno di uno su due (48%) e nel 1994 meno di due su dieci (17%). Lo dice il sesto studio annuale "Media in Cyberspace 1999" della Middleberg & Associates, agenzia Usa di pubbliche relazioni e studi di marketing, che lo ha realizzato in collaborazione con il professor Steven S. Ross della Columbia University Graduate School of Journalism

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Si tratta della più approfondita indagine annuale sull'uso che i giornalisti della carta stampata fanno di Internet. In particolare quest'anno hanno risposto 400 giornalisti americani dei 4 mila contattati, 1.509 provenienti da quotidiani e 2.500 da settimanali. In Italia non esiste uno studio così dettagliato sull'uso di Internet da parte dei cronisti, anche se di recente si sono moltiplicati i dibattiti e le tavole rotonde sul tema. Ma i nostri giornalisti utilizzano la Rete o piuttosto ne restano impigliati?

"Che tre giornalisti su quattro - dice Paolo Lepri, vice-caposervizio agli Esteri dell'agenzia di stampa ANSA - consultino Internet almeno una volta al giorno è un dato che non mi stupisce affatto. Anzi, pensavo fossero di più. Per la mia esperienza i corrispondenti e gli inviati all'estero utilizzano il Web con assiduità. E questo almeno per tre motivi: per consultare i giornali stranieri online, per avere accesso alle istituzioni, agli enti e agli uffici stampa internazionali e infine per controllare, confrontandosi con gli altri media concorrenti, il proprio lavoro".

"Trovo che Internet sia un'arma fondamentale - dice Filippo Nanni, cronista del Giornale Radio Rai  - per qualsiasi giornalista. Grazie a Internet si possono trovare infiniti spunti per servizi e non si è più legati esclusivamente alle notizie d'agenzia. Certo guardando ai colleghi devo ammettere che non tutti la pensano come me: un po' per formazione, un po' perchè in molte redazioni, anche alla Rai, non c'è un numero di collegamenti sufficiente, Internet non viene usato poi così assiduamente. Ma già ora la situazione sta cambiando, tutte le redazioni si stanno aggiornando in fretta".

Nel rapporto "Media in Cyberspace" del 1994 il 37% degli interpellati dichiarava di non aver mai utilizzato Internet, ma la percentuale è crollata al 5% nel 1998 e addirittura al 1% nel 1999. Molti però sono ancora i giornalisti italiani che non si servono della Rete e a volte, quando ci si occupa di cronaca locale, il motivo è ragionevole: "Per le pagine romane del Corriere della Sera - dice Vittorio Roidi, passato da poco al Corriere  dal Messaggero - Internet può non servire affatto, mentre per altri settori, dagli esteri al costume, è senz'altro uno strumento utile. Certo è importante distinguere: laddove Internet serve al giornalista per arrivare alle fonti, per esempio ai documenti contenuti nei siti istituzionali dei Ministeri, è un enorme passo avanti per il giornalismo, soprattutto in una cultura italiana viziata dai segreti".


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"Altro discorso - continua Roidi - è pescare notizie nella marea infinita di siti Internet non ufficiali senza controllare. E da questo punto di vista l'esistenza di Internet anziché facilitare le cose crea un ulteriore problema".

Un punto sul quale sembrano concordi anche i giornalisti Usa, almeno da quanto traspare dalla ricerca Middleberg & Associates. La maggior parte dei reporter infatti utilizza Internet solo per fare ricerche che poi controlla nei modi tradizionali: il 60% degli intervistati dichiara che pubblicherebbe una notizia trovata su Internet solo se fosse confermata da un'altra fonte indipendente, il 19% lo farebbe solo se la notizia provenisse da un sito di informazione credibile e ufficiale, il 12% non lo farebbe neppure in questo caso e solo il 3% dichiara di averlo già fatto senza controllare la fonte.

"Ovviamente - sostiene Nanni - dipende dal sito: se si tratta del New York Times (www.nytimes.com) chiaramente la notizia può essere considerata credibile, se si tratta di un sito sconosciuto può servire da segnalazione che però deve essere controllata".

Il 90% degli interpellati dal sondaggio Middleberg & Associates ha dichiarato di utilizzare Internet per arricchire i propri articoli con informazioni ulteriori (74% del 1998), mentre il 50% si serve della Rete per trovare idee (30% nel 1998). Ed è questo l'uso che anche i nostri cronisti fanno maggiormente del Web.

Ma c'è almeno un aspetto della professione giornalistica che con l'avvento di Internet potrebbe migliorare notevolmente. Secondo la ricerca Usa l'e-mail è uno strumento utilizzato dall'83% dei giornalisti. E grazie alla posta elettronica la distanza con i lettori si è decisamente accorciata: più della metà dei giornalisti interpellati ha contatti via e-mail con i propri lettori almeno occasionalmente, uno su sette addirittura giornalmente e almeno un terzo scrive ai propri lettori una volta alla settimana.

"Sono convinto - dice Roidi - che l'e-mail cambierà totalmente il nostro modo di lavorare. Fino ad oggi i giornalisti erano considerati una casta di sacerdoti: isolati nel loro eremo, senza contatti con i lettori. Da quando esiste la possibilità che un lettore segnali in modo rapido e facile gli strafalcioni e gli errori della stampa anche la stampa stessa è costretta a raddrizzarsi. E' senz'altro uno sprone a migliorare".

"E' un aspetto decisamente positivo - dice Nanni - perché il rapporto giornalista-lettore non deve essere univoco. I giornalisti devono essere contattabili. E posso anticipare al proposito che nel sito Radio Rai è allo studio la possibilità che siano resi noti gli indirizzi di posta elettronica dei giornalisti. Io personalmente sono d'accordo. Si vedrà poi se le nostre caselle di posta saranno intasate da messaggi di ogni tipo, ma il principio è e resta sacrosanto".


I link:

www.jrn.columbia.edu
www.middleberg.com

 

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